Contents
- 1 Quando bisogna preoccuparsi se i globuli bianchi sono alti?
- 2 Cosa può provocare l’aumento dei globuli bianchi?
- 3 Come capire se il cane ha la leucemia?
- 4 Quali sono i primi sintomi di una leucemia?
- 5 Cosa mangiare per far scendere i globuli bianchi?
- 6 Come si abbassano i globuli bianchi?
- 7 Come capire se il cane ha un’infezione batterica?
- 7.1 Come si manifesta il linfoma nei cani?
- 7.2 Quanto può vivere un cane con la leucemia?
- 7.3 Quando si ha la leucemia come sono i globuli bianchi?
- 7.4 Quali valori del sangue indicano una infezione?
- 7.5 Come capire se si ha un tumore con le analisi del sangue?
- 7.6 Cosa significa avere globuli bianchi?
- 7.7 Cosa portano i globuli bianchi?
- 8 Cosa significano i globuli bianchi?
Cosa vuol dire se il cane ha i globuli bianchi alti?
A cosa serve l’emocromo (esame emocromocitometrico)? – È un esame che fornisce informazioni sullo stato di idratazione, sulle infezioni, sull’eventuale anemia, sulla coagulazione, sul sistema immunitario, L’Emocromo (esame emocitometrico) valuta la quantità dei principali costituenti cellulari del sangue (globuli bianchi, globuli rossi, emoglobina, piastrine ecc.).
- Una diminuzione nei valori dell’ematocrito (che rappresenta il volume degli eritrociti presenti nel sangue), cioè quando la parte liquida del sangue è in eccesso, indica un maggiore pericolo di anemia rispetto alla norma.
- Un aumento dei globuli bianchi indica invece che, nell’organismo, è in corso un’ infezione e, con un ulteriore esame (la formula leucocitaria ) si possono studiare le diverse famiglie di queste cellule e valutare se l’infezione sia provocata da batteri, virus o altri microrganismi,
- Una diminuzione del numero delle piastrine può indicare
- problemi di coagulazione del sangue, dal momento che queste cellule hanno proprio il compito di favorirla,
- informazioni sullo stato di idratazione,
- sulle infezioni
- sull’eventuale anemia
- sulla coagulazione
- sul sistema immunitario.
Quando bisogna preoccuparsi se i globuli bianchi sono alti?
Quando preoccuparsi dei valori dei globuli bianchi? – Si parla di leucocitosi quando la concentrazione di globuli bianchi nel sangue supera il valore di 10.500 unità per µl. L’elevato numero di globuli bianchi può indicare che il nostro organismo si trova di fronte a:
Un virus Un’ infezione temporanea Un’ infezione cronica, nel caso di gravi malattie
Cosa può provocare l’aumento dei globuli bianchi?
Risorse sull’argomento Come tutte le altre cellule ematiche, i globuli bianchi vengono prodotti principalmente nel midollo osseo. Si sviluppano da cellule staminali (precursori) che maturano per diventare uno dei cinque tipi principali di globuli bianchi:
Basofili Eosinofili Linfociti Monociti Neutrofili
Normalmente, un soggetto produce circa 100 miliardi di globuli bianchi al giorno. Il numero dei globuli bianchi in un dato volume di sangue è espresso come numero di cellule per microlitro. La conta leucocitaria totale varia normalmente tra 4.000 e 11.000 cellule per microlitro (da 4 a 11 × 10 9 per litro).
- La proporzione di ciascuno dei cinque principali tipi di globuli bianchi e il numero totale di cellule di ciascun tipo in un dato volume di sangue può essere stabilita mediante esami di laboratorio.
- L’aumento o la diminuzione del numero dei globuli bianchi è spesso indice di malattia.
- La leucopenia, ossia la riduzione del numero di globuli bianchi al di sotto di 4.000 cellule per microlitro di sangue (4 × 10 9 per litro), spesso rende le persone più suscettibili alle infezioni.
Alcune malattie dei globuli bianchi interessano solo uno dei cinque tipi di globuli bianchi. NOTA: Questa è la Versione per i pazienti. CLICCA QUI CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI Copyright © 2023 Merck & Co., Inc., Rahway, NJ, USA e sue affiliate. Tutti i diritti riservati.
Come capire se il cane ha la leucemia?
