Attacco Epilettico Cane Cosa Fare
Crisi epilettiche, cosa fare – Durante una crisi epilettica canina è indispensabile mantenere la calma, cercando di monitorare la tempistica dell’evento, annotando comportamenti e tipologia di spasmi, così da riportare tutto al veterinario, se possibile filmando l’evento,

  • Durante la crisi è importante allontanare gli altri animali di casa, per evitare che venga aggredito, a causa dello spavento che potrebbero causare gli spasmi muscolari.
  • È consigliato sistemare la testa del cane sopra un cuscino morbido, controllandolo a distanza senza cercare di abbracciarlo, accarezzarlo o inserendo dita e mani nella sua bocca.

Il cane non avrà coscienza di sé stesso, per questo è indispensabile permettergli di scaricare la crisi rispettandone le tempistiche: a fine attacco potrebbe apparire confuso, barcollante, disorientato e con cecità transitoria. Potrebbe apparire maggiormente assetato e affamato (polidipsia e polifagia), oppure cadere vittima di una nuova crisi: è indispensabile relazionarsi subito con il veterinario, in particolare se gli attacchi avvengono in successione senza recupero della coscienza: una situazione altamente pericolosa per la sua vita.

Quanto dura una crisi epilettica in un cane?

Cosa fare in caso di una crisi epilettica nel cane – Durante una crisi epilettica, è fondamentale che tu riesca a mantenere la calma per dare al tuo amico a quattro zampe tutto l’aiuto necessario. Ecco allora un vademecum di ciò che bisogna fare –ma anche di ciò che non va fatto!– se il tuo cane è in preda a una crisi epilettica.

  • Cerca di stare al suo fianco, rassicurandolo
  • Evita che possa farsi male, ad esempio cadendo da un letto o dal divano, aiutandolo a distendersi sul pavimento
  • Annotati la data e l’orario di inizio e di fine della crisi. Se possibile, fai un video per mostrarlo al tuo veterinario in modo che capisca con più esattezza come curarlo
  • Non toccare il tuo cane ma monitoralo finché le crisi non sono terminate
  • Non c’è pericolo che si inghiottisca la lingua quindi non cercare di mettere le tue mani nella sua bocca, anche perché potrebbe ferirti dal momento che non ha controllo della mascella
  • Non spaventarti se vedi del sangue che esce dalla bocca: può capitare che durante una crisi possa mordersi la lingua
  • Allontana gli altri animali e i bambini dalla stanza
  • Lascia che la crisi termini spontaneamente.

Una volta che la scarica di scosse è terminata, il tuo cane potrebbe apparire un po’ confuso o disorientato oppure mostrare molta fame e sete. Anche questo è normale. Tieni costantemente sotto controllo il tuo cane mantenendolo in un ambiente tranquillo e senza eccessivi stimoli.

Come capire se un cane ha una crisi epilettica?

Epilessia idiopatica nel cane: tutto quello che dovete sapere – L’ epilessia idiopatica nel cane è una patologia del sistema nervoso centrale molto frequente. Si presenta con crisi epilettiche improvvise e senza una reale causa scatenante. L’epilessia idiopatica nel cane insorge nei primi anni di vita, si manifesta entro i 6 anni di età, anche se sono riportati casi di pazienti più anziani.

Il sintomo principale è la comparsa di crisi epilettiche che causano contrazioni della muscolatura dell’animale, incoscienza, ipersalivazione e perdita di urine e feci. L’animale si riprende nel giro di qualche minuto, per poi tornare alla vita quotidiana dopo circa 20-30 minuti. Una singola crisi di pochi minuti (1-2) non è mai pericolosa per la vita dell’animale.

Se le crisi invece sono continue, dette “A grappolo”, si rende necessario l’intervento del veterinario per sedare l’animale e interrompere gli stimoli del sistema nervoso. La prima cosa da fare quando compare una crisi epilettica è quello di rivolgersi ad un centro specializzato in neurologia, questo ci permette di iniziare il giusto protocollo diagnostico per arrivare alla diagnosi di epilessia idiopatica,

  1. Corretta visita neurologica per valutare alterazioni del sistema nervoso centrale;
  2. Esami completi del sangue per escludere problematiche metaboliche;
  3. R isonanza magnetica dell’encefalo ed eventuale prelievo del LCR (liquido cefalo-rachidiano);
  4. Se tutti gli approfondimenti eseguiti, l’anamnesi e la visita clinica sono nella norma, si parla di epilessia idiopatica nel cane,

Cosa scatena attacco epilettico cane?

