Cane Senza Pedigree Come Ottenerlo

Cosa succede se il cane non ha il pedigree?

Pedigree: è davvero importante? pedigree Il “Pedigree si o no?” è stato molto sentito e molto discusso e si è concluso con il 52% di si ed il 48% di no: una differenza davvero minima. Questo perchè l’immaginario collettivo pensa che il pedigree sia soltanto un pezzo di carta che non serve a nulla, se non a partecipare a delle esposizione cinofile.

  1. Ma è davvero così? La risposta è un netto assolutamente no.
  2. Il pedigree è un documento ufficiale importantissimo che attesta la genealogia del nostro cane, garantendoci l’appartenenza ad una determinata razza canina e la sprovvista di patologie fisiche più o meno gravi.
  3. Il pedigree è l’unico documento che dimostra che dietro il cucciolo che stiamo comprando sia stato fatto un attento e scrupoloso lavoro di selezione, sia dal punto di vista fisico e morfologico sia caratteriale, e questo si traduce in un cane più sano ed equilibrato con effetti positivi anche nella convivenza con la sua nuova famiglia.

Sì, perchè in un allevamento serio ogni cane prima di essere riprodotto viene sottoposto ad approfonditi controlli medici per accertarsi che non sia affetto o anche solo portatore di problemi di natura fisica, come per esempio displasia delle anche o dei gomiti, epilessia, problemi cardiaci, oculari, di udito, respirazione e via dicendo; stesso discorso per il carattere: un cane pauroso, ansioso, troppo reattivo o aggressivo viene tolto dalla selezione e non verrà riprodotto, proprio perchè queste caratteristiche si trasmettono per epigenetica per 4/5 generazioni.

Cosa bisogna fare per avere il pedigree?

Presenta il cane in Expo – Di solito la procedura corretta per ottenere il pedigree è iscrivere e presentare il cane in una Esposizione in categoria RSR in cui il giudice valuterà i requisiti del vostro cane (mi raccomando, ricordate che per poter partecipare è obbligatorio avere il vaccino dell’antirabbica fatto almeno un mese prima).

Se morfologicamente il vostro cane rispetta bene lo standard e dimostra di essere in tutto e per tutto un buon rappresentante della razza, il giudice vi consegnerà un certificato di tipicità che dovrete consegnare all’ENCI il quale vi rilascerà poi il pedigree di nuova generazione (ad un costo di 40€ circa).

Mettete in conto anche eventuali fallimenti, è una cosa possibile ma assolutamente non facile! Siamo un centro di addestramento in provincia di Torino, se vuoi scoprire di più su chi siamo e sul nostro lavoro visita il nostro sito web oppure consulta la nostra pagina Facebook !

Quanto può costare un cane senza pedigree?

Quanto vale un cane di razza? – A seconda della razza, infatti, un cane può costare tra 800 € e 1.200 € (alcune razze però, come il mastino tibetano, possono arrivare a costare fino a 2.500 €).

Cosa comporta non avere il pedigree?

ENCI: diffidate di chi vende cuccioli senza pedigree

Utenti 12 Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 29681

22 Dicembre 2016 22 Dicembre 2016 Avvertenza ai futuri proprietari: un cane sprovvisto di pedigree emanato dall’ENCI non può essere considerato un “cane di razza”. Lo precisa l’ENCI che evidenzia sul proprio sito i requisiti – di legge e documentali- che un cane di razza deve avere per essere considerato tale.

  1. Diffidate – avvisa l’Ente- di chi vende un cucciolo di razza senza pedigree o con un notevole rincaro se volete il certificato, perché un allevatore serio lo considera parte integrante del prezzo del cucciolo”.
  2. Le tariffe previste per ottenere il pedigree “sono riportate in chiaro sul sito ufficiale dell’ENCI e non sono certamente elevate”- precisa l’avvertenza on line.Per la legislazione italiana la vendita di cani proposti come “di razza”, senza che questa qualità sia attestata dal pedigree, è vietata dal Decreto Legislativo n.529 del 30 dicembre 1992.Un cane sprovvisto di pedigree emanato dall’ENCI non può essere considerato un “cane di razza”, anche se morfologicamente simile- prosegue l’ENCI- e non potrà partecipare alle manifestazioni ufficiali (esposizioni, prove di lavoro, ecc).

Sarà inoltre ben difficile che un allevatore accetti di accoppiare il proprio cane con un soggetto di cui si sa poco e su cui non si hanno notizie verificabili circa la corretta selezione e le origini. I cuccioli eventualmente prodotti non possono inoltre essere automaticamente iscritti al Libro genealogico.

  • Il certificato genealogico (o pedigree ) garantisce che l’iscrizione del cane sia avvenuta secondo le procedure che scaturiscono direttamente dalla normativa emanata per decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
  • Il pedigree è il certificato di iscrizione a uno dei Registri del Libro genealogico.

Viene emesso e stampato esclusivamente nella sede centrale dell’ENCI e viene spedito all’allevatore o alla Delegazione ENCI di competenza territoriale del nuovo proprietario del cucciolo se questo viene indicato all’atto della presentazione della domanda di iscrizione.22 Dicembre 2016 L’ente di certificazione CSQA “ribadisce con forza la correttezza del proprio operato nel pieno rispetto delle norme vigenti”.

  1. Comunicato di replica alla trasmissione Report.
  2. La Fondazione Bioparco ha aperto un bando per Medici Veterinari da impiegare sia full time che part time.
  3. Il termine per presentare la candidatura è domenica 4 giugno.
  4. Considerata la grave situazione verificatasi nella regione Emilia Romagna, il Masaf sospende per l’anno 2023 pagamenti e sanzioni per identificazione, passaporto e nascite di equidi.

Fino al 2025 sarà riconosciuto l’esercizio temporaneo in Italia senza le procedure di riconoscimento della qualifica. Conferenza stampa alla Camera: dai parlamentari Gadda e Benzoni una proposta legislativa per la disciplina dell’attività di toelettatura degli animali di affezione.

Pubblicato il Piano di sorveglianza regionale per l’Influenza aviaria valido per l’anno 2023. Approvata la Procedura Operativa per l’accertamento di aggressioni da predatori ai danni di animali zootecnici. Il servizio sanitario della Provincia Autonoma di Bolzano ha pubblicato le norme sanitarie relative all’alpeggio valide per l’anno 2023.

Pubblicato un avviso per il conferimento dell’incarico quinquennale di direzione della struttura complessa «s.c. sanità animale», afferente al dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti di origine animale presso l’ATS di Brescia. Pubblicato il Piano Regionale per la Vigilanza e i Controlli sanitari sull’alimentazione degli animali relativo all’anno 2023.

Cosa cambia con o senza pedigree?

Il pedigree è un documento riservato alle razze di cani ‘certificate’. Un cane senza pedigree non si può avvalere del titolo di cane di ‘razza pura’, anche se ha tutte le qualità identiche a uno con suddetto certificato.

Quanti tipi di pedigree ci sono?

