Ho mangiato un cane ad Hanoi Ehi, sapete cosa fa la gente ad Hanoi? Mangia i cani. Sempre. Se non mi credete, venite qui, alzatevi all’alba e vedrete un branco di gente con la bava alla bocca che si raduna per dare la caccia ai randagi nelle strade della città. Molte volte non si curano nemmeno di uccidere il cane prima di cominciare a farlo a brandelli.
- Se se ne preoccupano è solo perché i bambini non sono ancora avvezzi a mangiare animali vivi.
- E va bene così, per imparare queste cose ci vuole tempo—così come, in questo Paese, non tutti i bambini nascono già capaci di digerire anguille in gelatina, di far partire una macchina scassata collegando i fili e di ridurre in schiavitù un quinto della popolazione mondiale mentre si ubriacano di birra e indossano un monocolo.
Non è solo un luogo comune dire che in Vietnam si mangiano i cani. È una tradizione millenaria ereditata dalla cultura cinese. È un piatto tipico del Nord della regione e, secondo la credenza popolare, mangiarlo porta fortuna e virilità. È piuttosto strano che, da quando mi sono trasferito qui, nessuno sia riuscito a dirmi precisamente qual è la razza di cane che viene mangiata, e questo potrebbe spiegare l’elevato tasso di “rapimento canino” di Hanoi.
- Le strade pullulano di uomini che sfoggiano denti storti e cappellini da baseball degli Yankees, tutti che ti esortano a provare il gustoso “thit chó” del loro ristorante.
- Altri invece girano con carretti e cani infilzati su uno spiedo.
- Non ho ancora raccolto il coraggio necessario, né sono diventato abbastanza insensibile, per andare a fare una passeggiata lungo la “Strada dei cani”, che immagino assomigli a una mostra canina dopo un attacco terroristico.
So che qui mangiare cani è normale quanto mangiare un hamburger in Inghilterra, ma sono cresciuto circondato da cani e li ho sempre amati. Ma dopo qualche settimana passata a parlare con la gente del posto, con i miei colleghi e con qualche conoscente occidentale, le mie barriere hanno cominciato a sgretolarsi.
Volevo sentirmi qualcosa di più che un semplice turista ad Hanoi e non vedevo il motivo per continuare a fare l’obiettore di coscienza. Così, un venerdì, dopo un paio di birre, un mio amico americano e io siamo partiti alla ricerca di ristoranti di cani. Non ci abbiamo messo molto a trovarne uno. In un paio di minuti, ci hanno condotti a un ristorante sulla riva del lago Hoan Kiem, dove abbiamo trovato un cane vivo che giaceva su un tavolo.
O almeno, io pensavo che fosse ancora vivo. È stato solo quando ho fatto per avvicinarmi alla testa che mi sono accorto che qualcosa non andava. Mancava qualcosa. Mancava metà della cassa toracica. È spuntato uno chef tutto animato, che ballava una specie di indemoniata danza dei coltelli.
L’abbiamo schivato e ci siamo avvicinati alla testa dell’animale, e sono rimasto scioccato nel vedere che aveva ancora tutti i denti e sembrava proprio vivo—solo che il pelo aveva una sfumatura un po’ più scura. Più tardi ho scoperto che il motivo è che non vengono in alcun modo preparati, né bardati e imbastiti—i cani sono semplicemente “cotti” con una fiammata.
A questo punto, il momentaneo machismo dell’ordinare carne di cane era già stato rimpiazzato da una forte sensazione di terrore. Non sarebbe stata un’esperienza piacevole. Non appena ho visto quella montagna di fredde carcasse voltastomaco ammucchiate di fronte a me, i miei pensieri sono tornati al povero Digby, il cane di mia zia, e a tutti gli altri cagnoloni che ho abbracciato e coccolato in vita mia.
Amici, mi dispiace. Stavo per tradirvi tutti. Ho cercato il mio drink con mano tremante, ma ora c’erano una dozzina di sguardi fissi sul mio tremito, che aspettavano che afferrassi le bacchette. Un’occidentalizzazione durata 22 anni non giustificava la pressione insopportabile che mi sentivo addosso. Alla fine, quello che è successo è che ho ceduto, ho chiuso gli occhi e messo in bocca un piccolo pezzo di cane.
La prima cosa a colpirmi è stata la consistenza da gomma da masticare. Dieci gabber strafatti di MDMA non potrebbero fare fuori un morso di questa roba in meno di due minuti. Quello che era cominciato come un’innocua incursione nelle tradizioni locali era divenuto in brevissimo tempo un incubo a occhi aperti, in cui mi sentivo soffocare da un boccone eterno di senso di colpa.