Cosa scatena la crisi epilettica nel cane? – La crisi epilettica e le convulsioni nel cane possono essere generate da un basso livelli di zucchero nel sangue, insufficienza renale o epatica, un fegato ingrossato, una malattia infettiva nel sangue, da malattie virali o fungine oppure da malattie sistemiche.

Quando le crisi epilettiche sono pericolose?

Epilessia: disturbi, cause e cura Dettagli Pubblicato: 30 Gennaio 2019 L’epilessia è un disordine cronico del cervello che colpisce persone in tutto il mondo. È caratterizzata dal ripetersi di fenomeni chiamati crisi epilettiche, di solito di breve durata (secondi o pochi minuti), che possono manifestarsi con alterazione dello stato di coscienza e/o con movimenti involontari che riguardano una sola parte del corpo (crisi parziale motoria).

Possono verificarsi anche: crisi parziali più o meno complesse (crisi parziale sensitiva semplice o parziale complessa) o crisi generalizzate che riguardano l’intero corpo causando la perdita della coscienza e, a volte, la perdita del controllo degli sfinteri. Le crisi parziali sono spesso preannunciate da disturbi definiti aura caratterizzati da senso di nausea, difficoltà digestive, alterazione dello stato di coscienza, e scotomi (disturbi visivi).

Quando l’epilessia non si associa a danni (lesioni) del cervello si parla di Epilessia Primaria, mentre quando è associata a lesioni cerebrali (, malformazioni, eventi infiammatori avvenuti nel passato, anomalie dello sviluppo, etc.) si parla di Epilessia Secondaria o Sintomatica,

  • Avere una singola crisi non significa soffrire di epilessia (fino al 10% delle persone in tutto il mondo è colpito da almeno un episodio durante la vita) poiché il rischio che possa ripetersi, in assenza di lesioni cerebrali, varia dal 16% al 70%.
  • Si può parlare di epilessia se si verificano due o più non provocate.

Non si tratta di epilessia, invece, se c’è una causa sottostante, di cui la crisi epilettica è solo un disturbo (sintomo). Gli episodi critici sono il risultato dell’attività (scariche) intensa e sincronizzata di un gruppo di neuroni. In particolare, ad essere danneggiati sono i meccanismi che regolano il passaggio di ioni (quali sodio, potassio, cloro) attraverso la membrana cellulare e regolano la trasmissione nervosa attraverso connessioni (sinapsi) eccitatorie o inibitorie.

I neuroni “epilettici” possono localizzarsi in diverse parti del cervello e le terapie che si utilizzano per curare l’epilessia vanno ad interferire proprio con la loro eccitabilità. Le crisi epilettiche possono variare in base alla frequenza (da meno di una all’anno a diverse al giorno, tutti i giorni), alle caratteristiche cliniche (crisi parziali, semplici o complesse, crisi generalizzate) e alla loro intensità e durata.

Le prime testimonianze sull’epilessia sono state ritrovate in documenti risalenti al 4000 avanti Cristo (a.C.). La parola epilessia deriva dal greco epilambanein che significa essere colti di sorpresa e sta a rappresentare l’imprevedibilità della crisi epilettica con la sua comparsa improvvisa.

La paura, l’incomprensione, la discriminazione e lo stigma sociale hanno circondato l’epilessia per secoli. Questa stigmatizzazione, frutto dell’ignoranza, continua ad essere presente, ancora oggi, anche nel nostro Paese, e può avere un impatto negativo sulla qualità della vita delle persone malate e sulle loro famiglie.

Attualmente, circa 50 milioni di persone convivono con l’epilessia in tutto il mondo. La diffusione (prevalenza) dell’epilessia attiva (ossia la presenza di convulsioni permanenti o necessità di cure) è compresa tra i 4 e i 10 casi ogni 1000 persone. Tuttavia, alcuni studi in Paesi a basso e medio reddito suggeriscono che questi numeri sottostimino molto il problema, che interesserebbe tra le 7 e le 14 persone su 1000.