Il Pedigree del Cane Esistono due tipi di pedigree italiani che vengono rilasciati dall’ENCI, il ROI (Registro Origini Italiano) e il RSR (Registro Supplementare Riconosciuti) ma ben differenti tra loro. Ovviamente le regole che disciplinano l’iscrizione nell’uno o nell’altro registro sono diverse.

  1. Il pedigree è il documento da cui risulta la genealogia del cane.
  2. Per provare che un esemplare proviene da una linea di sangue pura occorre un documento che comprovi che sia discendente per almeno quattro generazioni da altrettanti esemplari di razza pura: il pedigree.
  3. Il pedigree è, in parole povere, una carta di identità del cane, che indica i nomi degli avi di linea paterna e materna risalendo fino ai nonni, bisnonni e trisnonni, ed è l’unico documento in base al quale il soggetto può essere iscritto al Registro Origini Italiano – ROI -.

Il pedigree deve accompagnare sempre il cane perché eventuali trasferimenti di proprietà dell’esemplare vanno trascritti su di esso. Quando si acquista un cane di razza si deve sempre chiedere un regolare pedigree. A volte può capitare, quando si acquista un cucciolo in un negozio di animali o da un venditore di cani, di tornare a casa con un certificato che assomiglia ad un pedigree, ma che in realtà non lo è.

  • Quindi, prima di sborsare dei soldi chiedete sempre informazioni dettagliate.
  • Inoltre siate diffidenti da quei commercianti che vi chiedono soldi in più per avere un pedigree perché secondo le convenzioni internazionali il pedigree è compreso nel prezzo.
  • Esiste un terzo documento chiamato Pedigree Export, che accompagna il cane quando esso proviene da un’altra nazione la cui associazione cinofila è riconosciuta dalla FCI.

Tale documento dovrà essere riconosciuto ufficialmente dall’ENCI che spesso però, se non è tutto in regola, non lo regolarizza: deve essere intestato direttamente al nuovo proprietario che, non appena lo riceve si recherà all’ENCI la quale, accerterà la veridicità dello stesso controllando il cane possessore dello stesso e, se tutto ok, inoltrerà la documentazione per la trascrizione al ROI e per il rilascio del pedigree italiano.

Rilascio del PEDIGREE Per il rilascio del pedigree si devono compilare due modelli A e B, la modulistica viene effettuata a carico (oneri compresi) dell’ allevatore della cucciolata, chiunque esso sia, allevatore professionale, amatoriale o privato. Il modello A serve ad indicare il giorno in cui è stata accoppiata la femmina (tecnicamente chiamata fattrice) col maschio (tecnicamente chiamato stallone) di pari razza, si indicano i nomi dei genitori, il numero R.O.I.

che l’assegna a tutti i cani provvisti di pedigree, la fotocopia dei pedigree di entrambi i genitori, specificando quanti cuccioli sono nati, specificando il numero degli stessi ed il sesso; l’ unico obbligo del proprietario dello stallone è quello di apporre la propria firma sul modello A e di fornire la fotocopia del pedigree al proprietario della fattrice.

  • Questo modulo va consegnato alla delegazione di pertinenza entro il 25° giorno di vita dei cuccioli.
  • Il modello B serve ad iscrivere ogni singolo cucciolo, indicando il colore del mantello, il nome, la marcatura (tatuaggio o microchip) dello stesso ed eventualmente il nominativo del nuovo proprietario indicandone l’ indirizzo completo.

Questo modello va presentato entro il terzo mese di età dei cuccioli, assieme alla scheda (obbligatoria) firmata dal veterinario comprovante l’ effettuazione dei tatuaggi o l’ inoculazione dei microchips, questo per garantire la rispettabilità della legge anti-randagismo.

Buon consiglio è quello di chiedere all’ allevatore di poter vedere almeno il modello A dato che al momento in cui viene proposto un cucciolo dell’ età di 60 giorni lo stesso modello dovrebbe essere già stato presentato; qualora l’ allevatore vi dicesse che non ne possiede una copia esigete almeno di poter vedere i pedigree dei genitori oppure di rilasciarvi uno scritto con il quale vi garantirà che il cucciolo sarà munito di pedigree.

Con i modelli A e B regolarmente depositati presso una delegazione ENCI si potrà richiedere il Certificato di Iscrizione al Registro Origini Italiano (il pedigree), che l’ENCI fornirà in un tempo di circa tre mesi. Il costo si aggira sui € 20,00 per il singolo pedigree di ogni cucciolo.

Interpretare il PEDIGREE Nel pedigree è riportata la genealogia del cane che reca i nomi degli ascendenti, che vengono normalmente accompagnati con affisso o il suffisso, una specie di cognome che serve ad individuare l’allevamento di provenienza. Il nome d’allevamento è quello con cui vengono identificati i soggetti nati nello stesso allevamento.

Viene concesso dall’ENCI e dalla FCI a chi ne fa richiesta e possiede particolari requisiti. Se segue il nome del cane si chiama più precisamente “suffisso”, se lo precede si chiama “affisso”. Nel pedigree del cucciolo sono inseriti i seguenti dati: Gruppo – numero ROI – Registro Origini Italiano (ex LOI) – nome del cane – data di nascita – sesso – razza – marcatura – tatuaggio o microchip – colore del mantello – dati dell’allevatore – genealogia con tutti gli ascendenti dalla 1° alla 4° generazione – legenda per i titoli conseguiti dagli avi – dati del proprietario – timbro e sigla della delegazione ENCI che ha effettuato la variazione di proprietà dall’allevatore al proprietario.

Perché è importante comprare un cane con pedigree?

Spesso se ne parla, a volte a sproposito, troppo spesso lo si ignora o neppure si sa cosa sia. Parliamo del pedigree, un documento importantissimo, anzi imprescindibile per chi volesse acquistare un cucciolo di razza. Il pedigree infatti certifica non soltanto che il cane da voi scelto è di quella razza, ma garantisce anche che lo stesso risponda a dei precisi standard, inoltre riporta informazioni ben precise riguardanti se stesso e le generazioni precedenti da parte di entrambi i genitori.

È il documento che attesta la provenienza da un allevatore rispondente alle direttive dell’ente di riferimento, l’Enci, e ciò è a garanzia del fatto che esso lavori meticolosamente sulla selezione, con lo scopo di assicurare il più possibile non soltanto la buona salute e il buon carattere del cucciolo, ma anche la conservazione e il miglioramento di quella specifica razza.

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La scelta responsabile di un cucciolo di razza infatti avviene non soltanto perché quel cane piace esteticamente (quanti purtroppo cadono ancora in tanta superficialità), ma anche ponderandone attitudini e carattere, e proprio per questo motivo il mio consiglio è sempre quello di avvalersi della consulenza di un buon educatore/istruttore cinofilo che possa accompagnarvi nel selezionare il compagno peloso che più si addice al vostro stile di vita ed eventualmente al tipo di «utilità» che vi siete prefissati (agility, pet therapy o mille altri sbocchi).

