Addestrare un cane a non saltare addosso alle persone
- Premialo quando si avvicina a te tranquillo.
- Lascia che ti annusi quando torni a casa, ma solo se non ti salta addosso.
- Accarezzalo e fagli i complimenti quando è tranquillo.
- Non lo sovreccitare.
- Non farlo giocare in maniera brusca.
- Non lasciare che ti salga addosso.
Contents
- 0.1 Cosa fare se il cane ti salta addosso?
- 0.2 Cosa vuol dire quando il cane ti salta addosso?
- 0.3 Cosa significa quando il cane si siede e ti guarda?
- 1 Cosa significa battere il cane al posto del padrone?
- 2 Quando lasciare il cane senza guinzaglio?
- 3 Cosa fare se il cane non ubbidisce?
- 4 Come capire se il proprio cane e dominante?
Cosa fare se il cane ti salta addosso?
Quando ti salta addosso, NON forzare il cane ad inginocchiarsi, potrebbe essere pericoloso e doloroso. Se gli hai dato le spalle una o più volte ma Fido ti sta ancora saltando addosso, digli ‘Non si fa’ e allontanati andando in un’altra stanza. Quando il cane si è calmato, puoi tornare ad interagire con lui.
Cosa vuol dire quando il cane ti salta addosso?
Per apprendere sono importanti le emozioni, – Un’azione segnata da un’emozione positiva sarà ripetuta: salto addosso, ricevo una carezza, mi piace, lo rifaccio. Un’azione connotata da un’emozione negativa non sarà invece ripetuta: salto addosso, la persona si scosta, cado a terra, questo gioco non mi piace, non lo ripeto; se poi subito dopo il proprietario propone un’attività che gratifica il cucciolo, lui avrà un’alternativa, potrà scegliere e imparare quello che l’uomo gradisce fargli fare.
Come punire il cane che scappa?
Molti padroni si trovano a dover letteralmente combattere alcuni comportamenti scorretti del proprio cane, la cosa migliore sarebbe quella di prendere un cucciolo e cominciare un percorso di educazione insieme a lui. Non sempre questo capita ma, con i cani adulti, spesso si danno per scontato vari comportamenti, per esempio il fatto di usare sempre il guinzaglio o di tenerlo in ambienti chiusi.
- Queste sono tutte convinzioni non corrette.
- Bisogna avere pazienza nel insegnare al proprio cane come comportarsi, infatti, i risultati non sempre arrivano in tempi brevi ma, non bisogna disperare.
- Il padrone dovrà abituare il proprio cane, fin da cucciolo, a stare in spazi aperti, questo è in grado di seguire istintivamente il proprio amico e impara in modo autonomo a non allontanarsi troppo.
Il cane si abitua abbastanza in fretta a sentire il proprio nome, per questo il richiamo è una delle prime cose che gli vengono insegnate, Come spesso detto, il rapporto tra cane e padrone è fondamentale perché se tale liason è forte e si basa sulla fiducia, tutto viene più facile.
- I cani scappano,
- È qualcosa di assolutamente spontaneo e normale, dipende anche da come sono stati abituati.
- Se, per esempio, il padrone non presta molte attenzioni al proprio animale, che vive in uno spazio chiuso, con poca possibilità di uscire, questo ne approfitterà quelle poche volte che è lasciato in libertà.
Nei casi più gravi capita che i cani, lasciati liberi, si perdano o fuggano non rendendosi conto degli eventuali pericoli. Il cane è comunque un animale che istintivamente è in grado di capire con chi ha a che fare: un leader, un semplice amico o qualcuno da temere,
- Così come accade in ogni relazione è giusto impostare delle regole affinché il cane non abbia modo di recepire male i ruoli di chi lo circonda.
- Se si ha a che fare con un cucciolo uno dei primi insegnamenti riguarderà il richiamo mentre, nel caso degli esemplari adulti, soprattutto se provati da brutte esperienze, il percorso sarà più complicato.
