Come Si Sterilizza Un Cane
Per sterilizzazione si intende l’ asportazione chirurgica delle ovaie (ovariectomia) o di utero ed ovaie (ovarioisterectomia-OHE). L’intervento viene eseguito in anestesia gassosa in due differenti modalità: laparotomia. laparoscopia.

Come si sterilizzano i cani maschi?

Castrazione cane: tipologie, vantaggi e svantaggi per gli esemplari maschili – La castrazione chirurgica del cane maschio prende il nome di orchiectomia e consiste nella rimozione delle gonadi maschili, i testicoli, sede di produzione del testosterone e degli spermatozoi.

L’intervento prevede che l’animale resti digiuno da almeno 8 ore dal cibo, mentre l’acqua può essere lasciata in base alle indicazioni del Veterinario. Il cane viene sedato e messo in anestesia generale; la chirurgia prevede l’incisione della cute, l’apertura della borsa scrotale, l’incisione delle tonache che avvolgono il testicolo, la legatura dei vasi e l’asportazione del testicolo.

In questo caso l’intervento è definitivo. La castrazione farmacologica (detta anche “chimica”) è invece una castrazione temporanea che consiste nell’innestare nel sottocute del cane un impianto (una specie di chip) contenente al suo interno un principio attivo, che viene rilasciato ed assorbit o dall’organismo iniziando ad avere effetto attorno alla seconda settimana dall’inserimento.

  1. Questo dispositivo inibisce la sintesi del testosterone che è l’ormone sessuale prevalentemente nel maschio.
  2. Il cane per un tempo limitato variabile tra 6 e 12 mesi non mostrerà interesse all’accoppiamento.
  3. Data la variabilità nel tempo di questa azione è necessaria la supervisione del medico Veterinario.

Tra le castrazioni va annoverata anche la vasectomia che prevede la chiusura dei dotti deferenti, dei canalicoli che convogliano lo sperma e gli spermatozoi in uretra. In medicina veterinaria però è una pratica poco utilizzata. Il dibattito su quando castrare il cane è ancora aperto all’interno dell’ambiente scientifico: sono tutti d’accordo però sul fatto che il cane debba aver raggiunto la maturità sessuale.

i cani non si ammalano di malattie sessualmente trasmissibili; si riducono aggressioni tra cani maschi che si verificano durante gli accoppiamenti (per la conquista della femmina); prevenzione dei tumori testicolari; alcuni cani diventano più docili e più disposti alla socializzazione.

Tra gli svantaggi vi sono i seguenti:

la castrazione chirurgica è un intervento a tutti gli effetti con tutti i rischi connessi alla procedura; se il soggetto è dominante la castrazione non rende il soggetto più mansueto, ma per ottenere risultati in questo senso si consiglia un percorso comportamentale adeguato ad opera di personale specializzato; Può determinare una certa tendenza del cane ad ingrassare

Come sta il cane dopo la sterilizzazione?

Quando dura la convalescenza dopo la sterilizzazione del cane? – Già qualche ora dopo l’intervento, la cagna riprende a camminare e nell’arco delle 24/48 ore successive tutte le sue funzioni fisiologiche tornano alla normalità. Nella fase post operatoria bisogna garantire alla ferita una cicatrizzazione ottimale.

Perché si sterilizza il cane maschio?

Nel maschio la sterilizzazione ha valore farla perché: Elimina il rischio di vagabondare e scappare per la ricerca del partner, e riduce il rischio di conflitti e aggressioni.

Come cambia il carattere del cane maschio dopo la sterilizzazione?

I benefici della sterilizzazione del cane La sterilizzazione o castrazione è una pratica molto diffusa in numerosi Paesi ed è considerata da molti esperti come una scelta responsabile da parte dei proprietari di cani che non desiderano far riprodurre volutamente il loro animale.

  1. Ecco alcune informazioni essenziali sulla sterilizzazione.
  2. La sterilizzazione (per le femmine) o la castrazione (per i maschi) è un intervento chirurgico che rende il cane incapace di riprodursi.
  3. In genere, nelle femmine questo intervento comporta l’asportazione delle ovaie e dell’utero e nei maschi la rimozione dei testicoli.

Esistono anche altre alternative, come la vasectomia per i cani maschi, ma sono relativamente rare. L’intervento viene sempre eseguito in anestesia totale e richiede un breve periodo di convalescenza, durante il quale il cane ha bisogno di cure particolari.

La sterilizzazione può comportare alcuni effetti indesiderati, descritti di seguito. Fattori da prendere in considerazione se si fa sterilizzare il proprio cane Far sterilizzare o meno il proprio cane è una decisione importante, che richiede alla maggior parte dei proprietari un’attenta valutazione dei pro e dei contro.

Il tuo veterinario sarà in grado di consigliarti la scelta più appropriata per il tuo cane e il tuo stile di vita. Ad esempio, se il tuo cane frequenta regolarmente altri cani, corre libero in un’area destinata ai cani, viene accudito in una pensione per cani, ecc., potrebbe essere consigliabile farlo sterilizzare per evitare gravidanze indesiderate.

I benefici della sterilizzazione Femmine: la sterilizzazione dei cani femmina comporta notevoli vantaggi, in particolare se viene eseguita prima del loro primo o secondo calore (estro). Infatti, oltre a eliminare il rischio di gravidanze impreviste o indesiderate, le femmine sterilizzate sono esposte a un rischio notevolmente ridotto di tumore mammario e l’asportazione completa dell’utero elimina il rischio di sviluppare un’infezione potenzialmente fatale chiamata piometra e tumori uterini.

Le probabilità che le cucciolate non volute finiscano nei canili, già sovraffollati, sono molto elevate. Per questa ragione, è meglio lasciare che della riproduzione si occupino allevatori responsabili che, prima dell’accoppiamento, si assicurino che i nuovi nati siano destinati a famiglie in grado di dare loro una casa e tutto l’affetto di cui hanno bisogno per il resto della loro vita.