  • Già, perché è proprio per questo motivo (l’utilità) che il nostro amico cane è stato “creato” decine di migliaia di anni fa, e le razze attuali altro non sono che il perfezionamento di tutto ciò, si tratta di un aspetto fondamentale che non dobbiamo mai dimenticare.
  • Insomma, il pedigree è a tutti gli effetti la «carta d’identità» del vostro cane e, soltanto grazie allo stesso, potete dimostrare che esso appartenga realmente a quella razza, e questo si rende necessario soprattutto per la tutela della selezione della stessa, sia dal punto di vista morfologico che da quello caratteriale e specifico.

*Educatore Cinofilo professionista

Dove si prende il pedigree?

Il certificato genealogico (pedigree) Il pedigree è il certificato di iscrizione a uno dei Registri del Libro genealogico. Viene emesso e stampato esclusivamente nella sede centrale dell’ENCI e viene spedito all’allevatore o alla Delegazione ENCI di competenza territoriale del nuovo proprietario del cucciolo se questo viene indicato all’atto della presentazione della domanda di iscrizione.

i dati anagrafici e identificativi del cane (razza, nome, sesso, data di nascita, colore del mantello, microchip); il numero d’iscrizione ad uno dei Registri di cui si compone il Libro genealogico; la genealogia del cane (genitori, nonni, bisnonni e trisnonni); chi, tra gli antenati, è stato campione di bellezza o di lavoro in Italia o all’estero e ha conseguito risultati in prove, brevetti, selezioni e/o è stato sottoposto a controlli sanitari per le displasie. i dati anagrafici del proprietario e dell’allevatore. I diversi passaggi di proprietà avuti del cane.

Sul Libro genealogico on line che è accessibile a tutti dal sito dell’ENCI () potranno essere trovate numerose altre informazioni e correlazioni utili. Il certificato genealogico (o pedigree ) garantisce che l’iscrizione del cane sia avvenuta secondo le procedure che scaturiscono direttamente dalla normativa emanata per decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

  • In caso di smarrimento, l’iscrizione al Libro genealogico tenuto dall’ENCI aiuta la rintracciabilità del cane indipendentemente dalla Regione in cui è stato smarrito.
  • L’allevatore con affisso ENCI si impegna inoltre a far riprodurre cani sani, privi di malattie manifeste o patologie ereditarie.
  • Un cane sprovvisto di pedigree emanato dall’ENCI non può essere considerato un “cane di razza”, anche se morfologicamente simile e non potrà partecipare alle manifestazioni ufficiali (esposizioni, prove di lavoro, ecc).

Sarà inoltre ben difficile che un allevatore accetti di accoppiare il proprio cane con un soggetto di cui si sa poco e su cui non si hanno notizie verificabili circa la corretta selezione e le origini. I cuccioli eventualmente prodotti non possono inoltre essere automaticamente iscritti al Libro genealogico.

Le tariffe previste per ottenere il pedigree sono riportate in chiaro sul sito ufficiale dell’ENCI () e non sono certamente elevate. Diffidate dunque di chi vende un cucciolo di razza senza pedigree o con un notevole rincaro se volete il certificato, perché un allevatore serio lo considera parte integrante del prezzo del cucciolo.

Per la legislazione italiana la vendita di cani proposti come “di razza”, senza che questa qualità sia attestata dal pedigree, è vietata dal Decreto Legislativo n.529 del 30 dicembre 1992. : Il certificato genealogico (pedigree)

Quanto tempo ci vuole per avere un pedigree?

Il pedigree è un documento importante quando si compra un cane di razza perché è esattamente una specie di carta d’identità che riporta tutte le caratteristiche dell’animale, la sua genealogia e i risultati di precedenti cucciolate dei genitori. I tempi di consegna sono però molto lungh.

  1. Il pedigree è un documento importante quando si compra un cane di razza perché è esattamente una specie di carta d’identità che riporta tutte le caratteristiche dell’animale, la sua genealogia e i risultati di precedenti cucciolate dei genitori,
  2. I tempi di consegna sono però molto lunghi, in quanto l’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) necessita di sei mesi per adempiere a tutto l’iter burocratico ed emettere un nuovo pedigree, tuttavia, visto che è molto indietro con le pratiche, la procedura può allungarsi fino ad un anno,

Per questo, in attesa del pedigree cartaceo, si può verificare la genealogia del cane attraverso quello online : in tal modo si potrà accertare che la vendita dell’animale non sia una truffa. Bisogna andare sul sito www.enci.it e selezionare Libro Genealogico e poi Libro Genealogico Online : una volta selezionata la dicitura si apre una nuova finestra dove si deve inserire il numero del microchip del cane per poi cliccare su Avvia ricerca,

Quando si fa il pedigree?

AVVISO I pedigree SONO DISPONIBILI dopo 15 giorni dal messaggio telefonico che vi spedisce l’Enci ************************************************************ IBAN per pagamenti in caso di presentazione delle pratiche per posta IT46A0503401437000000009609 intestato al Gruppo Cinofilo Genovese PER TUTTE LE PRATICHE SOTTODESCRITTE POTETE TROVARE I MODULI DEDICATI ED AGGIORNATI NELLA SEZIONE MODULISTICA ********************** PRATICHE ENCI E TARIFFE Le tariffe sono unificate per Soci e Non Soci DENUNCIA DI CUCCIOLATA MODELLO A EURO 25,50 MODELLO A – DENUNCIA DI MONTA E NASCITA da presentare entro e non oltre 25 giorni dal giorno della nascita; si dichiara la data di nascita, il numero e il sesso dei cuccioli.

in ufficio spedite con saldo via bonifico (meglio posta raccomandata) via mail con saldo via bonifico ( necessita di successiva deposizione degli originali presso l’ufficio) via pec con saldo via bonifico (da pec vostra alla nostra) [email protected] (senza consegna di originali)

iban IT46A0503401437000000009609 Scaduto il termine dei 25 giorni previsti, l’Enci applica, sulla tariffa base, sanzioni di mora e RICHIEDE OBBLIGATORIAMENTE IL DNA PARENTALE ovvero che padre madre e cuccioli, siano testati da laboratorio autorizzato, con esame del DNA e controllo parenterale.

************************************************************************ MODELLO B – L’ISCRIZIONE DELLA CUCCIOLATA da presentare entro 90 giorni dalla nascita € 21,50 A CUCCIOLO (sconto di 2 euro a cane se intestato a nuovo proprietario) + Euro 10,00 per diritti di segreteria da aggiungere una sola volta al totale dei cuccioli DOCUMENTI DA ALLEGARE 1.