A livello globale, si stimano circa 2,4 milioni di nuove diagnosi di epilessia ogni anno. Nei Paesi ad alto reddito, i nuovi casi annuali sono tra 30 e 50 ogni 100000 persone. Nei Paesi a basso e medio reddito, questa cifra può essere fino a due volte superiore. Ciò, probabilmente, è dovuto a condizioni costantemente presenti in tali aree (endemiche) come, ad esempio, o neurocisticercosi (caratterizzata da convulsioni e dovuta ad un parassita), alta incidenza d’ (con traumi cranici), danni connessi alla nascita (sofferenza neonatale), scarsa disponibilità di infrastrutture mediche e di programmi sanitari di prevenzione e cura accessibili.

Circa l’80% delle persone colpite da epilessia vivono in Paesi a basso e medio reddito. Oggi, oltre il 70% delle epilessie primarie è curabile. Per quelle secondarie, tutto dipende dalla causa scatenante. Le crisi possono colpire qualsiasi attività cerebrale.

  • stato di confusione temporanea
  • sguardo perso a fissare un punto
  • contrazione prolungata dei muscoli della schiena e del tronco con opistotono (uno stato di grave iperestensione e spasticità in cui la testa di un individuo, il suo collo e la colonna vertebrale entrano in una posizione completamente “incurvata” o “a ponte”), contrattura dei muscoli respiratori, degli arti (con flessione delle braccia ed estensione delle gambe) e del capo (con mandibola serrata che spesso provoca lesioni della lingua)
  • scatti involontari (mioclonie) delle braccia e delle gambe
  • perdita di coscienza
  • sintomi psichici (ad esempio, senso di “già vissuto”, aggressività transitoria)
  • Nella maggior parte dei casi, la persona tende ad avere lo stesso tipo di crisi con disturbi (sintomi) simili.
  • Ciascun episodio epilettico può essere classificato come focale o generalizzato,
  • Le crisi epilettiche focali (parziali)
  • Consistono in crisi convulsive che si sviluppano dall’attività anomala di una ristretta area del cervello. Si dividono in due categorie:
  • senza perdita di coscienza (crisi parziali semplici), possono modificare le emozioni o il modo in cui si percepiscono le cose, alterando olfatto, tatto, gusto o suono. Rientrano in questa categoria gli scatti involontari di braccia o gambe (crisi parziali motorie) dovuti a un focolaio epilettico localizzato nella zona rolandica (situata intorno alla scissura di Rolando, il solco che divide il lobo frontale del cervello da quello parietale); disturbi (sintomi) sensoriali spontanei come, ad esempio, formicolii dovuti a un focolaio epilettico localizzato nell’area sensoriale primaria nell’emisfero cerebrale opposto; le e la visione di luci lampeggianti dovute a un focolaio nella regione calcarina (situata intorno alla scissura calcarina, un solco della faccia mediale di ciascun emisfero cerebrale). È la zona del cervello connessa con la funzione visiva
  • focali o parziali complesse (secondarie ad un focolaio epilettico localizzato in un’area cerebrale di associazione ) che comportano alterazione o perdita di coscienza. L’individuo può rimanere fermo a fissare il vuoto e non essere in grado di rispondere adeguatamente agli stimoli ambientali (come se staccasse la spina ), oppure eseguire movimenti ripetitivi come, ad esempio, sfregamenti delle mani, masticazione compulsiva, deglutizione involontaria, oppure rimanere a camminare in cerchio. I disturbi (sintomi) delle crisi epilettiche focali possono essere confusi con altre malattie neurologiche come l’, la narcolessia o disturbi mentali. Per distinguere l’epilessia da altre malattie sono necessari esami neurologici e test approfonditi
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Le crisi epilettiche generalizzate Si tratta di crisi che coinvolgono tutte le aree del cervello. Sono dovute alla scarica di neuroni di strutture diencefaliche (il cervello è composto da due grandi aree, il diencefalo e il telencefalo) che coinvolgono istantaneamente la corteccia cerebrale di entrambi gli emisferi. Ne esistono di diversi tipi:

  • assenza o “piccolo male “, crisi che si verificano spesso nei bambini e causano una breve perdita di coscienza (inferiore a 30 secondi). Chi è colpito rimane a fissare lo sguardo nel vuoto oppure esegue movimenti ripetitivi di piccole parti del corpo come degli schiocchi delle labbra o ammiccamenti ripetuti delle palpebre. Tali disturbi possono verificarsi anche decine di volte al giorno
  • crisi toniche, causano un irrigidimento dei muscoli. Di solito colpiscono muscoli della schiena, delle braccia e delle gambe che rimangono bloccate in posizioni innaturali e possono provocare cadute
  • convulsioni atoniche, determinano una perdita improvvisa e generalizzata del tono muscolare e possono causare cadute improvvise e rovinose
  • crisi cloniche, associate a contrazioni muscolari ripetute o ritmiche del collo, del viso e delle braccia
  • crisi miocloniche, improvvisi, brevi scatti o contrazioni delle braccia e delle gambe
  • crisi tonico-cloniche o crisi di “grande male “, in una prima fase causano perdita della coscienza con caduta a terra, emissione di un urlo, fase d’irrigidimento generalizzato che, progressivamente, si trasforma in una serie di contrazioni-rilasciamenti (convulsioni tonico-cloniche) dei muscoli. Poi, subentra una fase post-critica caratterizzata dal lento ritorno al precedente stato di coscienza che può avvenire anche dopo ore di un sonno tanto profondo da raggiungere lo stato di (sonno o coma post-critico). La crisi può causare perdita di controllo della vescica, emissione di bava e/o morsicature della lingua

L’epilessia non ha alcuna causa identificabile in circa la metà delle persone che ne soffrono. Nell’altra metà, può essere ricondotta a diversi fattori:

  • influenza genetica, alcuni tipi di epilessia si ripetono con le medesime caratteristiche in diversi membri della stessa famiglia. In questi casi, è probabile che ci sia un’influenza genetica. Solo alcuni tipi di epilessia sono stati associati a specifici geni, anche se si stima che possano essere circa 500 i geni correlati alla malattia. Nella maggior parte dei casi, però, i geni costituiscono solo una parte delle cause dell’epilessia. Alcuni geni possono rendere una persona più sensibile alle condizioni ambientali che poi scatenano gli attacchi epilettici
  • traumi alla testa, un trauma può causare l’epilessia anche a distanza di tempo (mesi o anni)
  • malattie del cervello, diverse condizioni che causano danni al cervello come, ad esempio,, e malformazioni possono causare l’epilessia. L’ictus, in particolar modo di tipo emorragico, è una delle principali cause di epilessia negli adulti di età superiore ai 35 anni
  • malattie infettive che interessano il cervello come, ad esempio,, ed
  • danni perinatali, al momento e prima della nascita, i bambini sono sensibili a danni cerebrali che possono essere causati da diversi fattori come, ad esempio, un’, carenze nutrizionali nella madre, scarso apporto di ossigeno. Questi tipi di danno cerebrale possono anche causare paralisi cerebrale
  • disturbi dello sviluppo come e neurofibromatosi
  • disturbi metabolici quali diminuita quantità o mancanza di ossigeno nei tessuti (ipossia/anossia) per riduzione del battito cardiaco () o -circolatorio, diminuzione prolungata della quantità di glucosio nel sangue (), aumento della quantità di ammoniaca nel sangue (iperammoniemia), disturbi elettrolitici
  • ipertermia, la elevata aumenta l’eccitabilità dei neuroni e può, quindi, scatenare o favorire l’insorgenza delle crisi. Le cosiddette febbrili colpiscono sino al 10% dei bambini sotto i 6 anni e, in assenza di anomalie dell’attività elettrica del cervello rilevate con l’esame di (EEG), e di alterazioni neurologiche e delle neuro-immagini, scompaiono spontaneamente con la crescita e non hanno necessità di alcuna cura antiepilettica preventiva

Alcuni fattori possono aumentare il rischio di epilessia:

  • età, la comparsa dell’epilessia è più comune durante la prima infanzia e dopo i 60 anni ma può avvenire a qualsiasi età. Ovviamente, alcune fasce di età sono maggiormente legate a specifici agenti che potrebbero esserne causa: ad esempio, in età neonatale-infantile potrebbero avere un ruolo i disturbi metabolici e la sofferenza da parto; nell’adolescenza-prima giovinezza potrebbero intervenire i traumi dovuti ad o sostanze di abuso; in età adulta-vecchiaia, fattori favorenti potrebbero essere i tumori del cervello e gli ictus
  • storia familiare, avere dei familiari già malati di epilessia (storia familiare) comporta un rischio aumentato di esserne colpiti
  • gravi danni (lesioni) cerebrali post-traumatici, i danni alla testa sono responsabili di alcuni casi di epilessia. È possibile ridurre il rischio che ciò accada indossando la cintura di sicurezza durante la guida e il casco in bicicletta, sugli sci, in moto o se si è impegnati in altre attività con elevato rischio di lesioni alla testa
  • e altre malattie vascolari, l’ictus determina dei danni al cervello che possono scatenare l’epilessia. Per ridurre il rischio di comparsa di malattie che possano favorirla, si può limitare l’assunzione di alcol, evitare di fumare, seguire una sana
  • , può aumentare il rischio di epilessia negli anziani
  • infezioni cerebrali come, ad esempio, e, soprattutto,
  • effetti neurostimolanti di alcol e di sostanze di abuso (quali cocaina, eroina, amfetamine) sia per eccesso di consumo che per improvvisa cessazione dell’assunzione in persone che hanno sviluppato una fisica (alcolisti, tossicodipendenti)
  • luce intermittente, andando in auto lungo un viale costeggiato da filiere di alberi in una giornata piena di sole; in discoteca a causa di luci stroboscopiche; davanti al televisore o ad un videogioco con immagini molto vivide ed in rapida successione
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Il punto di partenza per accertare (diagnosticare) l’epilessia sarà un attento esame dei disturbi (sintomi), la raccolta della storia relativa allo stato di salute della persona colpita, il racconto di ciò che è avvenuto nei momenti immediatamente precedenti la comparsa della crisi, durante il suo sviluppo ed al suo termine.

  • analisi del sangue, servono per verificare la presenza di, disturbi metabolici, problemi tossicologici (da alcol o da sostanze di abuso), disordini genetici o altre condizioni che possano essere associate allo sviluppo di. Gli esami del sangue sono fondamentali anche per controllare nel tempo (monitorare) gli effetti della cura (terapia) ed escludere eventuali complicazioni ad essa legate
  • (EEG), rappresenta il principale test strumentale per accertare (diagnosticare) l’epilessia. L’esame consiste nel posizionamento di elettrodi sul cuoio capelluto per registrare l’attività elettrica del cervello. Individuare una crisi direttamente nel corso di questo esame non è frequente; tuttavia, chi soffre di epilessia, spesso ha delle anomalie specifiche delle onde cerebrali anche nei periodi in cui le crisi non sono presenti. Nel corso di questo esame si può chiedere alla persona che vi si sottopone di fare qualcosa che possa scatenare le crisi come, ad esempio, respirare velocemente o fissare sorgenti di luce lampeggianti. In casi particolari, l’esame di elettroencefalografia (EEG) può essere continuato per 24 ore (questo esame si chiama specificamente EEG dinamico Holter); in altri casi, può essere necessaria la registrazione per tempi prolungati, tramite una telecamera (video EEG), dell’EEG e della persona per esaminarla sia da sveglia, sia mentre dorme, al fine di correlare i tempi e i modi di una eventuale crisi con le onde cerebrali registrate
  • tomografia assiale computerizzata () e risonanza magnetica (), la TAC utilizza i raggi X e impiega poco tempo, mentre la risonanza magnetica utilizza campi magnetici e richiede tempi di esecuzione più lunghi ma offre immagini più dettagliate. Entrambi gli esami possono rilevare le lesioni o le anomalie del cervello in grado di causare le crisi. La risonanza magnetica funzionale (RMF) misura le variazioni del flusso sanguigno che si verificano quando parti specifiche del cervello lavorano. Può essere utilizzata prima di un intervento chirurgico per identificare le aree del cervello responsabili di funzioni importanti, come la parola e il movimento, ed evitare che i chirurghi possano lesionarle
  • tomografia a emissione di protoni () e la tomografia computerizzata a emissione singola di fotoni () sono esami specialistici che utilizzano una piccola quantità di materiale radioattivo iniettato in vena per visualizzare le aree attive del cervello e rilevare eventuali anomalie. Sono utilizzati di rado, se la risonanza magnetica e l’EEG non hanno individuato alcun luogo di origine della crisi
  • test neuropsicologici, la persona epilettica è sottoposta a una batteria di domande da parte di personale esperto per capire se la malattia stia determinando danni nelle capacità mentali e di elaborazione del pensiero (danni cognitivi)