Sarà necessario trasmettergli il legame tra una parola e lazione che gli viene richiesto di compiere, come prendi oppure vieni qui. Questa tipologia di cane sarà ricompensata dalla sola presenza dell’uomo accanto proprio perché non abituato. Alcuni cani non sono particolarmente interessati alla pratica del richiamo e sono attratti dagli stimoli che si presentano intorno,
- Per questo bisognerà optare per un percorso di rieducazione personalizzate a seconda del singolo soggetto.
- In ogni caso il cane dovrà vedere il padrone come colui che detiene il comando e cercare di modificare ciò che gli può piacere,
- Il primo punto non è semplice da comunicare ma, il padrone dovrà pretendere rispetto dal proprio animale, che non dovrà disobbedire.
Ciò non significa essere cattivi con il cane ma, intransigenti, cercando di impostare un giusto rapporto che porterà a dei risultati positivi nel lungo tempo. Inoltre, il cane deve imparare a essere recettivo quando il suo padrone chiama, Per far questo, all’inizio, si può usare un guinzaglio ben lungo, il cane sarà lasciato libero di girovagare e verrà richiamato quando magari non sembra interessato a qualcosa in particolare.
Se non dovesse rispondere al richiamo, il padrone procederà tirando il guinzaglio e dando relativa ricompensa, come bocconcino o carezze. Pian pianino il padrone richiamerà il cane in momenti magari più rischiosi procedendo sempre allo stesso modo, quindi lasciandolo prima libero e poi chiamandolo. Alcuni addestratori suggeriscono di punire lanciando dei sassolini contro il cane ma, soprattutto se si tratta di animali che hanno subito delle violenze o abbandonati, si peggiorerà la situazione.
La punizione in questo caso non aiuta, anzi. In ogni caso il padrone deve cercare di non richiamare il cane più di una volta altrimenti gli trasmette l’idea della seconda possibilità. Se il cane non obbedisce subito allora è bene provare con altri richiami ricordandosi sempre di indietreggiare e non di sporgersi in avanti perché è il cane che deve andare verso il padrone e non il contrario.
- Quando il cane è lasciato libero, tende a ricercare la sua condizione ideale svolgendo attività per lui stimolanti, può anche succedere che ricerchi subito la compagnia del suo padrone, se questo non accade bisogna fare in modo che capiti.
- Alcuni cani possono magari scappare e girovagare ma, sempre con un obiettivo in testa, anche se non è detto che riescano a raggiungerlo.
In caso di cani che sono stati abbandonati, può succedere che vadano alla ricerca del loro precedente padrone. Bisognerà comunque metterlo alla prova lasciandolo libero, anche se questo potrebbe essere pericoloso. Se non dovesse rispondere al richiamo, non serve a niente rincorrerlo perché andrebbe ancora più lontano.
In tal caso o si procede in un percorso alternativo oppure si aspetta il suo ritorno con premio, prima o poi il cane si abituerà al nuovo padrone. In generale il padrone deve trasmettere al cane il fatto che il richiamo non è una negazione bensì un modo per raggiungere più in fretta ciò che vuole e la disobbedienza, di contro, non porta ai risultati.
Il cane deve essere allenato a tali atteggiamenti quindi il padrone dovrà dedicare a lui del tempo per fargli capire tutto questo. L’insegnamento del richiamo dipende un po dal cane, dal suo vissuto, da come si propone e così via. Un comando utile che può essere insegnato al cane è il resta , che serve per farlo rimanere fermo e di fermarlo se si vuole muovere.
- Se il cane non accetta il comando, il padrone dovrà farlo indietreggiare comunicandogli l’idea che disobbedire non conviene.
- L’insegnamento del comando resta è utile proprio per procedere poi con il richiamo, diciamo che le due cose sembrano particolarmente collegate.
- Se il cane risponde al richiamo, va premiato.
Alcuni animali sono abbastanza difficoltosi e non reagiscono allinsegnamento del richiamo, si tratta spesso di esemplari che hanno subìto violenze, picchiati o cose di questo tipo. In tali casi il cane si mostrerà impaurito e anche dargli il premio sarà difficile, si potrebbe provare lanciandogli qualche bocconcino.