Fotocopia del documento del proprietario della fattrice 2. Certificato di avvenuta microchippazione timbrato e firmato dal veterinario che inserisce i microchips 3. Fascette adesive dei michrochips applicate sul modulo Ogni cucciolo deve essere iscritto con i seguenti dati:

NOME

SESSO

COLORE

TIPO DI PELO (se richiesto dallo standard di razza)

MICROCHIP già inserito nel cucciolo e certificato per iscritto (dalla ASL o da un veterinario abilitato) ASL – Si informa che in base all’ordinanza Martini n° 194 del 06/08/2008, tutti i cuccioli devono essere microchippati direttamente dalle ASL o da veterinari abilitati dalle stesse entro 2 mesi dalla nascita(60 giorni) EVENTUALE NUOVO PROPRIETARIO – I cuccioli non possono essere venduti prima dei 60 giorni e devono, per Legge, essere ceduti microchippati

Le pratiche possono essere presentate:

in ufficio spedite con saldo via bonifico (meglio posta raccomandata) via mail con saldo via bonifico ( necessita di successiva deposizione degli originali presso l’ufficio) via pec con saldo via bonifico (da pec vostra alla nostra) [email protected]

iban IT46A0503401437000000009609 Scaduto il termine dei 90 giorni previsti, l’Enci applica, sulla tariffa base, sanzioni di mora e RICHIEDE OBLIGATORIAMENTE IL DNA PARENTALE ovver che padre madre e cuccioli, siano testati da laboratorio autorizzato, con esame de DNA e controllo parenterale.

  1. I certificati (pedigree) dei cuccioli, saranno distribuiti dall’E.N.C.I, dopo circa 4/5 mesi dalla nascita.
  2. PASSAGGIO DI PROPRIETA’ € 24,50 Si effettuano i passaggi di proprietà IN UFFICIO e solo su pedigree originali emessi dall’Enci o su pedigree esteri già trascritti all’Enci.

Il certificato deve essere obbligatoriamente firmato dal cedente, in fondo al centro nello spazio apposito; sulla medesima riga, oppure su quella immediatamente successiva alla firma si precederà ad effettuare il passaggio ed apporre i timbri di registrazione del passaggio.

UNITAMENTE AL PEDIGREE E’ OBBLIGATORIO PRESENTARE IL FOGLIO DI PASSAGGIO DI PROPRIETA’ COMPILATO E FIRMATO DAL CEDENTE E DAL NUOVO PROPRIETARIO ED IL MODULO PRIVACY CHE TROVATE NELLA PAGINA SEGRETERIA SEZ MODULISTICA 2 E’ obbligatorio registrare il passaggio di proprietà del cucciolo sul pedigree uniformando così le anagrafiche relative al cane (asl + Enci).

************************************************************************ PEDIGREE CONSEGNATI IN UFFICIO € 24,50 Si consegnano IN UFFICIO i pedigree solo ai proprietari, oppure a delegati in possesso di delega scritta e firmata e codice fiscale del proprietario del cane + il modulo privacy compilato e firmato che potete trovare nella pagina segreteria-sezione modulistica 2 ************************************************************************ PEDIGREE SPEDITI A CASA € 34,50 Possiamo spedire a casa il vostro pedigree previo pagamento tramite bonifico bancario di euro 34,50 comprensivo di spese di spedizione in raccomandata.

Quanto costa il passaggio di proprietà di un cane all ENCI?

Page 2 – Un nemico che non riesci a sconfiggere e con cui lotti, spesso perdendo: l’ignoranza ! Analizziamo in concreto cosa bisogna fare per ottenere un pedigree, e soprattutto quanto costa!!! Ecco come si comporta un allevatore serio: (per quanto concerne il pedigree)

Entro 25 giorni dalla nascita della cucciolata, invia all’ENCI (alla delegazione di territorio) il così detto Modello A in cui certifica la nascita dei cuccioli specificandone numero e sesso. Costo dell’operazione euro (cumulativa, sia per un solo cucciolo sia per più cuccioli.) Entro 60 giorni dalla nascita i cuccioli saranno microchippati, operazione eseguibile esclusivamente da un Medico Veterinario autorizzato. Il Medico Veterinario provvederà ad intestare tutti i cuccioli all’allevatore e a registrarli all’anagrafe canina regionale. I cuccioli potranno essere ceduti (venduti) solo dopo il 60° giorno di vita. All’atto della cessione/vendita, sarà effettuato sempre tramite il Medico Veterinario, il passaggio di proprietà in anagrafe canina regionale. Se il cucciolo esce dalla regione di nascita, l’allevatore, dovrà comunicare alla Asl Veterinaria di competenza, la nuova ubicazione del cucciolo.

Entro il 90 giorno dalla nascita, va fatta segnalazione all’ENCI tramite modello B, di tutte le caratteristiche del cucciolo. Si potranno evidenziare 2 possibilità, intestare il cane direttamente al nuovo proprietario ( euro cad.) oppure intestare il cane all’allevamento ( euro cad.) Nel caso in cui il cucciolo sia già stato assegnato nel modello B al nuovo proprietario, questo riceverà da parte dell’ENCI (distretto competente per territorio) un avviso per andare a ritirare il pedigree, che costerà all’utente euro. Nel caso in cui il cucciolo sia stato assegnato all’allevamento, i Pedigree arriveranno allo stesso, che provvederà a consegnarli al nuovo proprietario con delega di passaggio di proprietà. Il nuovo proprietario dovrà recarsi all’ENCI (distretto di competenza per territorio) ad eseguire il passaggio di proprietà, costo 22 euro.

Ricapitolando ed ipotizzando una cucciolata di 10 soggetti:

14,5 euro (modello A) 180 euro (modello B) se intestato al nuovo proprietario 200 euro (modello B) se intestato all’allevamento 22 euro costo all’utente/proprietario finale che ritira il pedigree in sede ENCI

Possiamo quindi asserire che un pedigree costa all’allevatore, per ogni cucciolo, in genere (dipende anche dal numero di cuccioli nati, il modello A, ha un costo fisso) dai 34 euro nel caso peggiore a poco più di 20 euro in caso di cucciolate numerose) Conclusioni: Il pedigree è un’importante valore aggiunto al cane che stiamo acquistando. Il costo del pedigree non è significante, rispetto a tutto il lavoro svolto dall’allevatore. Quando acquistiamo un cucciolo facciamo molta attenzione, soprattutto nei negozi, e negli “allevamenti” multi-razza alla frase: > Non funziona esattamente così, il cucciolo entro 25 giorni HA il pedigree. Il pedigree non può essere richiesto dopo le date stabilite dall’ENCI, quindi quando ricevete/acquistate un cucciolo, il pedigree o c’è, perché tutti i passaggi sono stati eseguiti correttamente, oppure NON c’è, punto e basta. Un pedigree NON possiamo crearlo alla bisogna. Attenzione, la frode è sempre dietro l’angolo. (i prezzi sono stati verificati alla data dell’articolo) : Pedigree.un mito da sfatare

Quanto vale 1 mese per un cane?

Domanda di: Siro Palmieri | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.8/5 ( 17 voti ) Per un cane di piccola taglia che rimane principalmente a casa, il costo è di 1 o 2 euro al giorno, o di almeno 30 euro al mese. Si arriva fino a 150 euro per un cane di taglia grande con uno stile di vita attivo come i Golden Retriever.

Chi può avere il pedigree?

Come ottenere il pedigree per cane adulto –

  • In alcuni casi, e solo per un ristretto numero di razze canine, è possibile richiedere l’iscrizione di un cane adulto di cui non si conosce la genealogia al Registro Supplementare Riconosciuti, tenuto sempre dall’ENCI.
  • L’iscrizione è riservata a cani che presentano caratteristiche tipiche di una razza e a cani iscritti a un libro genealogico straniero riconosciuto dall’ENCI.