Lassie, Rex, il mio ex adorabile cucciolo Boris. Ragazzi, che batosta vi siete presi. Anche se era una tortura per le mie mandibole, il gusto non era affatto male—niente di che. Però, la consistenza era tremenda: colla per legno quasi indurita condita con pezzi di calcestruzzo. Per quanto riguarda il gusto, la cosa che ci va più vicino è un vago, stranissimo ibrido tra il tacchino e il maiale.
Una specie di cibo della mensa scolastica. Come se mi stesse leggendo nel pensiero, il cameriere mi ha suggerito di aggiungere un po’ di sapore mescolando la carne con la “salsa speciale”. A questo punto, mi aspettavo di tutto. Poi ho scoperto che la sua salsa speciale era pasta di gamberi fermentati, e aveva il sapore di un brandello di abito di una prostituta medievale.
Immediatamente mi sono pentito di averlo ascoltato. Dopo otto o nove forchettate di carne collosa, ho scoperto le salsicce fredde fatte di interiora di cane—”black pudding di cane”, come ha declamato il nostro cameriere, tutto contento. Un morso ed ero rovinato. Assolutamente, inequivocabilmente, eternamente rovinato.
Mentirei se dicessi che mi sono sentito orgoglioso di averlo fatto, ma non provavo nemmeno esattamente una sensazione di vergogna. Certo in Occidente è un tabù, ma non è stato difficile ricordare a me stesso quanto sia normale in Vietnam, non appena sono uscito da quel ristorante e mi sono trovato davanti tutti i piccoli deliziosi cagnolini arrosto trasportati sui carretti Il costo, per chi sia interessato, è stato di soli 8 euro per due porzioni.
Contents
In quale paese si mangia la carne di cane?
Ecco dove si mangia la carne di cane In Thailandia sgominato traffico illegale Non è solo in Thailandia, dove è stato sgominato un traffico illegale di cani la cui carne era destinata ai cuochi vietnamiti (ne sono stati salvati più di mille), che si mangiano gli ‘amici a quattro zampe’. Stando a Mail online il quadrupede amico dell’uomo viene mangiato anche in Cina, Indonesia, Corea, Taiwan, Vietnam, Messico, Filippine, Polinesia e in Svizzera, almeno fino al 1996, quando un quotidiano locale rivelò il consumo di questa carne nei cantoni di Appenzello e San Gallo.
- In Cina questa pietanza si mangia in molte regioni del Paese perché si crede che la carne di cane faccia bene alla circolazione del sangue e all’energia Yang.
- Tuttavia nel 2008 Pechino prese la decisione di mettere al bando la vendita di carne di cane negli hotel e nei ristoranti durante le Olimpiadi.
Una mossa che fece il giro del mondo e ricordò gli sforzi della Corea del Sud per vietare il popolare consumo di carne di cane ai Giochi di Seul del 1988, dopo le critiche degli animalisti. Olimpiadi a parte, il consumo di questa carne continua ad essere diffuso soprattutto al sud.
- Da anni le associazioni ambientaliste denunciano i modi in cui questi animali vengono macellati.
- Numerosi sono anche i siti web e i gruppi di discussione nati su Facebook che lottano contro tale pratica.
- C’è addirittura chi denuncia ”l’importazione in Cina di razze ‘grandi’ come i San Bernardo e il loro incrocio con i bastardini locali, per avere razze a crescita veloce che possono essere macellate anche quando hanno solo quattro mesi di vita”.
Proliferano anche i forum in cui si denunciano i modi in cui vengono uccisi i cani in quanto sarebbe anche diffusa la credenza che più crudele è la morte dell’animale, più prelibata sarebbe poi la loro carne. : Ecco dove si mangia la carne di cane
Quanto costa un cane al giorno?
Il costo del cibo – Il costo dell’alimentazione del cane rappresenta la parte più consistente del budget. Oltre agli alimenti di base (crocchette, cibo), vi sono anche integratori essenziali e altri cibi, la cui quantità e qualità deve essere adattata alla taglia, al peso e al livello di attività fisica dell’animale,
Per un cane di piccola taglia che rimane principalmente a casa, il costo è di 1 o 2 euro al giorno, o di almeno 30 euro al mese. Per un cane di taglia media come il Labrador una dieta standard costa circa 50 euro al mese Si arriva fino a 150 euro per un cane di taglia grande con uno stile di vita attivo come i Golden Retriever,
Questo budget varia anche in base alle modalità di acquisto: l’acquisto di sacchetti di crocchette per cani all’ingrosso su Internet è l’opzione più economica. Inoltre, per la vitalità del cane, è possibile aggiungere altri prodotti come il lievito di birra o l ‘olio di salmone, che contribuiscono alla bellezza del pelo e lo riforniscono di vitamine e minerali (si calcola un supplemento di 10 euro).