  • Maschi: anche per i cani maschi la sterilizzazione presenta dei vantaggi.
  • L’età in cui si esegue l’intervento è un fattore meno importante per i cani maschi, ma i cani castrati sono comunque meno soggetti al rischio di patologie a carico dei testicoli e della prostata.
  • Spesso i cani non castrati mostrano comportamenti indesiderati legati agli ormoni, come monta inappropriata e fughe in cerca di una femmina, che possono essere pericolose se attraversano strade o si allontanano troppo da casa.

Cambiamenti successivi alla sterilizzazione Come ti spiegherà il veterinario, in seguito alla sterilizzazione o castrazione nell’organismo del cane si verificano una serie di cambiamenti. Tali cambiamenti possono essere più evidenti nei maschi. La sterilizzazione non cambierà la personalità del cane, ma ne modificherà i comportamenti legati agli ormoni sessuali.

  1. Molti proprietari notano inoltre che, dopo la sterilizzazione, i loro cani tendono ad essere più tranquilli.
  2. Oltre ai cambiamenti di natura ormonale sopra descritti, possono inoltre verificarsi dei cambiamenti a livello metabolico.
  3. A causa del rallentamento del metabolismo, dopo la sterilizzazione i cani hanno una maggiore tendenza a ingrassare.

È quindi importante prestare particolare attenzione alle loro esigenze nutrizionali per assicurarsi che non diventino sovrappeso. Si consiglia di passare a un’alimentazione specifica per cani sterilizzati, come Hill’s™ VetEssentials NeuteredDog. : I benefici della sterilizzazione del cane

Quanti giorni ci vogliono per riprendersi dalla sterilizzazione?

Sterilizzazione cane femmina, post operatorio e convalescenza – L’età ideale per sterilizzare un cane femmina è tra i 6 i 9 mesi di età, dopo il primo calore. A questa età, a meno che non ci siano particolari problemi, il cane è giovane e perfettamente in grado di affrontare il post operatorio di un intervento così importante ma bisogna sempre avere particolari precauzioni.

  1. Già qualche ora dopo l’intervento, eseguito in sedazione totale, la cagna riprende a camminare e nell’arco delle 24/48 ore successive tutte le sue funzioni fisiologiche tornano alla normalità.
  2. Dopo l’intervento però il cane potrebbe aver bisogno di un giorno per recuperare tutte le energie.
  3. Se l’intervento è stato eseguito con tecnica tradizionale sarà necessario fare assumere al cane antibiotici e antidolorifici, e la cagnolina dovrà indossare il collare elisabettiano per aiutare la cicatrizzazione ed evitare che il fastidio e il dolore sui punti la inducano a grattarsi e strapparli via.

Se l’intervento è stato eseguito in laparoscopia la convalescenza è molto più rapida, i tempi di ripresa sono dimezzati e il dolore meno intenso. Dopo l’intervento è bene che il cane eviti di correre o saltare per almeno 7 giorni. La cagnolina deve essere lasciata il più possibile tranquilla.

Quanto vive un cane castrato?

I cani sterilizzati vivono più a lungo L’Università della Georgia ha stilato una statistica su un campione di oltre 40 mila decessi. Il risultato, per molti versi, conferma una convinzione molto diffuso, ma aiuta anche a scoprire quali malattie colpiscono di più i cani sterilizzati e non. Chi si appresta a convivere con un cane sa bene quanto atroce possa essere porsi la domanda “Lo faccio castrare, oppure no?”. Sull’argomento si discetta da tempo, da anni, forse da secoli (o forse no), fatto sta che la castrazione è in ogni caso una scelta sofferta e a supporto di questa opzione ci si è spesso sentiti dire che un cane senza le sue gioie sessuali vive più a lungo.

Ora, qualsiasi sia il peso che si vuol dare a questa constatazione, bisogna prendere nota che avvalora la tesi di una maggiore longevità dei cani sterilizzati un’indagine statistica condotta dall’Università della Georgia su 40.139 decessi registrati tra il 1984 e il 2004 nel database di un medico veterinario.

Precisamente l’età media dei cani non sterilizzati è di 7,9 anni, mentre quelli sterilizzati vivono 9,4 anni. Differente anche la causa di morte, I cani sterilizzati tendono ad ammalarsi più spesso di tumore o malattie autoimmuni, mentre gli amici a quattro zampe non castrati muoiono più di frequente di traumi o infezioni.

  1. La differenza è probabilmente motivata dalla diversa produzione di progesterone e testosterone, minori nell’esemplare castrato e che va ad intaccare direttamente il sistema immunitario, favorendo il sorgere di patologie autoimmuni.
  2. Si tratta di debolezze che possono aiutare i padroni di cani a direzionare l’attenzione propria e del proprio veterinario verso infezioni o cellule tumorali.

: I cani sterilizzati vivono più a lungo

Quanto dura l’intervento di sterilizzazione?

LA STERILIZZAZIONE, UN INTERVENTO DA VALUTARE La professione di un veterinario è fatta soprattutto di parole: parole spese per spiegare come impostare una terapia o somministrare una compressa; parole scelte con cura per annunciare una brutta notizia; ancora parole per evitare che un cliente torni a casa con i medesimi dubbi che aveva quando è entrato in ambulatorio; ma soprattutto parole, un fiume di parole, investite con le migliori intenzioni ogni santo giorno per informare.