Quanto costa un cucciolo di labrador senza pedigree?

Il costo di un cucciolo di Labrador Retriever si aggira tra i 1200€ e i 1800€. Il prezzo, ovviamente, si riferisce a cuccioli di Labrador Retriever muniti di libretto sanitario, microchip e in un ottimo stato di salute.

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Che significa cane di razza pura?

Il bello della multimedialità e della discussione aperta è che talvolta si litiga, questo sì: ma anche dai litigi (a meno che non si tratti di pure e semplici “trollate”, ovvero di provocazioni senza altro scopo che quello di mettere zizzania) possono saltar fuori considerazioni interessanti e meritevoli di approfondimento.

Ieri, domenica o non domenica che fosse, l’occasione di “scanno” su Ti presento il cane non è mancata: ed è stata fornita da una mia precisazione sul tema “Collie americano”. Riassumo brevemente qui per chi non avesse seguito i commenti: avevo scritto un articolo in cui sostenevo che il Rough Collie stesse prendendo una brutta piega, tendendo a diventare una sorta di “peluche” in cui si perdevano struttura, taglia e soprattutto carattere.

Ho fatto quindi l’esempio del Collie di tipo americano per dire che quello Standard (diverso dal nostro FCI) è forse più aderente al tipo originario, comunemente identificato col cane-attore Lassie in cui molti (cinofili compresi) ravvisano il “vero” Collie.

A questo punto mi hanno segnalato – da più parti – che alcuni possessori di Collie definiti “americani” dai loro proprietari, ma in realtà decisamente lontani dal tipo (inteso in senso zootecnico), portavano ad esempio il mio articolo per dimostrare che i loro soggetti (alcuni dei quali senza neppure un pedigree) erano “i veri Collie”, i Collie “giusti”.

Ovviamente io non avevo affatto intenzione di sostenere che questi cani, molti dei quali sono altissimi sugli arti, con teste scorrette, pelo insufficiente, orecchie esageratamente grandi ed erette e così via, fossero da preferire agli ipertricotici bassotti, talora con assi cranio-facciali convergenti, che avevo criticato nel primo articolo.

Non mi sta bene nè un eccesso, né l’altro! E poi qui non si parla neppure di “ipertipo vs ipotipo”, ma di “tipo” (quello descritto dallo Standard) contro “non-tipo” (sia quello dei bassotti ipertricotici che quello dei cani venduti come “collie americani” quando in realtà sono, semplicemente, simil-collie).

Quindi ho scritto un secondo articolo per chiarire meglio il mio pensieroe qui è scattata l’insurrezione, perché sono stata presa a simboliche e metaforiche (per fortuna!) sassate dai proprietari di cani senza pedigree e – ahimé – senza razza. Una di queste persone, proprietaria di uno dei cani che avevo utilizzato per illustrare l’articolo, mi ha anche imposto di togliere la foto, come se avessi voluto metterla sua foto per schernirlo o sminuirlo.

Addirittura questa signora ha sostenuto che per me la VITA di un cane senza pedigree non avrebbe nessun valore! Di fronte a questa accusa (e ad un’altra, di altra persona, che ventilava chissà quali misteriori “interessi” dietro a ciò che scrivevo), mi sono sinceramente irritata e probabilmente, nelle risposte ai commenti, ho sbroccato anche un po’.

Adesso, a mente fredda, riprovo ad esprimere qualche concetto che temo non sia stato compreso, forse perché “addetti ai lavori” e cinofili “comuni” parlano due lingue diverse. E allora, proviamo a spiegarci meglioe magari a tradurre i concetti della cinofilia ufficiale a chi “addetto ai lavori” non è, e che solo per questo, forse, rischia di fraintendere scambiando per chissà quale “insulto” una semplice constatazione zootecnica. A – il cane senza pedigree non può essere definito “cane di razza pura”. Purtroppo queste sono le regole, che ci piaccia o meno. Non c’è nulla di personale (e neanche di”can-ale”). Per definire un cane come “di razza pura” occorre la certificazione ufficiale che almeno i suoi genitori, nonni e bisnonni fossero soggetti di razza.

TUTTI, non qualcuno qua e là. Il motivo è molto semplice: il figlio di un cane di razza e di altro cane lontanissimo da essa spesso “sembra” un esemplare tipicissimo. Però, immancabilmente, i geni “estranei” salteranno fuori nelle generazioni successive. Ho già raccontato altre volte della scappatella che il mio primo pastore tedesco, Fritz, fece con la cocker della lavanderia sotto casa (era stato affidato per due giorni a mia madre, buonanima: un nome, una garanzia): uno dei “pastori cockereschi” che nacquero era, apparentemente, quasi più bello del padre.

Era solo un filino più piccolo della media. Una femmina era una quasi-perfettamente cocker, all’apparenza, mentre gli altri tre erano miscugli inenarrabili. Pensate un po’ a quel che sarebbe successo se uno dei due cani che sembravano di razza pura, anche se ovviamente senza pedigree, fosse stato usato in riproduzione: i geni cockereschi o pastoreschi sarebbero immancabilmente saltati fuori e avrebbero fatto venire un sicuro coccolone al proprietario del partner prescelto! Ma come si possono evitare simili “sorprese”? Solo certificando che la razza è presente e costante da almeno tre generazioni: e purtroppo da qui non si scappa. B – Lo Standard non è un optional La signora proprietaria del simil-collie ha scritto in uno dei suoi commenti che aveva ” decine di persone disposte a dichiarare che il suo cane era purissimo ” e che ” i nonni del suo cane avevano il pedigree “. Inoltre specificava che per lei i giudizi tecnici non contavano nulla, mentre si fidava del fatto che per strada tutti dicessero “oh, che bel Collie!” e “oh, guarda Lassie!”.

Le ho risposto – e purtroppo è la verità – che a me hanno detto “oh che bel dogo argentino!” quando avevo al guinzaglio il mio staffordshire bull terrier NERO. Tutto questo, ovviamente, non smuove assolutamente la convinzione della signora di avere un “collie purissimo”: ed io sono contenta, ma DAVVERO contenta, che questa signora ami il suo cane al punto di scagliarsi a testa bassa anche contro l’evidenza.

Sono SEMPRE contenta quando incontro qualcuno innamorato del proprio cane: solo che – purtroppo o per fortuna, non sta a me dirlo – la razza di un cane si stabilisce attraverso criteri cinotecnici e non attraverso gli occhi dell’amore. I criteri cinotecnici sono contenuti in una cosa che si chiama “Standard” e che dà indicazioni precise (a volte molto precise, a volte un po’ meno: dipende dalle nazioni) sulla morfologia del cane.

Non sto qui a spiegare cosa sia uno Standard, come sia nato e a che cosa serva, perché sono lietissima di potervi informare che ho appena ritrovato un amico di cui avevo perso ogni traccia e contatto, che in passato aveva scritto alcuni articoli molto interessanti e molto chiari sulla funzione dello Standard e delle razze canine per “Ti presento il cane”, quando era una rivista su carta.