Leucemia del Cane e del Gatto La Leucemie del cane e del gatto sono patologie maligne che risultano dalla proliferazione primaria di cellule nel midollo con frequente (ma non costante) invasione secondaria del sangue Leucemie Acute : caratterizzate dalla proliferazione di cellule immature (blasti) e, in assenza di trattamento, dall’evoluzione rapida. Le cellule neoplastiche perdono in gran parte la capacità di differenziarsi nonostante elevate concentrazioni di fattori di crescita. Leucemie Croniche : sono caratterizzate dall’aumento di cellule mature, sostanzialmente indistinguibili da quelle presenti nel sangue, e dal decorso piuttosto lungo (anche di anni). Le cellule neoplastiche in moltiplicazione mantengono la capacità di differenziarsi in elementi maturi. Diminuzione dei fenomeni di apoptosi. SINTOMATOLOGIA DELLA LEUCEMIA SINTOMI ASPECIFICI : letargia, inappetenza, debolezza, febbre, splenomegalia, epatomegalia,modica linfoadenomegalia sono tra i sintomi più frequenti. QUADRO EMATOLOGICO: grave anemia, leucocitosi e trombocitopenia. Spesso ma non sempre blasti circolanti > 5 % Nella maggior parte dei casi il sangue può solo indurre ad un sospetto di leucemia acuta. L’esame del midollo può confermare il sospetto ma solo immunofenotipizzazione (citofluorimetria e citochimica permettono una diagnosi di “lineage”
- LEUCEMIA VIRALE
- L’infezione da retrovirus FeLV (sottogruppo C) è segnalata in associazione a tutte le leucemie riportate nel gatto (esclusa eosinofilica cronica e linfocitica cronica) così come altre neoplasie (linfoma ++, fibrosarcoma) Le cellule trasformate esprimono un antigene di membrana (FOCMA) Circa il 90% di gatti con AML sono FeLV + FIV non risulta essere direttamente oncogeno ma i soggetti FIV+ presentano una possibilità 5-6 volte superiore di contrarre una forma leucemica rispetto ai soggetti sieronegativi
- LEUCEMIE MIELOIDI CRONICHE
Sono caratterizzate dall’aumento di cellule mature, sostanzialmente indistinguibili da quelle presenti nel sangue, e dal decorso piuttosto lungo (anche di anni). Le cellule neoplastiche in moltiplicazione mantengono la capacità di differenziarsi in elementi maturi.
- LEUCEMIE MIELOIDI CRONICHE NEL CANE
- •Leucemia granulocitica cronica (CML) non rara •Leucemia mielomonocitica cronica (CMMoL) frequente •Leucemia monocitica cronica (CMoL) rara •Istiocitosi maligna (MH) comune in alcune razze •Leucemia basofilica cronica (CBL) segnalata (7 casi) •Policitemia vera (PV) occasionale (sottostimata?) •Trombocitemia essenziale (ET) rara (6 casi) •Leucemia mastocitica (MCL) rara
- LEUCEMIE MIELOIDI CRONICHE NEL GATTO
- •Leucemia granulocitica cronica (CML) rara o rarissima •Leucemia mielomonocitica cronica (CMMoL) rarissima •Leucemia monocitica cronica (CMoL) segnalata in FeLV + •Istiocitosi maligna (MH) rara •Leucemia eosinofilica cronica (CEL) rara •Policitemia vera (PV) segnalata •Trombocitemia essenziale (ET) rara •Leucemia mastocitica (MCL) + frequente rispetto a cane
- TERAPIA
Fino ad oggi non esiste una terapia in grado di sconfiggere il virus della leucemia felina. Tutte le terapie praticate mirano solo a curare le infezioni secondarie eventualmente presenti ed a contenere la proliferazione neoplastica.
Come si curano i globuli bianchi alti?
Farmaci – Non sempre la leucocitosi richiede un trattamento farmacologico o medico specifico: spesse volte, come accennato, la conta dei leucociti nel sangue aumenta a seguito di un insulto all’organismo, come meccanismo di auto-difesa. Tuttavia, quando la leucocitosi riflette una condizione ben più grave, la cura diviene imprescindibile: il medico, mediante un’accurata analisi diagnostica, individuerà la causa che si pone alle origini della leucocitosi; di conseguenza, l’intervento sarà subordinato al fattore scatenante.
- Riportiamo un esempio: l’assunzione di alcune specialità medicinali può favorire un aumento dei leucociti nel sangue: in simili frangenti è sufficiente la sospensione del farmaco ed, eventualmente, la sostituzione con un’altra specialità farmacologica che eserciti lo stesso effetto terapico.
- Alcuni pazienti affetti da leucocitosi, invece, necessitano di un’ infusione endovena di liquidi ed elettroliti,
Di seguito, sono riassunti i farmaci più utilizzati in terapia:
- Antibiotici : per allontanare il batterio implicato nell’infezione, responsabile, a sua volta, dell’alterazione dei valori dei globuli bianchi nel sangue.