  • Qualche tempo fa, una Collega in tirocinio presso la nostra Struttura mi chiedeva dove trovassi la forza di ripetere, apparentemente con lo stesso entusiasmo, il medesimo discorso che faccio tutte le volte che ho davanti qualcuno con un cucciolo appena adottato.
  • Il giorno seguente, dopo aver assistito prima ad una mastectomia e successivamente ad un’ecografia che ha rivelato una neoplasia prostatica, la Collega ha trovato da sola la risposta che cercava: l’informazione può salvare la vita ai nostri cani.
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Semplice, direte voie in effetti è davvero semplice, anche se il discorso, per forza di cose influenzato da ragionamenti etici, sentimentali (ed a volte anche economici), diventa il più delle volte terribilmente complicato. Sterilizzare o no? E’ sempre questo l’amletico dubbio che nasce tutte le volte che un neoproprietario pensa al proprio cucciolone, in perfetta salute, messo su un tavolo operatorio.

E la cosa peggiore è che, in fondo, non è possibile essere sicuri al duecento per cento che le sue preoccupazioni siano completamente infondate. Un’anestesia, un intervento chirurgico, non possono in nessun caso garantire l’assoluta assenza di rischio, anche se eseguite nella migliore delle maniere e con il massimo della perizia e della professionalità.

E allora, come regolarci? Operare o no? Da veterinario non posso che avere un’opinione ben radicata in proposito, a favore di questa pratica e fondata sull’esperienza professionale oltre che su dati scientifici incontrovertibili, ma negli anni sono giunto ad una conclusione: se una decisione viene presa in assoluta libertà, dopo essere stati correttamente ed approfonditamente informati e se perciò si è ben consci dei pro e dei contro che la decisione presa comporta, beh, seppur non risulti condivisibile, questa decisione deve essere rispettata.

Ecco, questo è in fondo lo scopo primario di questo articolo: dare, a chi avrà la pazienza di leggerlo fino in fondo, tutti gli elementi per valutare se, nell’ambito del rapporto che ha con il proprio cane, possa esserci spazio per un intervento che potrà un giorno salvare la vita a quest’ultimo. Parleremo quindi di pro e di contro, ma dovrete scusarmi se l’unico aspetto che non affronterò sarà quello strettamente etico, che spinge chi lo sostiene a rifiutare a priori quella che considera una vera e propria mutilazione di un essere vivente.

Sarebbe arbitrario, da parte mia, confutare una convinzione tanto personale e soggettiva, soprattutto perchè significherebbe accusare alcune persone di esagerata antropomorfizzazione del proprio cane. Dell’anestesia abbiamo già detto e credo che questo, al di là del deluso “desiderio di paternità” del proprietario, rimanga uno dei pochi dati da considerare con attenzione.

  1. Per nostra fortuna, la tecnologia e la farmacologia moderne offrono ai veterinari farmaci, macchine per anestesia e strumenti di monitoraggio paragonabili a quelli utilizzati ogni giorno in chirurgia umana e tali da rendere davvero piccolo questo dubbio.
  2. Che, come dicevo prima, va sicuramente valutato, ma anche messo in relazione ai benefici che il cane potrebbe avere dall’intervento.

Ma il giustamente ansioso proprietario ha spesso molte altre domande, frutto della pessima cultura cinofila italiana coltivata nei parchetti e troppo spesso fonte di atroci dubbi: il cane ingrasserà dopo l’intervento? Cambierà molto il suo carattere? E qui, puntuali come un treno tedesco, si inseriscono spesso i racconti della bretoncina del cognato, che ad un anno dall’ovariectomia è disgraziatamente raddioppiata di peso ed ora che assomiglia ad una cinta senese, passa le sue giornate a dormire sul divano.

C’è da dire che nell’immaginario di un preoccupato proprietario poco conta che la cagnolina mangi tre etti di tagliatelle al ragù a pastoe forse che sia per questo (e non per l’intervento!) divenuta talmente obesa da trovare terribilmente difficoltosa una qualsiasi attività fisica che esuli dalla passeggiatina biologica tre volte al giorno.

Inutile aggiungere che anche un presunto possibile aumento di taglia fa parte, come le precedenti, delle più fantasione leggende metropolitane. Diciamolo chiaramente: un cane che viene sterilizzato, maschio o femmina che sia, non ingrassa (a meno che non lo si alimenti oltre i suoi fabbisogni), non muta il suo carattere (a patto che, dopo aver gioito della sua vivacità di cucciolo per tutta l’estate, non lo si releghi a poltrire su un divano a causa della brutta stagione) e nemmeno cresce a dismisura (fatto salvo che il suo patrimonio genetico non dica altrimenti: se lo sconosciuto nonno del nostro cucciolo era un alano, questa possibilità esiste).

  • E a questo punto, messo da parte il capitolo “Miti & Leggende”, apriamo una parentesi per dire in cosa consiste la sterilizzazione nel maschio e nella femmina.
  • In realtà, intendendo parlare di asportazione dei testicoli nel maschio (orchiectomia) e delle ovaie nella femmina (ovariectomia), il termine più corretto sarebbe “castrazione” ed a questa ci riferiamo in queste righe, dato che la sterilizzazione, nell’accezione scientifica del termine, comprenderebbe anche tutte quelle procedure chirurgiche atte a rendere non più fecondo l’animale pur lasciando intatte le gonadi (vasectomia nel maschio e legatura delle tube nella femmina) e quindi anche gli ormoni sessuali in circolo.
  • In quest’ultimo caso, a fronte comunque di un intervento chirurgico, otterremmo solo un controllo delle nascite, ma non avremmo nessuno dei considerevoli benefici che elencherò più avanti.

L’orchiectomia è un intervento decisamente semplice. Ha generalmente una durata di una decina di minuti e nei cani intorno ai sei mesi di età non necessita nemmeno dell’asportazione dello scroto: il cucciolone se la cava con un taglietto davvero piccolo e praticamente nessun dolore; l’ovariectomia è una faccenda leggermente più complicata, dato che le ovaie si trovano nella cavità addominale: se non ci sono complicazioni (cagna troppo grassa, legamenti molto corti) l’intervento dura una mezz’ora al massimo ed anche qui, a dodici-ventiquattr’ore dal suo termine, la fanciulla sarà in grado di riprendere al cento per cento la sua vita di sempre.