Non è un amico qualsiasi, ma è l’autore di molti testi tra i quali c’è la vera e propria “Bibbia” della cinotecnia moderna (“Cani e razze canine”): il suo nome è Mario Canton e, subito dopo questo articolo, inizierò a ri-pubblicare i suoi, visto che è riuscito a ripescarli e a rimandarmeli in formato digitale. Sta di fatto, comunque, che se l'”appartenenza” di un cane ad una certa razza è data dal pedigree, la “bellezza” di un cane ( sempre e solo cinotecnica, ovvero intesa come bellezza funzionale) è data invece dalla sua aderenza allo Standard. Ovvero, tanto per restare al nostro esempio (ma ovviamente la cosa vale per tutte le razze), non solo ci sono i “veri Collie” (quelli col pedigree) e quelli che “magari sembrano Collie, ma non si sa se lo siano davvero” (quelli senza pedigree) ma ci sono anche i “bei” Collie e i “brutti” Collie: laddove i primi sono quelli che si avvicinano il più possibile allo Standard di razza, mentre i secondi sono quelli che se ne allontanano.

Per chi ci si avvicina esistono, in esposizione, le qualifiche: Buono, Molto Buono, Eccellente. Chi si allontana dallo Standard viene giudicato in un solo modo: Abbastanza Buono, che in linguaggio cinotecnico significa “al limite dell’atipico” (perché se è proprio atipico del tutto, viene cortesemente allontanato dal ring).

L’ENCI, sia chiaro, è buonista: e non volendo offendere nessuno non ha contemplato qualifiche come “Insufficiente”, “Gravemente insufficiente” o magari “Cesso pauroso” ma a sentire tutta la gente che esalta le inesistenti qualità inesistenti nei propri cani, vien quasi da rimpiangere che non siano state inserite. I signori di categoria b), in esposizione, non ci mettono proprio piede: sanno benissimo che il loro cane è morfologicamente scorretto e quindi se ne guardano bene dall’affrontare il giudizio di un esperto. Quelli di categoria a), a meno che non vivano in un mondo fatto solo di “vieni dalla mamma” e di “ecco il biscottino per il mio tesorino”, a volte fanno il Grande Salto e appaiono su qualche ring: dopodiché, però, accecati come sono dai sentimenti, se ricevono un giudizio negativo sono prontissimi a dare del cretino al Giudice.

Confesso: a volte (per non dire “sempre”) lo facciamo anche noi cinofili. Però lo facciamo più che convenzione che per convinzione, visto che i difetti dei nostri cani noi li conosciamo benissimo (e le Sciuramarie no). Qualcuno mi ha detto: “Però non puoi negare che in esposizione vincano spesso cani ipertipici, o comunque cani che seguono più i dettami della moda del momento che non quelli dello Standard: è una delle tua battaglie, non vorrai mica rimangiartela!” Certo che no.

Il caso dei Collie “peluchoni” ne è un esempio eclatante, così come lo è stato in passato quello della mia razza (siberian husky), nella quale a un certo punto la funzionalità si è persa a tutto vantaggio dell’estetica. E purtroppo di esempi potrei riempire un libro.

Ma se questo è da condannare – e lo è, lo ribadirò con sempre maggior forza, anche perché questo problema sta anche alla base della dicotomia tra cani “da lavoro” e cani “da bellezza”, che in pratica significa rovina delle razze – non è che automaticamente si debba pensare che un cane clamorosamente fuori Standard debba essere tenuto in considerazione dal punto di vista cinotecnico.

In expo vincono i cani sbagliati? Bene: prendiamo in mano lo Standard, analizziamolo per benino e imponiamo ai Giudici di farlo rispettare ma non cerchiamo di contrabbandare per “cani di pura razza” quelli che stanno all’estremo opposto, perché sono altrettanto sbagliati! Purtroppo bisogna dire (e gli articoli di Canton lo chiariranno meglio) che gli Standard non sono tutti ugualmente precisi: infatti, in alcune nazioni, essi vengono spesso redatti in modo da dare solo le indicazioni proprio “imprescindibili” (in pratica, quelle che se non vengono rispettate comportano la squalifica): per questo si leggono Standard in cui manca poco che ci sia scritto che il cane ha quattro zampe, una coda e due orecchiee basta.

Li scrivono così perché tutto il resto è lasciato all’interpretazione del Giudice, dando per scontato che quel signore lì sia un esperto, un allevatore competentissimo, uno studioso della razza e così viae che quindi non abbia certo bisogno del “disegnino” per capire come dev’essere fatto un cane di quella razza.

In realtà, molto spesso, è esattamente così: altre volte un po’ meno, forse. Ma più che altro bisognerebbe andare a cercare – e ad eliminare – problemi collaterali come conflitti di interesse, amicizie e inimicizie, corruzioni e concussioni insomma, tutto ciò che rende l’essere umano fallace e che, di conseguenza, può rendere altrettanto fallaci i risultati di qualsiasi sport o attività in cui le classifiche siano soggette al parere di uno o più umani.

Però, attenzione: nove virgola nove giudici su dieci sanno benissimo quello che stanno vedendo, e sono assolutamente capaci di distinguere un bel cane da una ciofeca. E, ri-attenzione: i giochetti di potere, le amicizie particolari e tutto il cucuzzaro potranno sicuramente modificare e a volte rendere ingiusta una CLASSIFICA, ma quasi mai una QUALIFICA.

Personalmente non ho mai visto in vita mia un Giudice, neppure il più sporco-imbecille-corrotto-incapace e chi più ne ha più ne metta, dare un “Eccellente” a un cane da “Abbastanza Buono”, o viceversa. Ho visto dare, magari, un ECC a un cane da MB (e viceversa) e per carità, è già grave che succeda questo: ma non esageriamo.

  • Nessun cane “palesemente ciofeca” (e non tale soltanto agli occhi del rivale, magari perché ha la punta della coda un po’ meno perfetta del suo) diventerà mai campione di bellezza, così come nessun cane timido, aggressivo o incapace diventerà mai campione di lavoro.
  • Anche agli inciuci c’è un limite, ed è un limite che non vedrà mai trionfare in esposizione un cane che non sia almeno un decoroso rappresentante della sua razza.

E comunque, per eliminare ogni possibilità di errore “voluto”, basterebbe che tutti gli Stardard fossero come quelli italiani, che esaminano e misurano il cane praticamente “pelo per pelo”. In questo caso il giudizio “cosmetico” (che si traduce nel gusto personale del Giudice) passerebbe in millesimo piano. C – I presunti “insulti” al cane (e per conoscenza, al proprietario) non sono tali: ovvero, amore e cinotecnia sono due cose diverse Non è stata certo una novità, per me, sentirmi dire che “ho insultato il cane” della signora di cui sopra quando l’ho definito “cane non di razza”come se si potesse definire “insulto” la semplice constatazione di un fatto.