Cosa significa quando il cane si siede e ti guarda?
Per esprimere le proprie emozioni – Uno dei motivi per cui i cani sono così adorabili è il loro modo di esprimere le emozioni. Sembrano essere e sempre f elici, giocherelloni e amorevoli incondizionatamente. Come gli esseri umani, i cani esprimono una varietà di emozioni attraverso le espressioni del viso e gli occhi. Può essere un’emozione amichevole o una che mostra che sono:
arrabbiatiturbatispaventatipericolosi.
Fissando, mostrano, al loro umano, il loro interesse, Al cane fa piacere quando l’umano ricambia lo sguardo. Guardarsi reciprocamente negli occhi, proprio come succede nei rapporti umani, rilascia ossitocina, comunemente nota come “ormone dell’amore”, e può essere un ottimo modo per mostrare affetto.
Cosa significa battere il cane al posto del padrone?
Modi di dire e frasi fatte : Bagnarsi il becco. Bere appena un sorso. Ballarci dentro. Avere indosso abiti troppo grandi. Chiedere soldi. Battere due chiodi a una calda, Fare due cose contemporaneamente o dedicarsi a due compiti diversi ma tra loro dipendenti e, quindi, conseguendo due risultati con una sola azione.
- Battere il cane al posto del padrone.
- Prendersela non con il responsabile di un torto, ma con qualcuno più debole che gli sta vicino.
- Battere il chiodo ( o sempre sullo stesso chiodo).
- Insistere in continuazione sulla stessa cosa o argomento Battere il ferro finché è caldo.
- Saper approfittare delle buone occasioni e dare l’inizio a qualcosa quando la situazione è favorevole.
Battere il marciapiede. Esercitare la prostituzione per strada. Battere il naso. Imbattersi in qualcuno o in qualcosa. Battere il tamburo. Farsi molta pubblicità. Battere la carreggiata. Seguire le usanze. Seguire la carreggiata, andare per la carreggiata. Battere la fiacca.
- Sentire la stanchezza, comportarsi svogliatamente.
- Lavorare controvoglia, essere pigro.
- Fare le cose svogliatamente e lentamente.
- Battere la grancassa.
- Voler dare risalto eccessivo, pubblicità sproporzionata alla reale importanza di una persona o di un’impresa.
- Battere sempre sullo stesso tasto.
- Ripetere con insistenza qualcosa.
Battere (o alzare ) il tacco. Andarsene, fuggire. Battersela. Andar via all’improvviso. Scappare. Svignarsela Benedire con la granata ( o col manico della scopa). Bastonare, picchiare qualcuno. Bere d’ogni acqua. Prendere ciò che è possibile. Bersela. Credere a qualche fandonia.
- Bollare a fuoco.
- Coprire d’infamia, di vergogna.
- Bollire in pentola.
- Stare per accadere.
- Svolgere un’indagine senza avere una pista attendibile.
- Brillare per la propria assenza.
- Farsi notare vistosamente per la propria assenza in un luogo o a una manifestazione dove si era attesi.
- Bruciare il paglione,
- Mancare a una promessa; andare via senza pagare.
Bruciare le tappe. Procedere a ritmo sostenuto, celermente, superando con rapidità ostacoli e indugi. Bruciare sul vivo. Colpire fortemente. Bruciarsi le ali. Danneggiarsi, esponendosi imprudentemente a un pericolo. Buttar l’osso a qualcuno. Pagare qualcuno, corromperlo con il denaro.
- Buttar via l’acqua sporca con il bambino dentro.
- Disfarsi di cosa ritenuta inutile, senza avvedersi di buttar via, con essa, anche ciò che si deve conservare.
- Buttare ( o gettare) a mare.
- Disfarsi, abbandonare.
- Buttare ( o gettare) all’aria.
- Mettere a soqquadro; far fallire.
- Buttare ( o gettare) la polvere negli occhi.