  • In un caso e nell’altro, per evitare che i ragazzacci si mastichino i punti di sutura, sarà bene dotarli per una decina di giorni di un collare elisabettiano, ovvero di quella specie di parabola satellitare che, alla fine dei conti, sarà per loro l’unico vero disturbo di tutta questa faccenda.
  • Detto questo, veniamo ai reali, evidenti e tangibili pro e contro.

Li esamineremo divisi per sesso, dato che a questo fattore sono intimamente legati. Contro la castrazione del maschio c’è, se questa viene eseguita prima del raggiungimento della pubertà, un leggero minore manifestarsi dei cosiddetti caratteri sessuali secondari.

  1. Se invece le pallette se ne vanno più tardi, questo non succede, perché la maturità sessuale avrà già fatto emergere del tutto la tipica morfologia maschile.
  2. A favore della castrazione del maschio
  3. avremo vantaggi comportamentali e vantaggi clinici.

I primi dipendono soprattutto dall’età a cui viene effettuato l’intervento. Prima della pubertà eviterà l’insorgere di tutti quegli atteggiamenti che, molto spesso, trasformano intorno agli otto-dieci mesi un socievolissimo cucciolone in un giovane maschio decisamente poco tollerante verso la presenza dei suoi consimili dello stesso sesso.

Inutile aggiungere che la stragrande maggioranza delle risse nei parchi cittadini avviene proprio per questo motivo, perché il testosterone determina nel cane un sostanziale aumento dell’aggressività e della territorialità. E se, con queste premesse, capita che nei paraggi ci sia una femmina in calore, una passeggiata ai giardini con il proprio cane può cominciare ad assomigliare più ad un incubo che ad un’attività rilassante.

La castrazione post-puberale, non potendo in alcun modo influire sulle abitudini acquisite in precedenza (e quindi sulla più o meno marcata rissosità nei confronti degli altri maschi), riesce a contenere solo le manifestazioni legate alla presenza di femmine in estro: strazianti ululati davanti alla porta di casa, scioperi della fame ed agitazione continua sono comportamenti ben conosciuti da chi ha la sfortuna di vivere, con un maschio intero, in un condominio abitato da una cagnolina non sterilizzata.

Se, in ogni caso, questi comportamenti possono (pure con fatica) venir ascritti al capitolo delle “seccature sopportabili”, la tendenza dei cani maschi interi a soffrire di patologie prostatiche in più o meno tarda età non è invece trascurabile: infiammazioni, ascessi e neoplasie spesso maligne sono inconvenienti purtroppo più frequenti di quel che si pensi.

Il guaio è che il cane non è fatto come l’uomo ed a causa della sua particolare conformazione la sua prostata non può, in caso di problemi, venire asportata chirurgicamente. In casi simili una delle poche alternative terapeutiche valide consiste nella castrazione, che però risulta spesso troppo tardiva rispetto all’insorgenza della patologia.

Contro la castrazione della femmina c’è la possibilità, piuttosto remota, che diventi incontinente. Credo che questo sia un argomento da approfondire un po’, perché è un problema che colpisce una (seppur piccola) percentuale delle cagne castrate ed è l’unica obiezione a cui mi sento di attribuire un peso.

Fondamentalmente consiste in un rilassamento dello sfintere uretrale, con conseguente perdita di urina che avviene più frequentemente mentre il cane dorme. Le cause non sono ancora pienamente chiarite, ma una delle più verosimili tira in ballo il deficit ormonale che si viene a creare a seguito dell’asportazione delle ovaie (peccato che però la somministrazione di ormoni non risolva quasi mai il problema).

  • La terapia che ha finora dato i migliori risultati è a base di phenilpropanolamina, una molecola da qualche tempo di nuovo in commercio in Italia.
  • A favore della castrazione della femmina
  • potrei scrivere venti pagine di puro terrorismo psicologico.
  • Perché quei due piccoli organi che rispondono al nome di ovaie, nocciolo della prosecuzione della specie e quindi del miracolo della vita, possono essere enormemente potenti anche in altri sensi.
  • La produzione di ormoni, diretta (estrogeni e progesterone, ad esempio) oppure indotta (prolattina), è alla base di tutta una serie di fenomeni che risultano essere fonte di grossi o grossissimi problemi in un alto numero di soggetti.

Il primo, nonché il meno grave, è rappresentato dalla pseudogravidanza o pseudociesi. Di quali siano i processi ormonali che la determinano parleremo un’altra volta, ma tengo ad aggiungere che capita che queste manifestazioni possano raggiungere un’entità notevole, sfociando in quella che viene detta pseudogravidanza patologica.

Ci troveremo quindi di fronte a cagne che, a due mesi dal calore, cambiano improvvisamente carattere e diventano estremamente aggressive, mentre altre smettono completamente di alimentarsi ed altre ancora associano mastiti più o meno gravi ai disturbi comportamentali appena citati. Questi problemi non spariranno da soli, ma si ripresenteranno puntuali dopo ogni periodo estrale ed a volte con gravità crescente.

L’ovariectomia, ovviamente, risolve questi disturbi, ma è importante ricordare che la continua stimolazione delle ghiandole mammarie (che a causa dell’assetto endocrino della cagna avviene puntualmente, anche in assenza di pseudociesi, dopo ogni calore) sembra tenda a favorire l’insorgenza di patologie di tipo proliferativo, che nel cane possono, col tempo, trasformarsi in vere e proprie neoplasie.