Cosa si mangia il cane?
Alimentazione del cane: principi base – Una dieta sana ed equilibrata per il tuo cane, significa fornire alla sua alimentazione circa il 50% di proteine animali (carne, pesce, tuorlo d’uovo e formaggi freschi) e il 50% di verdure e carboidrati come pasta o riso cotti molto bene. Naturalmente, come ben saprai, anche il cane ha bisogno di alimentarsi in modo differente a seconda della fase di crescita che sta vivendo, proprio come per l’uomo.
- Inoltre devi sempre tenere presente che l’alimentazione del cane varia molto a seconda della razza, dell’età e di alcune condizioni particolari, come la gravidanza.
- Inoltre devi sapere che i cani faticano a cambiare abitudini alimentari, oltre al fatto che non gli fa nemmeno troppo bene, pertanto se scegli di nutrire il tuo cane con le crocchette per cani allora devi farlo fin da quando è cucciolo.
Devi anche sapere che il cibo secco, come le crocchette, piace di meno ai cani rispetto a quello umido, perciò se lo avete abituato a mangiare il cibo unico poi non riuscirete più a fargli mangiare le crocchette.
Qual è la parte più buona del corpo umano?
Domanda di: Piccarda Sala | Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2023 Valutazione: 4.8/5 ( 39 voti ) La mano è la parte più buona del corpo umano perché è già
Chi si ciba di carne umana?
Un tempo ritenuto “un’esclusiva” dei soliti noti, come mantidi religiose o vedove nere, e limitato per lo più a condizioni di forte stress o mancanza di nutrimento, il cannibalismo ha negli ultimi anni cambiato volto. Oggi si sa che nel regno animale è praticato da centinaia, forse migliaia di specie, e che ha moltissime funzioni, spesso vantaggiose per l’intera specie.
Ma se quello animale, in termini biologici, non è sempre un male, più difficile è comprendere le ragioni di quello tra uomini. Seguiteci in questo viaggio scientifico in una delle usanze più disturbanti osservate in natura. Nel mondo animale, il cannibalismo segue regole precise. Gli animali immaturi sono più predati di quelli adulti.
Le femmine lo praticano più dei maschi, e gli adulti di molte specie non riconoscono uova e larve come membri “di famiglia”: per loro si tratta semplicemente di cibo. Aumenta se le forme di nutrimento alternativo scarseggiano, ed è direttamente legato al grado di sovraffollamento all’interno di una popolazione.
- Queste leggi generali furono identificate negli anni ’90 per gli invertebrati, e poi estese ai vertebrati.
- Per molluschi, insetti e aracnidi è quasi la norma: nella foto, una madre ragno della specie Amaurobius ferox si lascia divorare viva dai suoi piccoli, in un estremo sacrificio per nutrirli: i nuovi nati sono troppi e troppo grossi perché la madre possa provvedere a loro diversamente.
Per i pesci è l’assenza di cannibalismo la vera eccezione. Dato il numero sproporzionato di uova prodotte, il loro elevato livello nutrizionale e le dimensioni dei genitori, milioni di volte più grandi rispetto ad esse, la nidiata costituisce per questi animali una fonte di cibo facile e immediatamente disponibile.
- È frequente tra fratelli.
- Per gli uccelli come aironi e avvoltoi, il cannibalismo è spesso una strategia di sopravvivenza che implica sanguinarie lotte fratricide.
- È la “strategia della scialuppa”: se le risorse per salvarsi sono limitate, solo il più forte sopravvive.
- È più frequente quando la madre deposita uova asincrone, separate di qualche giorno l’una dall’altra.
Il fratello più vecchio e robusto approfitta della sua taglia per soffiare cibo all’altro, e se i genitori non possono sfamare entrambi, il pulcino più grande si nutre di quello piccolo. Non riguarda solo i parenti. Quelli descritti finora sono esempi di endocannibalismo (il cibarsi di membri del proprio stesso gruppo o famiglia).
Ma il mondo animale pullula anche di esempi di esocannibalismo, quando cioè le “attenzioni” sono rivolte a esemplari esterni alla propria cerchia familiare. I leoni mangiano i cuccioli dei maschi rivali in segno di potere, dopo aver vinto una lotta, ma anche per porre fine all’investimento materno delle leonesse per la prole nemica.