La cura (terapia) medica dà buoni risultati nella maggior parte delle persone. Negli altri casi si può ricorrere a interventi alternativi. Terapia farmacologica La maggior parte delle persone colpite dall’epilessia beneficia di che dovrà prendere giornalmente per almeno 2 anni.

I farmaci agiscono sui meccanismi di regolazione dell’eccitabilità dei neuroni e delle sinapsi. In alcuni casi, si assiste alla completa scomparsa delle crisi; in altri, diminuisce la frequenza e l’intensità degli attacchi. La cura (terapia) deve essere gestita da medici esperti perché non si può avviare o interrompere senza motivazioni.

S’inizia con un singolo farmaco a un dosaggio basso per poi aumentarlo gradualmente fino a raggiungere un buon controllo delle crisi. Più della metà dei bambini con epilessia possono, crescendo, interrompere i farmaci e vivere una vita libera da crisi.

Anche molti adulti possono sospendere i farmaci dopo due o più anni senza crisi epilettiche (il rischio di ricaduta è del 30% circa). I farmaci anti-epilettici possono causare alcuni effetti indesiderati (effetti collaterali): fatica, sonnolenza,, aumento di peso, aumento di dimensioni (ipertrofia) delle gengive, perdita dei capelli, reazioni cutanee come le allergiche, disturbi del linguaggio e disturbi della memoria.

In alcuni casi, più rari, gli effetti indesiderati (effetti collaterali) possono essere gravi: ideazione e comportamenti suicidari, eruzione cutanea grave, insufficienza di alcuni organi come il fegato e danni al nervo ottico. Molti effetti collaterali possono essere ridotti con regolari controlli dei dosaggi del farmaco e con l’esecuzione e la valutazione di analisi del sangue.

  1. Epilessia e gravidanza Oltre il 90% delle donne con l’epilessia ha, parto e figli normali (leggi la ).
  2. In una minima percentuale (minore del 5%) si possono avere malformazioni del feto per l’azione del farmaco.
  3. Quest’aspetto e il rischio di comparsa di una crisi durante la gravidanza, con gravi ripercussioni su placenta e feto, devono essere monitorati dal medico neurologo.

Terapia chirurgica La chirurgia è utile quando le crisi originano in una piccola area ben definita del cervello che non interferisce con le funzioni vitali, come la parola, il movimento, la vista o l’udito. Se le crisi originano da una zona del cervello che controlla il movimento, la parola e altre funzioni, la persona rimane sveglia durante parte della chirurgia e nel corso della procedura sono poste domande per aiutare il chirurgo a non danneggiare aree (e funzioni) “nobili” del cervello.

  1. Se le crisi hanno origine da una parte del cervello che non può essere rimossa, è possibile un diverso tipo d’intervento in cui si fanno sottili e limitati tagli attorno alla sede dei neuroni epilettici per isolarli dal resto del cervello e prevenire la diffusione delle scariche elettriche ad altre sedi.
  2. Anche se molte persone continuano ad avere bisogno della terapia farmacologica dopo l’intervento chirurgico, il dosaggio o il numero dei farmaci è spesso ridotto.
  3. Stimolazione del nervo vago

Nel torace, in sede sottocutanea, s’impianta un dispositivo simile ad un cardiaco in grado di stimolare il nervo vago. Lo stimolatore è collegato al nervo vago nel collo. Anche se non è chiaro come questo processo inibisca le crisi, il dispositivo può ridurle del 20-40%.Si possono verificare effetti collaterali da stimolazione del nervo vago, come, voce roca, mancanza di respiro o tosse.