  • Questo, secondo me, è uno dei più importanti dati da considerare nella valutazione della sterilizzazione prepubere, perché è ormai dimostrato che questa è in grado di azzerare la possibilità di insorgenza di questo tipo di malattie.
  • La castrazione in epoche successive al primo calore, invece, mette solo parzialmente al riparo dalle neoplasie mammarie, per risultare praticamente ininfluente sulla loro insorgenza dal quinto-sesto calore in poi.
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Proseguendo nella galleria degli orrori e passando all’utero, troviamo un discreto numero di patologie che, spesso e volentieri, colpiscono la cagna in età avanzata e che, se non vengono diagnosticate e trattate tempestivamente, possono assumere risvolti drammatici.

Infatti, nonostante l’utero della cagna sia relativamente poco soggetto a neoplasie, è invece facile preda di infezioni che divengono più probabili (e gravi) con l’avanzare degli anni. Nelle cagne anziane non ovariectomizzate, la piometra è un evento purtroppo piuttosto frequente, legato in gran parte alla continua stimolazione dell’utero da parte del progesterone, i cui tassi in circolo restano elevati per circa due mesi dopo il calore.

Meno frequenti, ma non per questo impossibili a verificarsi, sono le altre affezioni uterine (metriti, idrometre, mucometre), che, esattamente come la piometra, vengono prevenute con certezza dall’ovariectomia pre-puberale. Bene, credo di aver detto tuttoe spero di aver convinto almeno qualcuno nella schiera degli scettici su questo argomento.

Aggiungo solo due parole, dedicate a chi, non conoscendo i fatti, accusa noi veterinari di fini di lucro nel sostenere la sterilizzazione dei cani. Poche volte ho sentito tesi tanto errate, dal momento che una cagna castrata non si ammalerà mai di neoplasie mammarie, non avrà mai una piometra e non presenterà mai i tipici sintomi di una pseudogravidanza.

Queste sì che sarebbero miniere d’oro! Pensate un po’: due visite all’anno per la prescrizione di antiprolattinici, uno o due interventi di mastectomia, un’infezione all’utero da operare urgentemente. Sarebbero certo molto più remunerative di un intervento di castrazione, capace di impedire tutti quei guai. Una massa di notevoli dimensioni (quasi nove centimetri) ha invaso l’ovaio sinistro di questa bulldog di otto anni. L’unica alternativa, in questi casi, è l’intervento chirurgico, ma la prognosi, vista la malignità della neoplasia e quindi la probabile esistenza di metastasi, è spesso infausta. L’immagine di una prostata normale. Le dimensioni (circa tre centimetri) e la densità dell’organo sono nella norma ed è evidente la tipica forma “a ferro di cavallo” che abbraccia l’uretra. Se confrontiamo questa immagine con la precedente, ci rendiamo immediatamente conto di quanto possa stare male questo povero cane di dieci anni. Sono evidentissimi due ascessi (il pus che li occupa appare di colore nero nell’immagine ecografica) che, complessivamente, portano la prostata a misurare oltre undici centimetri. Quando l’utero s’infetta, spesso il cane non manifesta alcuna sintomatologia. Se l’infezione progredisce, però, cominciano i guai: questa femmina di dieci anni ha sviluppato una notevole raccolta di pus (piometra) e la tossicosi conseguente, unita alla sua non più giovane età, determina un’assoluta urgenza nell’intervenire chirurgicamente. Un’altra piometra in una altra cagna non sterilizzata. L’ecografia, assieme al tipico innalzamento del leucociti mostrato dall’esame emocromocitometrico, non lascia spazio a dubbi: bisogna operare subitoe sperare che non sia troppo tardi. Tutto questo non sarebbe successo se la fanciulla fosse stata sterilizzata anni fa. Share this post: : LA STERILIZZAZIONE, UN INTERVENTO DA VALUTARE

Come evitare che il cane si lecchi dopo la sterilizzazione?

Il collare elisabettiano? Solo in alcuni casi specifici – Si chiama ” collare elisabettiano ” o anche ” collare Elisabetta ” ed è uno dei metodi utilizzati per evitare che il cane si lecchi le ferite. Attualmente è la contromisura più utilizzata in assoluto e fino a poco tempo fa era anche l’unica.

Purtroppo questo sistema non è proprio il massimo. Soprattutto perché costringe il cane, sia nei movimenti che nella visuale, inoltre può creare problemi psicologici al Fido che lo indossa. Con questo oggetto così ingombrante infatti l’animale non potrà muoversi a proprio piacimento, e questo provoca anche altre situazioni fastidiosi.

Tra queste, vi è il fatto che il nostro amico a quattro zampe tenderà a sbattere dappertutto, non avendo il senso della misura e anche la vista limitata. La forma del collare, che somiglia a quella di un enorme megafono, purtroppo potrebbe anche provocare al cane situazioni pericolose.

  • Avendo una visione limitata per via del collare, il cane potrebbe non vedere i pericoli intorno a sé, che possono risiedere in spigoli, oggetti con cui può ferirsi, altri animali o addirittura veicoli in transito.
  • Gli svantaggi derivanti dall’utilizzo del collare Elisabettiano però consistono anche in un problema psicologico, che può colpire il cane.

Quest’ultimo non potrà sapere che si tratta di un oggetto utile per lui e che dopo un certo numero di giorni potrà toglierlo. Piuttosto, crederà solo di trovarsi in una sorta di gabbia e tenterà di liberarsene, senza riuscirci. La sua ansia, tristezza ed anche il nervosismo, saliranno in lui.

  1. Tuttavia, in alcuni casi è sempre la soluzione migliore.
  2. Se vi è la necessità di evitare che il cane si lecchi gli arti inferiori oppure la coda, questo è ancora l’unico metodo valido per arrivare all’obbiettivo.
  3. Del resto è necessari optare per il male minore, per il bene del nostro amico peloso.
  4. Fortunatamente esistono in commercio modelli più confortevoli e meno traumatici rispetto ai tradizionali collari Elisabetta prodotti in plastica.

Come ad esempio questo modello interamente realizzato in morbida spugna: WingFly Collari Protettivi e Coni Collare Protettivo Forma Cono.