- Antiacidi: indicati per ridurre l’acidità delle urine durante la terapia per la cura della leucocitosi
- Corticosteroidi : talvolta, si raccomanda la terapia con farmaci steroidei per il loro potente effetto antinfiammatorio, Da ricordare, tuttavia, che una cura simile contribuisce anche a ridurre il numero di leucociti circolanti.
- Chemioterapia : alcune forme gravi di leucocitosi sono indotte da leucemie, pertanto, è richiesta la somministrazione di farmaci chemioterapici volti ad uccidere le cellule malate, favorendo il ripristino dei normali livelli di leucociti nel sangue (per approfondimenti: leggi l’articolo sui farmaci per la cura della leucemia )
Tra le strategie terapiche alternative ai farmaci, la trasfusione di sangue e il trapianto di midollo osseo sono le più accreditate. Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro la leucocitosi, ed alcuni esempi di specialità farmacologiche; spetta al medico scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura: Farmaci antibiotici per la cura della leucocitosi infettiva dipendente da batteri
- Penicillina o benzilpenicillina (es. Benzil B, Benzil P): per trattare la leucocitosi dipendente da Streptococcus pyogene, si raccomanda di assumere il farmaco alla dose di 2-8 milioni UI al dì. La durata della terapia va stabilita dal medico.
- Moxifloxacina (es. Vigamox, Avalox, Octegra): in alternativa alla penicillina, per trattare la leucocitosi dipendente da streptococcus pyogene, assumere 400 mg al dì di farmaco.
- Cefotaxima (es. Cefotaxima, Aximad, Lirgosin, Lexor): il farmaco è una cefalosporina di terza generazione, indicata per trattare le infezioni sostenute da E. coli anche nel contesto della leucocitosi. Indicativamente, si raccomanda di assumere 2 grammi di attivo ogni 12 ore. Si raccomanda di associare la terapia con un farmaco appartenente agli aminoglicosidi (es. tobramicina, alla dose di 3-5 mg/kg al giorno, in tre somministrazioni equamente frazionate, per via endovenosa o intramuscolare ).
- Eritromicina (es. Eritrocina, Eritro L, Lauromicina): è il farmaco d’elezione per la cura della legionellosi : spesse volte, la malattia si manifesta anche con una leucocitosi modesta o media, curata con 500 mg di farmaco, da assumere 4 volte al giorno. La durata della terapia va stabilita dal medico.
Farmaci per smettere di fumare I fumatori malati di leucocitosi dovrebbero smettere di fumare : sembra che l’elevato livello di nicotina o di catecolamine nel sangue incida pesantemente sulla manifestazione della leucocitosi neutrofila, Per approfondimenti: leggi l’articolo sui farmaci per smettere di fumare Farmaci steroidi per la cura della leucocitosi grave Quando l’alterazione della conta leucocitaria si rivela particolarmente importante, è necessario assumere corticosteroidi, utilissimi per ripristinare i valori di globuli bianchi nel sangue.
- Prednisone (es. Deltacortene, Lodotra )
- Metilprednisolone (es. Advantan, Solu-medrol, depo-medrol, Medrol, Urbason )
- Cortisone (es. Cortis Acet, Cortone )
Farmaci antiacidi per la leucocitosi Questi farmaci NON sono utilizzati in terapia per normalizzare i livelli plasmatici di leucociti; più precisamente, gli antiacidi servono per alleggerire i Sintomi che derivano da una terapia specifica per la cura della leucocitosi.
- Sodio bicarbonato (es. citrosodina ): questa sostanza agisce rapidamente neutralizzando gli acidi gastrici, ma comporta effetti collaterali spiacevoli ( alcalinizzazione delle urine, gonfiore, ipersodemia ). Consultare il medico.
- Sodio citrato e potassio citrato (es. Biochetasi ): in genere si consiglia l’assunzione di 3 g di farmaco sciolti in acqua, ogni due ore affinché il pH urinario supera il valore 7; il trattamento di mantenimento consiste nell’assunzione di 5-10 g al dì per un periodo di tempo stabilito dal medico.
- Idrossido di alluminio + idrossido di magnesio (es. maalox plus ): assumere 2-4 compresse al giorno (500-1500 mg) con abbondante acqua, 20-60 minuti prima dei pasti e prima di coricarsi.
- Idrossido di magnesio (es. magnesia ): il farmaco, oltre a ridurre l’acidità indotta dalla cura per la leucocitosi, è raccomandato anche per la cura della stitichezza,
Che disturbi portano i globuli bianchi?