Le femmine non entreranno infatti in calore finché hanno cuccioli, ma diventano immediatamente recettive se li perdono. Un drago di Komodo, Varanus komodoensis, mentre si nutre di un suo simile). Fu Colombo a coniare il termine “cannibale”. Passando al cannibalismo umano, fu l’esploratore a rendere celebre il nome dei Canibal, una tribù dei Caraibi, fino a farlo diventare sinonimo di antropofagi. Lo fece di ritorno da uno dei suoi viaggi nel Nuovo Mondo, per indicare i costumi selvaggi degli abitanti di quelle terre, gettando così le basi teoriche per giustificarne il massacro da parte dei conquistadores.
- Non conobbe distinzioni geografiche, né epoche storiche.
- Ma mangiare i propri simili è stato un tempo comune anche in Europa.
- Sono infatti in aumento le segnalazioni di resti di uomini preistorici fatti a pezzi, tagliuzzati, scarnificati, e di cui fu estratto il midollo osseo per mano di altri uomini.
Anche i Neanderthal, che pure seppellivano i loro morti con veri e propri riti funebri, asportavano occasionalmente le carni dalle ossa dei morti per consumarne alcune parti. Lo smembramento dei cadaveri poteva essere una procedura particolare, legata a rituali simbolici.
Analoghe testimonianze sono state riportate per siti archeologici con ossa di Homo erectus, Perché mangiare un altro uomo? Nel caso di endocannibalismo, quando cioè ci si nutriva delle ossa, o delle ceneri, dei parenti, lo scopo era impedire che le loro “virtù” andassero disperse, e acquisirne la forza.
Nel nutrirsi degli estranei ci sarebbero state invece motivazioni economiche e “dietetiche”: meglio mangiare i prigionieri, anziché morire di stenti. Con il passaggio da economie ristrette di piccole bande o villaggi, a sistemi statali basati sull’agricoltura, fortunatamente, si ebbe anche la possibilità di produrre maggiori eccedenze di cibo. Qui, i resti neanderthaliani della Troisième caverne di Goyet (Belgio), che documentano la pratica del cannibalismo. Camuffato da sacrificio. Un’eccezione a questa logica fu forse costituita dagli Aztechi che, pur avendo un apparato statale molto sofisticato, praticavano tuttavia il cannibalismo di massa (si stima che sacrificassero dai 15 mila ai 250 mila prigionieri l’anno).
- La loro sarebbe stata una necessità alimentare: la fauna dell’attuale Messico era troppo limitata e di piccole dimensioni per fornire proteine animali a una popolazione sempre in aumento e che periodicamente subiva crisi alimentari dovute ai cattivi raccolti di mais.
- Gli Aztechi non ebbero successo nei tentativi di addomesticare animali di grossa taglia, e non possedevano né ruminanti né suini.
Per fronteggiare questa situazione avrebbero istituzionalizzato, con una religione che prevedeva continui sacrifici umani, il cannibalismo. Fu spesso soltanto una leggenda. Molte volte nel corso della storia, il riferimento al cannibalismo è stato usato per screditare i nemici, e per giustificare un loro trattamento inumano.
- Lo fecero i conquistadores con gli Aztechi: nel Codex florentinus, il frate spagnolo Bernardino De Sahagún sosteneva che distruggere gli Aztechi fosse il giusto castigo di Dio inflitto a quel popolo assetato di sangue umano.
- Nel 1511 i governanti spagnoli stabilirono che gli indigeni potevano essere fatti schiavi in quanto privi di anima.
Alla stessa stregua, i cristiani accusarono di cannibalismo gli ebrei, gli inglesi lo fecero con gli irlandesi, mentre tedeschi e francesi si calunniarono a vicenda (per non parlare della credenza secondo la quale i comunisti mangiassero i bambini). Aztechi praticavano il cannibalismo di massa (si stima che sacrificassero dai 15 mila ai 250 mila prigionieri l’anno). Ha segnato la fine di alcune famose civiltà. Proprio perché ultima risorsa disponibile. Accadde per esempio con le popolazioni che abitarono l’Isola di Pasqua, a 2500 km dal Sudamerica. I primi polinesiani che vi si stabilirono avevano a disposizione frutta, legna da ardere, palme per costruire canoe.
E un mare molto pescoso. Ma non calcolarono che l’isola, persa nell’oceano, aveva risorse limitate. Pian piano gli alberi diminuirono, finché l’ultima palma venne abbattuta. Senza alberi per costruire canoe la pesca finì. Gli uccelli si estinsero e le uniche proteine animali erano costituite da qualche ratto, insetti, anfibi.
e uomini. Insomma il cannibalismo sarebbe stata l’ultima risorsa prima della scomparsa di quella civiltà. Fino al ‘700 era anche chiamato “usanza del mare”. Con riferimento al cannibalismo “obbligato” praticato dai naufraghi per sopravvivere. Tra questi casi, quello che fece più scalpore fu, nel 1816, quello dell’inabissamento della fregata francese Méduse, che costrinse 139 persone su una zattera per 13 giorni.