Fibbia regolabile: regola la fibbia per adattarla alle dimensioni del tuo animale domestico. Ci sono 2 taglie a tua scelta. Il cono morbido del cane non interferisce con la visione periferica di un.Anti-morso / leccata: questo collare a cono per cani è progettato per proteggere il tuo animale domestico da lesioni, eruzioni cutanee e ferite postoperatorie. Una profondità sufficiente aiuta a.Cono per cani: il collare a cono per cani in materiale morbido in spugna permetterà al tuo cane di indossarlo comodamente, aiuterà il tuo animale domestico a riprendersi da un intervento chirurgico.

Grazie alle sue peculiarità, questo collare è leggero e morbido, il cane non si sentirà sbilanciato a causa del peso extra. Se invece la parte del copro che vogliamo proteggere e preservare è il tronco dell’animale, ci sono soluzioni molto meno invasive e più congeniali rispetto al classico collare Elisabettiano. Scopriamo quali sono!

Quanto dura l’intervento di sterilizzazione del cane maschio?

LA STERILIZZAZIONE, UN INTERVENTO DA VALUTARE La professione di un veterinario è fatta soprattutto di parole: parole spese per spiegare come impostare una terapia o somministrare una compressa; parole scelte con cura per annunciare una brutta notizia; ancora parole per evitare che un cliente torni a casa con i medesimi dubbi che aveva quando è entrato in ambulatorio; ma soprattutto parole, un fiume di parole, investite con le migliori intenzioni ogni santo giorno per informare.

  • Qualche tempo fa, una Collega in tirocinio presso la nostra Struttura mi chiedeva dove trovassi la forza di ripetere, apparentemente con lo stesso entusiasmo, il medesimo discorso che faccio tutte le volte che ho davanti qualcuno con un cucciolo appena adottato.
  • Il giorno seguente, dopo aver assistito prima ad una mastectomia e successivamente ad un’ecografia che ha rivelato una neoplasia prostatica, la Collega ha trovato da sola la risposta che cercava: l’informazione può salvare la vita ai nostri cani.

Semplice, direte voie in effetti è davvero semplice, anche se il discorso, per forza di cose influenzato da ragionamenti etici, sentimentali (ed a volte anche economici), diventa il più delle volte terribilmente complicato. Sterilizzare o no? E’ sempre questo l’amletico dubbio che nasce tutte le volte che un neoproprietario pensa al proprio cucciolone, in perfetta salute, messo su un tavolo operatorio.

E la cosa peggiore è che, in fondo, non è possibile essere sicuri al duecento per cento che le sue preoccupazioni siano completamente infondate. Un’anestesia, un intervento chirurgico, non possono in nessun caso garantire l’assoluta assenza di rischio, anche se eseguite nella migliore delle maniere e con il massimo della perizia e della professionalità.

E allora, come regolarci? Operare o no? Da veterinario non posso che avere un’opinione ben radicata in proposito, a favore di questa pratica e fondata sull’esperienza professionale oltre che su dati scientifici incontrovertibili, ma negli anni sono giunto ad una conclusione: se una decisione viene presa in assoluta libertà, dopo essere stati correttamente ed approfonditamente informati e se perciò si è ben consci dei pro e dei contro che la decisione presa comporta, beh, seppur non risulti condivisibile, questa decisione deve essere rispettata.

Ecco, questo è in fondo lo scopo primario di questo articolo: dare, a chi avrà la pazienza di leggerlo fino in fondo, tutti gli elementi per valutare se, nell’ambito del rapporto che ha con il proprio cane, possa esserci spazio per un intervento che potrà un giorno salvare la vita a quest’ultimo. Parleremo quindi di pro e di contro, ma dovrete scusarmi se l’unico aspetto che non affronterò sarà quello strettamente etico, che spinge chi lo sostiene a rifiutare a priori quella che considera una vera e propria mutilazione di un essere vivente.

Sarebbe arbitrario, da parte mia, confutare una convinzione tanto personale e soggettiva, soprattutto perchè significherebbe accusare alcune persone di esagerata antropomorfizzazione del proprio cane. Dell’anestesia abbiamo già detto e credo che questo, al di là del deluso “desiderio di paternità” del proprietario, rimanga uno dei pochi dati da considerare con attenzione.

  1. Per nostra fortuna, la tecnologia e la farmacologia moderne offrono ai veterinari farmaci, macchine per anestesia e strumenti di monitoraggio paragonabili a quelli utilizzati ogni giorno in chirurgia umana e tali da rendere davvero piccolo questo dubbio.
  2. Che, come dicevo prima, va sicuramente valutato, ma anche messo in relazione ai benefici che il cane potrebbe avere dall’intervento.

Ma il giustamente ansioso proprietario ha spesso molte altre domande, frutto della pessima cultura cinofila italiana coltivata nei parchetti e troppo spesso fonte di atroci dubbi: il cane ingrasserà dopo l’intervento? Cambierà molto il suo carattere? E qui, puntuali come un treno tedesco, si inseriscono spesso i racconti della bretoncina del cognato, che ad un anno dall’ovariectomia è disgraziatamente raddioppiata di peso ed ora che assomiglia ad una cinta senese, passa le sue giornate a dormire sul divano.

C’è da dire che nell’immaginario di un preoccupato proprietario poco conta che la cagnolina mangi tre etti di tagliatelle al ragù a pastoe forse che sia per questo (e non per l’intervento!) divenuta talmente obesa da trovare terribilmente difficoltosa una qualsiasi attività fisica che esuli dalla passeggiatina biologica tre volte al giorno.