Segni e sintomi di leucopenia – Leucopenia I sintomi di leucopenia sono quasi sempre corrispondenti alla causa che la determina. Un numero di leucociti molto basso rende l’organismo più vulnerabile ai virus e ai batteri, con conseguente incremento del rischio di contrarre malattie e infezioni.
- Per questo motivo la presentazione di frequenti infezioni o astenia possono essere segnali generici di leucopenia, così come la cefalea o la comparsa di molteplici afte in bocca.
- Solitamente però questa condizione viene riscontrata incidentalmente a seguito dell’esecuzione di esami laboratoristici di screening o di routine.
È importante considerare come i test laboratoristici indicano sia la conta totale dei leucociti sia quella differenziale, quest’ultima di rilevante importanza al fine di determinare a quale gruppo è eventualmente circoscritta la carenza. Statisticamente, la leucopenia solitamene origina da un deficit di neutrofili; sporadicamente può interessare linfociti e monociti, mentre solo raramente i leucociti bassi sono eosinofili e basofili.
Quali sono i primi sintomi di una leucemia?
I sintomi delle leucemie acute – Nelle fasi iniziali, le leucemie croniche possono non dare sintomi perché le cellule leucemiche interferiscono in modo limitato con le funzioni delle altre cellule. Diversamente nelle leucemie acute, i sintomi si presentano precocemente e possono peggiorare con estrema rapidità.
Febbre, sudorazioni notturne, stanchezza e affaticamento, mal di testa, dolori ossei e articolari, perdita di peso, pallore, sono solitamente associati alla carenza di globuli rossi, quindi a una condizione di anemia importante. Nel caso di carenza di piastrine possono comparire anche emorragie lievi del cavo orale o del tratto gastroenterico oppure macchie della pelle,
In uno step successivo, ma sempre molto rapido, possono comparire anche emorragie più profonde al cervello o a livello del tratto gastrointestinale, Mentre nel caso di proliferazione di globuli bianchi vi possono essere sintomi assimilabili a una brutta sindrome influenzale, come febbre continua, ma ben tollerata.
Cosa mangiare per far scendere i globuli bianchi?
Norme Igieniche – Se i globuli bianchi sono molto bassi, il medico potrebbe suggerire linee guida speciali per ridurre il rischio di esposizione a batteri e ad altri organismi nocivi presenti in alcuni cibi e bevande. Le norme di base prevedono:
- Evitare carne, pesce e uova crudi o poco cotti. Cuocere la carne finché non è ben cotta, anche al cuore dell’alimento.
- Evitare cibi contenenti uova crude, come la maionese fatta in casa.
- Evitare le bevande non pastorizzate, come succhi di frutta e latte crudo.
- Consumare solo latte pastorizzato, yogurt, formaggio e altri latticini pastorizzati.
- Evitare i formaggi molli con muffa e venature blu come Brie, Camembert, Roquefort, Stilton, Gorgonzola e Bleu o altri formaggi morbidi e non pastorizzati.
- Evitare le insalate e i buffet.
- Attenzione anche ai germogli crudi, come i germogli di erba medica.
- Lavare frutta e verdura fresche prima di sbucciarle.
- Evitare l’ acqua di pozzo, a meno che non sia stata testata, filtrata o fatta bollire per un minuto prima di bere. A casa va bene bere l’acqua del rubinetto o l’acqua in bottiglia.
Come si abbassano i globuli bianchi?
Con il termine leucopenia si identifica una situazione in cui il numero di globuli bianchi nel sangue è inferiore alla norma. Il valore di riferimento varia a seconda del sesso e dell’età. In molti casi la leucopenia è sintomo di un problema medico da risolvere per poter riportare il numero di globuli bianchi nella norma.
Fra questi possibili problemi ci sono tutti i disturbi e le condizioni che compromettono la salute del midollo osseo, il tessuto che produce proprio i globuli bianchi come ad esempio le infezioni virali, ma anche le malattie autoimmuni, patologie congenite o alcune forme di cancro. Anche alcune terapie, come chemioterapia e radioterapia, alcuni antibiotici e alcuni diuretici, possono ridurre temporaneamente il numero di globuli bianchi.
Inoltre anche l’anemia o una carenza vitaminica possono portare a leucopenia, ostacolando la normale produzione di globuli bianchi.
Cosa fa diminuire i globuli bianchi?