La signora si è sentita anche in dovere di precisare che a lei ” non importava, perché non era razzista ” (e meno male! Pensate a cosa mi avrebbe detto se lo fosse stata!). Comunquenon è una novità, dicevo, perché mi è capitato molte volte di giudicare le famigerate “rassegne cinofile” (ovvero, manifestazioni “amatoriali” in cui i giudici non sono Esperti Giudici ENCI, ma quasi sempre allevatori) a cui possono accedere tutti i cani: di razza, non di razza, con pedigree, senza pedigree.

Lo scopo di queste rassegne, oltre a quello di passare una giornata tra appassionati, sarebbe quello di aiutare le persone a capire se il loro cane è tipico, e quindi se può accedere alla cinofilia ufficiale (e soprattutto alla riproduzione) o se è meglio continuare a fargli tante coccole e lasciar perdere il lato cinotecnico.

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Nel caso dei cani senza pedigree, invece, si cerca solo di far capire ai loro proprietari se possono continuare a dire “ho un XXX (razza a vostra scelta)” o se è meglio che dicano “ho un simpatico e adorabile meticcio”: ancora una volta, anche in vista di un’eventuale destinazione alla riproduzione, cercando di sconsigliare quella ad alto rischio.

C’è qualcosa di male? A me sembra di no, sulla carta: ma in pratica mi è capitato fin troppe volte di contenere a fatica le ire funeste della Sciuramaria con indescrivibile botolino (tanto carino e tanto simpatico, ma tutt’altro che di razza!) che avevo avuto l’ardire di definire “meticcio”.

E lì non eravamo su FB, quindi i cazzotti li ho rischiati per davvero per aver detto, ahimé, né più né meno che la verità: anche perché, se il cane aveva almeno una vaga parvenza della razza con cui era stato iscritto, per evitare le risse avevo imparato a dire cose come “Testa al limite della tipicità, rapporti cranio-facciali convergenti, dentatura incompleta, in movimento stringe il posteriore, BELLISSIMA CODA” così la Sciuramaria usciva contenta per la bellissima coda, ignorando il fatto che le avessi stroncato tutto il resto: ed io avevo la coscienza pulita, ma anche la faccia tutta intera.

Però, vivaddio: quando un cane è un meticcio, è un meticcio! E non si può non dirlo. Che poi la Sciuramaria l’abbia pagato 2000 euro come purissimo “yorkshire toy” o rarissimo “maltese a pelo corto” (o collie americano) è un problema suo, non mio. Sta di fatto che bisogna imparare a distinguere tra AMORE (dove è giusto che viga la regola secondo cui “ogni scarrafone è bello a mamma sua”: anzi, mi incavolerei a morte se non fosse così!) e CINOTECNIA laddove uno scarrafone è uno scarrafone, punto e basta.

E resta scarrafone anche se gli vogliamo un bene dell’anima: ma “scarrafone” in senso cinotecnico non significa certo “cane che non vale niente”, o “cane che non ha diritto di vivere e di essere amato”! Per carità del cielo, un’idea di questo tipo è lontanissima dai miei pensieri e da quelli di qualsiasi vero cinofilo.

“Scarrafone” (o termine equivalente) significa solo “cane che non somiglia allo Standard”ovvero “cane che sarebbe meglio evitare di riprodurre, se amiamo davvero la razza”, nonché “cane che è meglio non portare in expo per evitare delusioni e incavolature”.

Dove starebbe l'”insulto”? Perché una persona che si definisce “non razzista” poi si incazza come una iena se gli dici che il suo cane non è di razza (non avendo pedigree) e che non sembra neppure di razza (non essendo tipico)? Di sicuro il cane non si sente “insultato”: la cosa proprio non lo tocca.

Al più grande campione di bellezza come al più grande “scarrafone” del mondo interessa solo di essere amato, curato, coccolato. Ai cani SI’, che non ne frega assolutamente nulla di essere belli o brutti, “griffati” o allegri meticcioni. Invece i presunti-sedicenti “non razzisti” umani, quando hanno per le mani un cane morfologicamente scorretto, sono pronti a spararti se glielo dici. La cinotecnia è una scienza: non propriamente “esatta”, perché quando si tratta di esseri viventi non c’è mai nulla di “esatto”ma scienza sì. I sentimenti non c’entrano una beatissima cippa. Io ho amato nello stesso identico modo i miei campioni, i miei meticci (che ho sempre avuto contemporaneamente ai cani di razza) e le mie “ciofeche”, perché ne sono nate anche a me come ne sono nate a tutti gli allevatori del mondo: anzi, io mi vanto di averle sempre tenute in bella vista in allevamento (c’è molta gente che, se non riesce a piazzarle, le tiene imboscatissimeper non parlare di chi li sopprime: personaggi che manderei in galera a calci nel sedere).

Io li temevo insieme agli altri e dicevo in tutta franchezza: “Questo non l’ho venduto e l’ho tenuto per me perché mi è riuscito malissimo: è bruttarello, però lo amo esattamente come tutti gli altri”. Mi sembrava anche questo un modo per fare cultura “cinofila”, intesa come cultura dell’amore per il cane.

Ma la cinotecnia è un’altra cosa, e per questo le mie ciofeche sono state “amori di mamma” quanto e talvolta più di altri (una in particolare è stata una delle cagne più intelligenti, simpatiche e divertenti che abbia mai avuto!): ma non le ho mai portate in expo – perché il giudizio potevo darlo tranquillamente da sola – e neppure le ho usate in riproduzione, perché lo scopo dell’allevamento deve essere quello di migliorare la razza sotto ogni profilo: sanitario, caratteriale e morfologico (per me, in quest’ordine: per altri, forse, in ordine diverso. Concludendo: io non “insulto” nessun cane e nessun proprietario deve sentirsi insultato se gli dico che il suo non è un “bel” cane dal punto di vista cinotecnico. Semplicemente prendo atto di un fatto oggettivo, perché la bellezza del cane andrebbe sempre e SOLO intesa in senso zootecnico e quindi va valutata attraverso parametri precisi, che sono quelli dettati dallo Standard.

Mi dispiace che per qualcuno il termine “meticcio” equivalga a un insulto: per me non lo è. Per me è come dire, di una persona, “biondo” o “bruno”: lo guardo e dico quello che vedo, stop. Non è che, se mi piacciono i biondi, stia “insultando” chi ha i capelli scuri. Gli dico “bruno” perché un signore con i capelli scuri si definisce “bruno” così come un cane senza pedigree si definisce “non di razza pura”, e un cane che non somiglia allo standard si definisce “atipico”, o “morfologicamente scorretto” o, in modo meno elegante, “brutto”.

Ma non è certo “brutto” in assoluto (anzi! Ci sono meticci meravigliosicome lo sono stati ovviamente tutti i miei, ai miei occhi!), nè “vale meno” dal punto di vista affettivo. Vale meno (anzi, NON ha proprio valore alcuno) solo dal punto di vista commercialeche però è un altro parametro dettato da criteri ben precisi.

  1. Il valore economico di un cane è dato da una serie di fattori che non sto a ripetere qui perché li ho già elencati mille volte in altri articoli, ma che ci devono essere (e tra questi, i documenti ufficiali sono una conditio sine qua non).
  2. Se non esistono questi parametri, non esiste neppure un valore commerciale: altro dato di fatto, che non deve essere inteso come “insulto” da nessuno e verso nessuno.