Illudere, ingannare subdolamente. Buttare al vento. Sprecare, sciupare.
Buttare giù. Buttare giù un vecchio edificio. Buttare giù una pillola. La malattia l’ha buttato giù.
Abbattere, demolire. Inghiottire. Far deperire, demoralizzare. Buttare a mare. Disfarsi di qualcuno o di qualcosa. Buttare i soldi dalla finestra. Spendere insensatamente. Buttare là. Dire qualcosa con sottile intenzione, fingendo noncuranza. Buttare là un’idea, un sospetto.
Intensificare un conflitto. Buttare qualcuno in pasto alle belve. Esporre qualcuno alle critiche di gente perfida. Buttare sulla strada. Licenziare, rovinare. Buttare via. Gettare, cestinare; dilapidare. Sprecare. Buttarla sul ridere (o sul comico ), Vedere il lato buffo di qualcosa, specialmente di qualcosa che di per sé è serio o anche drammatico.
Buttarsi a capo fitto. Slanciarsi con arditezza. Buttarsi a pesce. Dedicarsi, applicarsi con entusiasmo: buttarsi a pesce sul cibo, cominciare a mangiarlo con avidità. Buttarsi nel fuoco per qualcuno. Fare di tutto per aiutare qualcuno. Avere una devozione e dedizione assoluta per qualcuno, essere disposto a qualsiasi sacrificio.
Quando lasciare il cane senza guinzaglio?
Lascia il tuo cane senza guinzaglio solo in aree sicure e se siete da soli. Tra odori sconosciuti, scoiattoli che sbucano dagli alberi e rumori strani, durante le passeggiate è naturale che il tuo cane sia incuriosito da moltissimi stimoli diversi quando si spinge da solo alla scoperta del mondo.
Cosa fare se il cane non ubbidisce?
Ambulatorio Veterinario ORSAMAGGIORE COME ESSERE IL CAPOBRANCO C’è un errore di fondo nel detto popolare “essere solo come un cane”: il cane non è affatto un animale solitario, ma un animale sociale che vive in branco. I proprietari dicono spesso che il proprio cane “ormai è un membro della famiglia”. A volte alcuni proprietari restano interdetti quando, di fronte a un problema comportamentale qualsiasi, do consigli che possono sembrare fuori luogo: dare il cibo ad orari precisi, non lasciare al cane giocattoli a disposizione, non farlo dormire sul letto.
Che c’entra il cane che morde, che abbaia troppo, o che non obbedisce, con tutte queste cose? Il nesso c’è, eccome. Quei consigli servono a far capire al cane che il capobranco siete voi. Soltanto quando il cane vi riconoscerà come capobranco sarà disposto ad accettare le vostre sgridate : altrimenti otterrete solo ringhi e perfino morsi, perché voi, umani sottomessi, osate alzare la voce con lui che è il capo.
Il cane disobbediente è quasi sempre un cane che non vi riconosce come capobranco. Non esistono cani ribelli, stupidi o feroci: questi concetti in natura non esistono. Il cane semplicemente rispetta le regole sociali che ha appreso. Quindi un cane mordace, che non obbedisce al proprietario, non è cattivo o disobbediente: è semplicemente un cane dominante che sta svolgendo con zelo il proprio ruolo di capobranco e sta lottando per la difesa del proprio territorio, del proprio padrone, o della propria posizione sociale.
- Avere il cane sottomesso non significa che non vi sia amore.
- Non lasciatevi fuorviare dai connotati negativi che la parola “sottomesso” potrebbe richiamare.
- Il cane sottomesso non è uno schiavo che obbedisce al padrone, ma piuttosto un bravo figlio che conosce le regole del vivere civile e ha un rapporto equilibrato coi genitori.
Tanto è vero che i cani e i lupi sottomessi preferiscono restare nei ceti bassi del branco piuttosto che abbandonarlo. IMPARIAMO AD ESSERE IL CAPO Il capo, per essere tale, deve farlo CAPIRE agli altri. Questo presuppone che nella famiglia vi sia comunicazione.