Inutile aggiungere che anche un presunto possibile aumento di taglia fa parte, come le precedenti, delle più fantasione leggende metropolitane. Diciamolo chiaramente: un cane che viene sterilizzato, maschio o femmina che sia, non ingrassa (a meno che non lo si alimenti oltre i suoi fabbisogni), non muta il suo carattere (a patto che, dopo aver gioito della sua vivacità di cucciolo per tutta l’estate, non lo si releghi a poltrire su un divano a causa della brutta stagione) e nemmeno cresce a dismisura (fatto salvo che il suo patrimonio genetico non dica altrimenti: se lo sconosciuto nonno del nostro cucciolo era un alano, questa possibilità esiste).

  • E a questo punto, messo da parte il capitolo “Miti & Leggende”, apriamo una parentesi per dire in cosa consiste la sterilizzazione nel maschio e nella femmina.
  • In realtà, intendendo parlare di asportazione dei testicoli nel maschio (orchiectomia) e delle ovaie nella femmina (ovariectomia), il termine più corretto sarebbe “castrazione” ed a questa ci riferiamo in queste righe, dato che la sterilizzazione, nell’accezione scientifica del termine, comprenderebbe anche tutte quelle procedure chirurgiche atte a rendere non più fecondo l’animale pur lasciando intatte le gonadi (vasectomia nel maschio e legatura delle tube nella femmina) e quindi anche gli ormoni sessuali in circolo.
  • In quest’ultimo caso, a fronte comunque di un intervento chirurgico, otterremmo solo un controllo delle nascite, ma non avremmo nessuno dei considerevoli benefici che elencherò più avanti.
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L’orchiectomia è un intervento decisamente semplice. Ha generalmente una durata di una decina di minuti e nei cani intorno ai sei mesi di età non necessita nemmeno dell’asportazione dello scroto: il cucciolone se la cava con un taglietto davvero piccolo e praticamente nessun dolore; l’ovariectomia è una faccenda leggermente più complicata, dato che le ovaie si trovano nella cavità addominale: se non ci sono complicazioni (cagna troppo grassa, legamenti molto corti) l’intervento dura una mezz’ora al massimo ed anche qui, a dodici-ventiquattr’ore dal suo termine, la fanciulla sarà in grado di riprendere al cento per cento la sua vita di sempre.

In un caso e nell’altro, per evitare che i ragazzacci si mastichino i punti di sutura, sarà bene dotarli per una decina di giorni di un collare elisabettiano, ovvero di quella specie di parabola satellitare che, alla fine dei conti, sarà per loro l’unico vero disturbo di tutta questa faccenda. Detto questo, veniamo ai reali, evidenti e tangibili pro e contro.

Li esamineremo divisi per sesso, dato che a questo fattore sono intimamente legati. Contro la castrazione del maschio c’è, se questa viene eseguita prima del raggiungimento della pubertà, un leggero minore manifestarsi dei cosiddetti caratteri sessuali secondari.

  1. Se invece le pallette se ne vanno più tardi, questo non succede, perché la maturità sessuale avrà già fatto emergere del tutto la tipica morfologia maschile.
  2. A favore della castrazione del maschio
  3. avremo vantaggi comportamentali e vantaggi clinici.

I primi dipendono soprattutto dall’età a cui viene effettuato l’intervento. Prima della pubertà eviterà l’insorgere di tutti quegli atteggiamenti che, molto spesso, trasformano intorno agli otto-dieci mesi un socievolissimo cucciolone in un giovane maschio decisamente poco tollerante verso la presenza dei suoi consimili dello stesso sesso.

Inutile aggiungere che la stragrande maggioranza delle risse nei parchi cittadini avviene proprio per questo motivo, perché il testosterone determina nel cane un sostanziale aumento dell’aggressività e della territorialità. E se, con queste premesse, capita che nei paraggi ci sia una femmina in calore, una passeggiata ai giardini con il proprio cane può cominciare ad assomigliare più ad un incubo che ad un’attività rilassante.

La castrazione post-puberale, non potendo in alcun modo influire sulle abitudini acquisite in precedenza (e quindi sulla più o meno marcata rissosità nei confronti degli altri maschi), riesce a contenere solo le manifestazioni legate alla presenza di femmine in estro: strazianti ululati davanti alla porta di casa, scioperi della fame ed agitazione continua sono comportamenti ben conosciuti da chi ha la sfortuna di vivere, con un maschio intero, in un condominio abitato da una cagnolina non sterilizzata.

Se, in ogni caso, questi comportamenti possono (pure con fatica) venir ascritti al capitolo delle “seccature sopportabili”, la tendenza dei cani maschi interi a soffrire di patologie prostatiche in più o meno tarda età non è invece trascurabile: infiammazioni, ascessi e neoplasie spesso maligne sono inconvenienti purtroppo più frequenti di quel che si pensi.

Il guaio è che il cane non è fatto come l’uomo ed a causa della sua particolare conformazione la sua prostata non può, in caso di problemi, venire asportata chirurgicamente. In casi simili una delle poche alternative terapeutiche valide consiste nella castrazione, che però risulta spesso troppo tardiva rispetto all’insorgenza della patologia.

  • Contro la castrazione della femmina c’è la possibilità, piuttosto remota, che diventi incontinente.
  • Credo che questo sia un argomento da approfondire un po’, perché è un problema che colpisce una (seppur piccola) percentuale delle cagne castrate ed è l’unica obiezione a cui mi sento di attribuire un peso.

Fondamentalmente consiste in un rilassamento dello sfintere uretrale, con conseguente perdita di urina che avviene più frequentemente mentre il cane dorme. Le cause non sono ancora pienamente chiarite, ma una delle più verosimili tira in ballo il deficit ormonale che si viene a creare a seguito dell’asportazione delle ovaie (peccato che però la somministrazione di ormoni non risolva quasi mai il problema).