  • stimolazione cerebrale profonda, elettrodi impiantati chirurgicamente in specifiche parti del cervello inviano impulsi elettrici riducendo le crisi epilettiche
  • dispositivi impiantabili (pacemaker per l’epilessia), strumenti che analizzano l’attività cerebrale per cogliere i primissimi segni della crisi e modificare la reattività delle cellule nervose interessate dall’epilessia
  • nuove tecniche chirurgiche mini-invasive, come le ablazioni, Potrebbero ridurre le crisi con meno rischi rispetto alla chirurgia tradizionale
  • radiochirurgia stereotassica, utile per alcuni tipi di epilessia. Consiste nell’emissione di verso la specifica area del cervello che causa la crisi epilettica
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Tutti gli esseri viventi hanno una cosiddetta soglia epilettogena, ciò significa che in determinate condizioni di sofferenza (ad esempio,, marcata) il cervello reagisce producendo una crisi epilettica. La soglia epilettogena individuale è regolata da una predisposizione geneticamente determinata.

  • prendere i esattamente come prescritto dal medico senza introdurre cambiamenti “fai da te”
  • concordare sempre con il proprio medico il passaggio alla eventuale assunzione di rimedi a base di erbe, o di farmaci fuori prescrizione
  • non smettere mai di prendere il farmaco senza aver consultato il medico
  • segnalare immediatamente al medico la comparsa di effetti indesiderati (effetti collaterali), quali la depressione, i pensieri suicidari o i cambiamenti atipici dello stato d’animo
  • informare il medico se si soffre di, Si possono utilizzare dei farmaci antiepilettici in grado di prevenire l’emicrania e curare contemporaneamente l’epilessia
  • assicurarsi di dormire per il numero di ore necessario, La deprivazione di sonno favorisce le ricadute delle crisi epilettiche
  • evitare sostanze neurostimolanti quali, ad esempio, alcol o stupefacenti

Almeno la metà di tutte le persone che ricevono una diagnosi di epilessia vivrà libera da crisi già dopo l’assunzione del primo farmaco. Sono fondamentali i regolari appuntamenti di controllo (follow-up) con il proprio medico per valutare lo stato della malattia e verificare nel tempo (monitorare) gli effetti dei farmaci antiepilettici.

  • Una dieta rigida ad alto contenuto di e povera di è stata in grado di ridurre la frequenza delle crisi in alcuni bambini.In questa dieta, chiamata chetogenica, il corpo utilizza i grassi invece dei carboidrati per produrre energia.
  • Dopo alcuni anni, alcuni bambini hanno potuto interrompere la dieta chetogenica e rimanere liberi da crisi epilettiche.

Nell’intraprendere questo tipo di dieta bisogna assicurarsi che il bambino non sviluppi malnutrizione. Gli effetti indesiderati (effetti collaterali) di una dieta chetogenica possono includere: disidratazione, costipazione, rallentamento della crescita a causa di carenze nutrizionali e accumulo di nel sangue, che può causare,

  • caduta, se si cade durante una crisi possono verificarsi fratture ossee o traumi cranici. Andranno quindi evitate quelle attività lavorative e domiciliari che possono comportare rischi di cadute rovinose (per esempio, scala, ponteggi sospesi)
  • annegamento, rispetto al resto della popolazione, la probabilità di annegare durante una nuotata, o facendo il bagno, cresce da 15 a 19 volte se si verifica un attacco epilettico. È, quindi, opportuno lasciare la porta aperta quando si fa il bagno in casa e accertarsi che ci sia sempre qualcuno che possa essere d’aiuto in caso di necessità. Se si vuole nuotare in mare o al lago è bene non farlo da soli
  • incidenti automobilistici, una crisi che provochi perdita di coscienza potrebbe essere pericolosa se si sta guidando una macchina o altri mezzi di locomozione. In molti Paesi (tra cui l’Italia) esistono restrizioni nella concessione della patente di guida ed è imposto che possa essere concessa dopo un periodo di tempo libero da crisi di mesi o anni. È, comunque, buona norma non guidare sino a che non ci sia la certezza che la cura intrapresa sia efficace nel proteggere da future crisi
  • interazioni farmacologiche, gli antiepilettici possono abbassare/aumentare le concentrazioni nel sangue di alcuni farmaci e viceversa. In tal caso, l’efficacia dei medicinali può essere aumentata (con rischio di maggiori effetti collaterali) o diminuita (con perdita di efficacia) a parità di dose assunta. È consigliabile, dunque, avvertire sempre il medico dei farmaci che si stanno prendendo per consentirgli di valutare eventuali interazioni indesiderate
  • problemi emotivi, le persone epilettiche hanno maggiori probabilità di soffrire di problemi psicologici come, ad esempio, depressione e ansia. Tali disturbi possono essere parte della malattia o comparire come effetti indesiderati (effetti collaterali) dei