- Vi riporto due esempi di traduzione errata, che prendono in considerazione entrambe le fasi della traduzione.
- CAPIAMO QUELLO CHE VUOLE IL CANE?
Dareste un bocconcino-premio al cane subito dopo che vi ha fatto pipì sul tappeto nuovo? Certamente no. Eppure a volte ci comportiamo esattamente così. Non ci credete? Immaginate di portare un cucciolo a casa, e quello per tutta la notte, appena viene lasciato solo, piange. Voi come vi comportate?
- Lo prendete a dormire con voi nella stanza, magari anche sul letto;
- Non lo mettete nella vostra stanza, ma andate a rassicurarlo, visto che in fondo è appena arrivato, è cucciolo, e ha paura di restare solo;
- Seguite una linea dura, e lo sgridate, perché deve imparare che non può fare quello che vuole.
Ebbene, qualsiasi risposta abbiate dato fra queste, sono tutti comportamenti errati, analoghi al bocconcino dato quando il cane ha fatto pipì sul tappeto. Infatti in quel momento il cane, piangendo, sta chiedendo attenzione, e voi, andando da lui (che sia per sgridarlo o per rassicurarlo, e peggio ancora, per portarlo sul letto con voi) state obbedendo alle sue richieste: è il cane che sta decidendo QUANDO voi dovete andare da lui, ma voi non l’avete capito.
RIUSCIAMO A FARCI CAPIRE DAL CANE? A volte siamo noi a lanciare al cane messaggi ambigui. Quando un cane arriva nella nostra casa, spesso viene riempito di coccole. Le coccole per noi sono un gesto d’affetto, vogliamo rassicurarlo, farlo sentire felice e a casa. Ma nel linguaggio canino, queste coccole equivalgono ad una dichiarazione di sottomissione.
“Anche senza che io faccia niente, stanno tutti qui intorno ad ossequiarmi. Bello essere il capo”. Col tempo, questa nostra costante “dichiarazione di sottomissione” darà al cane l’autorità di sentirsi il capo. Un giorno che saremo particolarmente impegnati e non avremo tempo di coccolarlo per tutto il tempo, lui protesterà abbaiando: “Dove sono le mie coccole? Allora? Allora?”.
A quel punto non servirà a niente sgridarlo, lui non obbedirà: siamo stati noi stessi, con le nostre inconsapevoli azioni, a dargli l’autorità del capobranco. GIOCHI DI POTERE Il cane sviluppa il proprio carattere già nelle prime fasi di vita, quando interagisce con i fratellini, le sorelline e la madre.
Guardando una cucciolata vediamo che alcuni piccoli dormono insieme, uno mordicchia le zampe di un altro, altri due si azzuffano, uno si precipita sulla ciotola del cibo. I cuccioli non stanno semplicemente divertendosi. Il gioco, per un cucciolo, è un modo per comprendere quale posto avrà nella gerarchia del branco.
- E’ per questo che i cani che vengono allontanati troppo presto dalla cucciolata spesso hanno disturbi del comportamento.
- Il cucciolo che si lascia mordicchiare le zampe sta mostrando sottomissione; quelli che mordicchiano gli altri stanno imparando a dosare la forza del proprio morso.
- Quello che si precipita per primo sul cibo sta mostrando dominanza, e così via.
ARRIVO A CASA, SI RICOMINCIA DAL. “CAPO” Quando un cane viene portato a casa, cambia tutto il suo ambiente. Da piccolo magari era il “capo” della cucciolata, il più grosso di tutti, il più forte, quello che arrivava al capezzolo migliore e si cibava più degli altri, quello che mordicchiava tutti.
- E adesso, nella nuova casa, come si dovrà comportare con i suoi “nuovi” compagni di branco? Per capirlo, farà le stesse cose che faceva ai fratellini: ad esempio vi mordicchierà le mani.
- Voi potreste scambiarlo per gioco, “tanto non fa male”, ma in realtà lui sta cercando di capire se può essere il vostro capo e se i propri morsi fanno male.