  • La terapia che ha finora dato i migliori risultati è a base di phenilpropanolamina, una molecola da qualche tempo di nuovo in commercio in Italia.
  • A favore della castrazione della femmina
  • potrei scrivere venti pagine di puro terrorismo psicologico.
  • Perché quei due piccoli organi che rispondono al nome di ovaie, nocciolo della prosecuzione della specie e quindi del miracolo della vita, possono essere enormemente potenti anche in altri sensi.
  • La produzione di ormoni, diretta (estrogeni e progesterone, ad esempio) oppure indotta (prolattina), è alla base di tutta una serie di fenomeni che risultano essere fonte di grossi o grossissimi problemi in un alto numero di soggetti.

Il primo, nonché il meno grave, è rappresentato dalla pseudogravidanza o pseudociesi. Di quali siano i processi ormonali che la determinano parleremo un’altra volta, ma tengo ad aggiungere che capita che queste manifestazioni possano raggiungere un’entità notevole, sfociando in quella che viene detta pseudogravidanza patologica.

Ci troveremo quindi di fronte a cagne che, a due mesi dal calore, cambiano improvvisamente carattere e diventano estremamente aggressive, mentre altre smettono completamente di alimentarsi ed altre ancora associano mastiti più o meno gravi ai disturbi comportamentali appena citati. Questi problemi non spariranno da soli, ma si ripresenteranno puntuali dopo ogni periodo estrale ed a volte con gravità crescente.

L’ovariectomia, ovviamente, risolve questi disturbi, ma è importante ricordare che la continua stimolazione delle ghiandole mammarie (che a causa dell’assetto endocrino della cagna avviene puntualmente, anche in assenza di pseudociesi, dopo ogni calore) sembra tenda a favorire l’insorgenza di patologie di tipo proliferativo, che nel cane possono, col tempo, trasformarsi in vere e proprie neoplasie.

  1. Questo, secondo me, è uno dei più importanti dati da considerare nella valutazione della sterilizzazione prepubere, perché è ormai dimostrato che questa è in grado di azzerare la possibilità di insorgenza di questo tipo di malattie.
  2. La castrazione in epoche successive al primo calore, invece, mette solo parzialmente al riparo dalle neoplasie mammarie, per risultare praticamente ininfluente sulla loro insorgenza dal quinto-sesto calore in poi.

Proseguendo nella galleria degli orrori e passando all’utero, troviamo un discreto numero di patologie che, spesso e volentieri, colpiscono la cagna in età avanzata e che, se non vengono diagnosticate e trattate tempestivamente, possono assumere risvolti drammatici.

Infatti, nonostante l’utero della cagna sia relativamente poco soggetto a neoplasie, è invece facile preda di infezioni che divengono più probabili (e gravi) con l’avanzare degli anni. Nelle cagne anziane non ovariectomizzate, la piometra è un evento purtroppo piuttosto frequente, legato in gran parte alla continua stimolazione dell’utero da parte del progesterone, i cui tassi in circolo restano elevati per circa due mesi dopo il calore.

Meno frequenti, ma non per questo impossibili a verificarsi, sono le altre affezioni uterine (metriti, idrometre, mucometre), che, esattamente come la piometra, vengono prevenute con certezza dall’ovariectomia pre-puberale. Bene, credo di aver detto tuttoe spero di aver convinto almeno qualcuno nella schiera degli scettici su questo argomento.

Aggiungo solo due parole, dedicate a chi, non conoscendo i fatti, accusa noi veterinari di fini di lucro nel sostenere la sterilizzazione dei cani. Poche volte ho sentito tesi tanto errate, dal momento che una cagna castrata non si ammalerà mai di neoplasie mammarie, non avrà mai una piometra e non presenterà mai i tipici sintomi di una pseudogravidanza.

Queste sì che sarebbero miniere d’oro! Pensate un po’: due visite all’anno per la prescrizione di antiprolattinici, uno o due interventi di mastectomia, un’infezione all’utero da operare urgentemente. Sarebbero certo molto più remunerative di un intervento di castrazione, capace di impedire tutti quei guai. Una massa di notevoli dimensioni (quasi nove centimetri) ha invaso l’ovaio sinistro di questa bulldog di otto anni. L’unica alternativa, in questi casi, è l’intervento chirurgico, ma la prognosi, vista la malignità della neoplasia e quindi la probabile esistenza di metastasi, è spesso infausta. L’immagine di una prostata normale. Le dimensioni (circa tre centimetri) e la densità dell’organo sono nella norma ed è evidente la tipica forma “a ferro di cavallo” che abbraccia l’uretra. Se confrontiamo questa immagine con la precedente, ci rendiamo immediatamente conto di quanto possa stare male questo povero cane di dieci anni. Sono evidentissimi due ascessi (il pus che li occupa appare di colore nero nell’immagine ecografica) che, complessivamente, portano la prostata a misurare oltre undici centimetri. Quando l’utero s’infetta, spesso il cane non manifesta alcuna sintomatologia. Se l’infezione progredisce, però, cominciano i guai: questa femmina di dieci anni ha sviluppato una notevole raccolta di pus (piometra) e la tossicosi conseguente, unita alla sua non più giovane età, determina un’assoluta urgenza nell’intervenire chirurgicamente. Un’altra piometra in una altra cagna non sterilizzata. L’ecografia, assieme al tipico innalzamento del leucociti mostrato dall’esame emocromocitometrico, non lascia spazio a dubbi: bisogna operare subitoe sperare che non sia troppo tardi. Tutto questo non sarebbe successo se la fanciulla fosse stata sterilizzata anni fa. Share this post: : LA STERILIZZAZIONE, UN INTERVENTO DA VALUTARE

Quanto dura la castrazione chimica Nel cane maschio?

Quanto dura la castrazione chimica nel cane? – Una volta che Suprelorin inizia a fare effetto (circa 6 settimane dopo l’iniezione), durerà per circa 6 mesi. Quando il principio attivo (Deslorelina) viene assorbito completamente dal corpo, l’impianto inizierà a perdere il suo effetto.