Ne furono recuperate vive solo 15, sopravvissute mangiando i cadaveri dei compagni di viaggio. L’episodio è ricordato nel celebre dipinto La zattera della Medusa di Théodore Géricault. Gli umani: come si cucinavano? Gli antichi bollivano la carne umana gettando nell’acqua pietre roventi. I cannibali della Nuova Guinea preferivano invece la cottura al forno.
I Tupinambà del Brasile avevano diverse alternative: affumicare, arrostire o bollire, secondo i “tagli” di carne. I Mayoruma (Brasile, nella foto) preparavano il cervello col peperoncino e i Tupinambà usavano erbe aromatiche. Gli Aztechi preferivano lo stufato, insaporito con pepe, pomodori e gigli tritati.
- Un piatto da re.
- La millenaria storia della Cina sarebbe costellata di esempi di parti del corpo umane usate come ingredienti di cucina.
- Lungi dall’essere risorse per i tempi grami, i piatti a base di “uomo” erano – secondo diverse testimonianze storiche – una delizia esotica preparata per le gerarchie reali o l’alta società.
Ma di che sa la carne umana? Secondo l’antropologo statunitense Tobias Schneebaum sarebbe dolciastra. Per altri saprebbe di. pollo. Non è privo di effetti collaterali. Sapore a parte, nutrirsi dei propri simili comporta anche pericolosi svantaggi. E non ci riferiamo ai risvolti morali.
Nel 1955 il medico estone Vincent Zigas scoprì una misteriosa malattia infettiva in Nuova Guinea, dove l’antropofagia era ancora praticata a scopo rituale. Molti indigeni si ammalavano di kuru (“brivido” nella lingua locale) con sintomi quali perdita dell’equilibrio, difficoltà nei movimenti, tremori.
Presto Zigas si accorse che la malattia era dovuta all’usanza di cibarsi del cervello dei cadaveri: a essere contagiati erano soprattutto donne e bambini, mentre gli uomini, che dei morti mangiavano solo i muscoli, erano risparmiati. L’infezione (simile al “morbo della mucca pazza”) è dovuta a un prione (una proteina) che, resistendo all’acidità gastrica, viene trasferito da una persona all’altra per via alimentare.
- Nel 1957 il rito fu vietato e la malattia scomparve.
- Gli ultimi cannibali.
- Gli ultimi cannibali del Pianeta si chiamano Korowai e vivono in Nuova Guinea.
- Non sono più di 2500 e si dividono in gruppi di 40-50 individui.
- Dormono su capanne costruite a 20 metri da terra sugli alberi, per stare più al sicuro, dato che la loro esistenza è segnata da continue faide.
La loro dieta è molto povera di carne e di altre proteine animali. Secondo la Depsos, la locale agenzia di investigazione sugli indigeni, dei corpi dei nemici i Korowai mangiano quasi tutto (o mangiavano: questa popolazione vive ancora con pochissimi contatti esterni, e non si sa quanto ancora esteso sia questo rito).
Perché il sangue di maiale vietato?
Il sanguinaccio: dolce a base di sangue di maiale – koss13/shutterstock.com Norme igieniche e rischi sanitari sono alla base dell’illegalità del sangue di maiale, ingrediente principale del sanguinaccio napoletano la cui vendita al pubblico è vietata in Italia dai primi anni Novanta.
Nella ricetta originale, infatti, al cacao e alla cioccolata amara veniva aggiunta una cospicua quantità di sangue di maiale che rendeva questo dolce particolarmente gustoso. Una cremosità che i maliziosi hanno voluto ravvisare anche nella Nutella Ferrero, su cui infatti esiste un ricco patrimonio di improbabili leggende metropolitane: una tra tutti, vorrebbe che al suo interno vi fossero proprio sangue e ossa di animale.
Il sanguinaccio che si trova in commercio oggi non è altro che una reinterpretazione della versione autentica, preparato senza sangue di maiale, e servito nel periodo carnevalesco di cui è tipico,
Qual è l’animale che mangia di meno al mondo?
Meles meles
Come leggere il tassobox Tasso | |
---|---|
Sottofamiglia | Melinae |
Genere | Meles |
Specie | M. meles |
Nomenclatura binomiale |