Voi, lasciandovi mordicchiare, state dicendo al cane che può mordere a suo piacimento, e quando sarà adulto (e i suoi morsi saranno più potenti), sarà difficile fargli cambiare idea.
- Vi metterà alla prova in continuazione, e in base alle vostre risposte capirà quale gradino della gerarchia gli spetta.
- IMPARIAMO A PENSARE DA CANI!
A volte ci guarda con due occhi così che ci viene naturale fargli una carezza. Ma è un comportamento scorretto. Prima di interagire in qualsiasi modo con lui (coccole, bocconcini, alzarsi la notte perché abbaia, sculacciate, eccetera) dovete fermarvi un secondo a riflettere: “sto facendo qualcosa perché LUI me lo sta comandando? E cosa può significare la mia azione per lui?”. Il capobranco è quello che dà ordini su cosa fare e quando farlo. In natura, il lupo dominante decide quando è il momento della caccia, del gioco, dello spostamento, eccetera. Quindi, se volete essere il capo, il primo passo è non cedere alle richieste del cane, ma semplicemente ignorarle,
Ecco la parola chiave. Il cane non sta semplicemente “chiedendovi” il bocconcino da tavola, o di giocare o di uscire: è come vi stesse impartendo un ordine. A volte sanno essere molto furbi, e capiscono che il modo migliore per farsi obbedire è sgranare due occhioni grandi così o scodinzolare o farvi le feste.
Non lasciatevi ingannare, e non cedete mai alle sue richieste, in qualunque modo vi vengano fatte, che siano abbai insistenti, ringhi, lamenti, leccatine alla mano. Dovete essere voi a stabilire i tempi per ogni cosa: il cibo, le passeggiate, le coccole, il gioco.
- PRENDETE IL CONTROLLO DELLA SITUAZIONE Tutto ciò che per il cane è piacevole (carezze, bocconcini, perfino la vostra presenza) deve essere concesso solo come premio per un comportamento corretto.
- Uno dei metodi più semplici che si può attuare tutti i giorni è quello di razionare il cibo.
- I cani e i lupi in natura non hanno certo il cibo sempre pronto nella ciotola: è il capobranco che decide quando si va a caccia.
Allo stesso modo, dovete far capire al cane che siete voi ad avere il controllo sull’alimento. Se abbaia per chiedere cibo, ignoratelo. Non sgridatelo, non guardatelo nemmeno. Come se lui non fosse lì. Quando è arrivato il momento del pasto, chiamatelo, prendete il cibo, fate mettere seduto il cane o impartitegli un comando qualsiasi, e finché non vi obbedisce non dateglielo.
Appena esegue l’ordine, dategli la ciotola per premiarlo. In questo modo, VOI avete deciso che è il momento del cibo. VOGLIO GIOCARE! Stesso discorso vale per i giocattoli, o per le richieste di attenzione. Accontentereste le richieste di un bambino che invece di andare a scuola vuole sempre giocare? Ignorate le sue richieste finché non smette.
Niente sgridate, niente sguardi. Ignoratelo. Fategli capire che sta sprecando il suo tempo. Quando avrà smesso di chiedere, ignoratelo ancora per alcuni minuti, poi dategli un comando qualsiasi, e solo quando obbedisce, dategli il giocattolo. Ignoratelo anche se abbaia come un ossesso intorno alla tavola, o se piange la notte.
- A volte accade che dopo un’ora di fracasso, di infruttuosi “stai buono”, “a cuccia” e simili, alla fine cediamo, lanciandogli finalmente l’ambito bocconcino o portandolo a passeggio, “così almeno sta zitto”.
- In questo modo peggioreremo la situazione, perché stiamo fornendo un rinforzo positivo: lui imparerà che abbaiare a lungo è l’unico modo per farsi obbedire; quindi la prossima volta abbaierà ancora più furiosamente e più a lungo.