Altre complicazioni pericolose per la vita delle persone colpite da epilessia sono rare e conoscerle può aiutare ad affrontarle nel modo migliore:

  • stato epilettico, condizione che si verifica se le crisi continuano ininterrottamente per più di 20 minuti o se assumono un aspetto ricorrente. In altre parole, se terminano e riprendono dopo pochi minuti e si susseguono mentre la persona colpita non riprende piena coscienza tra una e l’altra. Le persone con lo stato di male epilettico, se non curate, possono sviluppare danni permanenti al cervello; lo stato di male epilettico comporta anche un rischio di morte
  • morte improvvisa inspiegabile nell’epilessia (SUDEP), le persone con epilessia corrono un piccolo rischio di morte improvvisa inspiegabile. Anche se la causa è sconosciuta, alcune ricerche suggeriscono che possa verificarsi a causa di malattie cardiache o respiratorie concomitanti. Le persone che hanno frequenti crisi tonico-cloniche o crisi non controllate dai farmaci sono a più alto rischio di SUDEP

Capire in cosa consiste l’epilessia può aiutare a tenerla meglio sotto controllo. Tra i comportamenti più importanti da seguire:

  • prendere i farmaci in modo corretto, non modificare i dosaggi dei prima di aver parlato con il medico e non sostituirli di propria iniziativa
  • dormire a sufficienza, la mancanza di sonno può provocare, Cercare, quindi, di riposare adeguatamente ogni notte
  • indossare un braccialetto medico, in caso di emergenza sarà di aiuto al personale medico per prestare soccorso nel modo giusto
  • fare, per mantenersi in forma e ridurre la depressione. Assicurarsi di bere acqua a sufficienza e di riposare dopo l’allenamento
  • fare scelte di vita salutari, limitando le bevande alcoliche, gli stupefacenti e smettendo di fumare

Le crisi non controllate possono creare confusione o portare alla depressione. Le persone colpite da epilessia possono vivere una vita piena e attiva ma per farlo è importante il sostegno delle persone vicine. È importante che gli amici e i familiari siano informati sui problemi connessi all’epilessia in modo che possano comprenderli e affrontarli.

  • È importante, inoltre, scegliere un medico con cui si abbia una buona comunicazione e individuare gruppi di supporto, formati da persone con l’epilessia, con cui condividere esperienze e preoccupazioni.
  • Se le crisi sono così gravi da non consentire di lavorare fuori casa, si può valutare la possibilità di lavorare a domicilio.
  • Se, invece, si lavora fuori casa è opportuno informare i colleghi del modo corretto di gestire una crisi nel caso dovesse verificarsene una mentre si è al lavoro. Ad esempio, in caso di crisi epilettica:
  • ruotare con attenzione la persona su un lato
  • mettere qualcosa di morbido sotto la testa
  • allentare la cravatta
  • non cercare di mettere le dita, o qualsiasi altra cosa, nella bocca della persona che ha una crisi ; nessuno ha mai “ingoiato” la propria lingua nel corso di un episodio epilettico, è fisicamente impossibile
  • non cercare di trattenere qualcuno mentre ha una crisi epilettica perché, normalmente, si risolve spontaneamente
  • se la persona è in movimento, sgombrare il campo da oggetti pericolos i
  • restare con la persona colpita dalla crisi finché non arriva il personale medico
  • osservare la persona da vicino in modo da poter fornire dei dettagli su quanto accaduto
  • mantenere la calma, la crisi finirà

Prossimo aggiornamento: 30 Gennaio 2021 : Epilessia: disturbi, cause e cura

Cosa non fare dopo una crisi epilettica?

Terminata la crisi, slacciare il colletto e ruotare la testa di lato per favorire la fuoriuscita di saliva e permettere una respirazione normale. Evitare raggruppamenti di persone intorno al soggetto: la confusione non lo aiuterebbe a riprendersi con calma. Cosa non fare. Non tentare di aprire la bocca.