Ogni altra considerazione sui concetti di Standard, Razza e così via la lascio a Mario Canton e agli articoli che pubblicherò in parte oggi stesso e in parte nei prossimi giorni. Per ora io mi fermo qui, sperando di aver chiarito un po’ meglio il mio pensiero e restando aperta a qualsiasi discussioneperò basata sui fatti reali e sulle norme che regolano la cinofilia, non sui “se”e sui “ma”.

Cosa c’è scritto nel pedigree?

Sul pedigree vengono registrati tutti i dati identificativi del cane. Il numero di iscrizione ROI (Registro Origini Italiano). I dati anagrafici del cane (numero di microchip o tatuaggio, razza, nome, sesso, data di nascita, colore del mantello). I dati dell’allevatore e quelli del proprietario.

Perché è importante comprare un cane con pedigree?

Spesso se ne parla, a volte a sproposito, troppo spesso lo si ignora o neppure si sa cosa sia. Parliamo del pedigree, un documento importantissimo, anzi imprescindibile per chi volesse acquistare un cucciolo di razza. Il pedigree infatti certifica non soltanto che il cane da voi scelto è di quella razza, ma garantisce anche che lo stesso risponda a dei precisi standard, inoltre riporta informazioni ben precise riguardanti se stesso e le generazioni precedenti da parte di entrambi i genitori.

È il documento che attesta la provenienza da un allevatore rispondente alle direttive dell’ente di riferimento, l’Enci, e ciò è a garanzia del fatto che esso lavori meticolosamente sulla selezione, con lo scopo di assicurare il più possibile non soltanto la buona salute e il buon carattere del cucciolo, ma anche la conservazione e il miglioramento di quella specifica razza.

La scelta responsabile di un cucciolo di razza infatti avviene non soltanto perché quel cane piace esteticamente (quanti purtroppo cadono ancora in tanta superficialità), ma anche ponderandone attitudini e carattere, e proprio per questo motivo il mio consiglio è sempre quello di avvalersi della consulenza di un buon educatore/istruttore cinofilo che possa accompagnarvi nel selezionare il compagno peloso che più si addice al vostro stile di vita ed eventualmente al tipo di «utilità» che vi siete prefissati (agility, pet therapy o mille altri sbocchi).

  1. Già, perché è proprio per questo motivo (l’utilità) che il nostro amico cane è stato “creato” decine di migliaia di anni fa, e le razze attuali altro non sono che il perfezionamento di tutto ciò, si tratta di un aspetto fondamentale che non dobbiamo mai dimenticare.
  2. Insomma, il pedigree è a tutti gli effetti la «carta d’identità» del vostro cane e, soltanto grazie allo stesso, potete dimostrare che esso appartenga realmente a quella razza, e questo si rende necessario soprattutto per la tutela della selezione della stessa, sia dal punto di vista morfologico che da quello caratteriale e specifico.

*Educatore Cinofilo professionista

Cosa serve il pedigree cane?

Il certificato genealogico (pedigree) Il pedigree è il certificato di iscrizione a uno dei Registri del Libro genealogico. Viene emesso e stampato esclusivamente nella sede centrale dell’ENCI e viene spedito all’allevatore o alla Delegazione ENCI di competenza territoriale del nuovo proprietario del cucciolo se questo viene indicato all’atto della presentazione della domanda di iscrizione.

i dati anagrafici e identificativi del cane (razza, nome, sesso, data di nascita, colore del mantello, microchip); il numero d’iscrizione ad uno dei Registri di cui si compone il Libro genealogico; la genealogia del cane (genitori, nonni, bisnonni e trisnonni); chi, tra gli antenati, è stato campione di bellezza o di lavoro in Italia o all’estero e ha conseguito risultati in prove, brevetti, selezioni e/o è stato sottoposto a controlli sanitari per le displasie. i dati anagrafici del proprietario e dell’allevatore. I diversi passaggi di proprietà avuti del cane.

Sul Libro genealogico on line che è accessibile a tutti dal sito dell’ENCI () potranno essere trovate numerose altre informazioni e correlazioni utili. Il certificato genealogico (o pedigree ) garantisce che l’iscrizione del cane sia avvenuta secondo le procedure che scaturiscono direttamente dalla normativa emanata per decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

In caso di smarrimento, l’iscrizione al Libro genealogico tenuto dall’ENCI aiuta la rintracciabilità del cane indipendentemente dalla Regione in cui è stato smarrito. L’allevatore con affisso ENCI si impegna inoltre a far riprodurre cani sani, privi di malattie manifeste o patologie ereditarie. Un cane sprovvisto di pedigree emanato dall’ENCI non può essere considerato un “cane di razza”, anche se morfologicamente simile e non potrà partecipare alle manifestazioni ufficiali (esposizioni, prove di lavoro, ecc).

Sarà inoltre ben difficile che un allevatore accetti di accoppiare il proprio cane con un soggetto di cui si sa poco e su cui non si hanno notizie verificabili circa la corretta selezione e le origini. I cuccioli eventualmente prodotti non possono inoltre essere automaticamente iscritti al Libro genealogico.

  1. Le tariffe previste per ottenere il pedigree sono riportate in chiaro sul sito ufficiale dell’ENCI () e non sono certamente elevate.
  2. Diffidate dunque di chi vende un cucciolo di razza senza pedigree o con un notevole rincaro se volete il certificato, perché un allevatore serio lo considera parte integrante del prezzo del cucciolo.

Per la legislazione italiana la vendita di cani proposti come “di razza”, senza che questa qualità sia attestata dal pedigree, è vietata dal Decreto Legislativo n.529 del 30 dicembre 1992. : Il certificato genealogico (pedigree)

Quanto tempo ho per ritirare pedigree?

(Servizio disponibile SOLO per proprietari residenti in provincia di Cremona) – Carlino Se avete ricevuto un SMS da parte di ENCI, che vi informa che hanno spedito il Pedigree alla Delegazione di Cremona, potete contattarci per sapere se è già disponibile per il ritiro, oppure attendete la nostra lettera spedita per posta ordinari; Costo del ritiro e registrazione della pratica € 24,50 – Può essere effettuata anche da altra persona,

Se preferite possiamo inviarlo a mezzo RACCOMANDATA direttamente a casa vostra, inviandoci una E-MAIL a [email protected]

Scrivendo nell’oggetto del messaggio “RITIRO PEDIGREE”, allegando copia di un documento d’identità valido e la ricevuta di pagamento di € 35,00 avvenuto tramite BONIFICO BANCARIO IBAN: IT 43 S 08441 56780 000000039475 NELLA CAUSALE DEL VERSAMENTO SCRIVERE “NOME E COGNOME DELL’INTESTATARIO DEL CANE” Considerate che i tempi di elaborazione e stampa dei certificati possono dipendono dai tempi di registrazione della cucciolata e/o da eventuali esami richiesti all’allevatore per i genitori della stessa.