E’ proprio il caso di dire che si entra nella proverbiale situazione del “cane che si morde la coda”. Ricordatevi che ignorarlo non significa non preoccuparsi del problema, ma è un comportamento attivo, è un messaggio importante che state lanciando al cane : “se fai così, non otterrai nulla”.
- ALCUNE COSE CHE IL CAPO NON FA MAI
- Il capobranco non si lascia mordicchiare, nemmeno per gioco: lasciarsi mordicchiare le mani, le caviglie o i piedi significa accettare la sua dominanza, e inoltre il cucciolo non imparerà a dosare la forza del morso.
- Il capobranco non eccede con le feste quando torna a casa: una carezza, poi torna dal cane quando si sarà calmato.
- Il capobranco è quello che dorme in posizione sopraelevata rispetto agli altri; se gli permettete di dormire sul letto con voi, presto il cane vi metterà le zampe in testa, non solo in senso letterale!
Il capobranco, riassumendo, è quello che dice cosa fare e quando farlo, e non cede mai alle richieste dei sottomessi. Insegnare comandi semplici al cane ha proprio lo scopo di rafforzare questi ruoli. OGNUNO FACCIA LA PROPRIA PARTE Come vedete, non è sempre facile “pensare come un cane” e comunicare correttamente con lui.
Diffidate del classico consiglio dell’amico, perché si sentono in giro fin troppi luoghi comuni e credenze prive di senso o addirittura controproducenti. Se dovete parlarne col veterinario, prendete appuntamento: quando si parla di educazione del cane, l’argomento non può essere liquidato in dieci minuti; un piccolo problema comportamentale può essere la spia di un difetto nel rapporto uomo-cane, e analizzare questo aspetto può richiedere più tempo di una visita medica.
: Ambulatorio Veterinario ORSAMAGGIORE
Come capire se il proprio cane e dominante?
Il cane dominante E’ caratterizzata da: orecchie dritte in avanti, coda tenuta in vista, ben in alto, ad angolo retto rispetto al corpo, il corpo è rigido, duro, ben piantato a terra.
Perché il cane scappa da me?
Perché il cane scappa? Il primo motivo per cui il nostro amico a quattro zampe si potrebbe allontanare da casa è legato al suo istinto di riproduzione. Infatti se a poca distanza il nostro cane sente che c’è una cagnolina in calore potrebbe decidere di andare a cercarla e quindi allontanarsi da casa. Un’altra motivazione della fuga del cane è legata alla noia o al desiderio di esplorazione. Infatti la maggior parte dei cani vivono una vita sedentaria e monotona che mal si addice ad un animale che per sua natura è un esploratore. Per questo il nostro cane potrebbe decidere di allontanarsi da casa per andare a visitare posti e annusare il circondario, va ricordato che per la mentalità del cane l’allontanamento da casa è un episodio provvisorio nell’ordine di “vado a fare un giro e poi torno” non “me ne vado da casa” perché il cane è un animale sociale che ama stare con il proprio “branco”. Il cane scappa anche se spaventato o impaurito da un evento inaspettato. Durante un temporale o per il rumore di fuochi d’artificio il suo cervello potrebbe suggerirgli di scappare via dal pericolo che sente vicino. Se il cane è spaventato è confuso e la sua capacità di analisi del problema viene meno tanto da portarlo a fare azioni che normalmente non compirebbe. Infine è bene ricordare che i cani che hanno trascorso parte della loro vita in canili o rifugi oppure che hanno cambiato ambiente spesso hanno una tendenza alla fuga maggiore. Questo perché l’animale ha bisogno di tempo per ambientarsi e riconoscere un posto come la sua “tana” e se durante il periodo di transizione non viene monitorato a sufficienza potrebbe decidere di cercare di tornare al posto che reputava sicuro. Per ovviare a tutte queste possibili cause di fuga ricordiamo che tutti i cani vanno educati alla vita che svolgeranno, cioè abituati agli ambienti e alle persone, ai rumori e agli odori. Più al cane verranno mostrate situazioni diverse e verrà abituato ad affrontarle nel modo corretto meno il cane sarà portato a seguire il suo istinto in situazioni particolari.