Leucociti bassi – Una diminuzione della conta leucocitaria (leucopenia) si verifica in genere a seguito di
infezioni virali (che mettono a dura prova le difese dell’organismo, andando ad esaurire le scorte di globuli bianchi), trattamenti medici ( chemioterapia, radioterapia ) in grado di ridurre la produzione a livello del midollo osseo, alcuni specifici tumori (come la leucemia).
Tendenzialmente la riduzione più significativa si nota in genere a carico dei neutrofili (neutropenia). Si sottolinea che piccoli spostamenti dai valori normali spesso non sono significativi e non devono destare preoccupazioni, ma ovviamente nessuno meglio del medico potrà valutare il referto nel contesto generale dello specifico paziente.
vitamina B12, folati,
Anche gli antibiotici possono essere causa di riduzione della quantità in circolo, ma più in generale sono numerosi i farmaci in grado di ridurre la quantità di globuli bianchi circolante:
antiepilettici, chemioterapici, clozapina (farmaco antipsicotico), diuretici, anti-H2 ( antistaminici usati per problemi di stomaco), ticlopidina (farmaco anticoagulante), terbinafina (farmaco antimicotico),
Come capire se il cane ha un’infezione batterica?
Le malattie infettive dei cani – Le malattie infettive che possono colpire i cani sono molteplici, e differiscono secondo modalità di trasmissione. Alcune sono legate a contatti stretti e irruenti come morsi e graffi, che talvolta possono complicarsi con sovrainfezioni.
- Una specie di batteri responsabili è quella delle Capnocytophaga, germi che vivono normalmente all’interno della bocca dei cani (ma anche di altri animali come i gatti) senza causare loro alcun segno di malattia.
- In rari casi possono essere trasmessi agli essere umani, provocando una reazione locale intorno al morso con gonfiore, arrossamento, dolore e formazione di vescicole; possono accompagnarsi sintomi generali come febbre, vomito, diarrea e dolori muscolari.
Più di rado, e soprattutto in persone con un sistema immunitario compromesso, possono provocare reazioni più gravi estese a tutto l’organismo, come sepsi, gangrena e insufficienza renale acuta. Una menzione particolare merita la rabbia : si tratta di una malattia provocata da un virus appartenente alla famiglia Rhabdoviridae che attacca il sistema nervoso degli animali e dell’uomo, con conseguenze quasi sempre letali.
Il virus ha messo a punto e coordinato una serie di strategie geniali per garantire la propria sopravvivenza e diffusione: alterando il comportamento degli animali infetti li rende più aggressivi e propensi al morso; inoltre, si concentra in grande quantità nella saliva e rende difficoltosa la deglutizione, provocando l’accumulo di saliva in bocca.
Come risultato di questi processi, il virus della rabbia si trasmette attraverso il morso, il graffio o il contatto con la saliva di animali infetti, in particolare di animali selvatici come pipistrelli, volpi e procioni. Quando un cane viene infettato, sviluppa sintomi caratteristici: alterazioni caratteriali, difficoltà ad alimentarsi ed eccessiva salivazione, paralisi progressiva, fino alla morte che sopraggiunge pochi giorni dopo l’inizio delle manifestazioni cliniche.
- Quando la rabbia infetta un essere umano, i sintomi si presentano a distanza di molti giorni o addirittura mesi dopo il morso, e a quel punto è generalmente troppo tardi per effettuare un trattamento efficace.
- Altri tipi di malattie possono essere trasmesse attraverso il contatto con le feci di cani infetti: è il caso di batteri come il Campylobacter e la Salmonella, o di parassiti come il Cryptosporidium, l’Echinococco e la Giardia,
Queste infezioni si manifestano con sintomi gastro-intestinali (diarrea, nausea, vomito, dolori addominali) di intensità e durata variabile, che nella maggior parte dei casi risolvono spontaneamente ma che raramente possono richiedere l’ospedalizzazione.
La Leptospirosi viene invece trasmessa attraverso il contatto con urine infette (non solo di cani, ma anche di bovini, suini, cavalli, roditori e animali selvatici): il batterio responsabile può provocare una grande varietà di manifestazioni nei cani, che vanno dalla completa assenza di sintomi a quadri clinici gravi e anche letali.
L’uomo può contrarre l’infezione attraverso contatti poco igienici con le urine di tali animali, ma anche nuotando in acque infette o lavorando a stretto contatto con essi (è il caso dei veterinari o degli allevatori). Anche in questo caso, la malattia può essere indolente oppure grave, manifestandosi tipicamente con la comparsa di febbre elevata, ittero (colorazione gialla di cute e mucose), congiuntivite e dolori addominali; in rari casi il coinvolgimento dell’organismo è importante, con compromissione della funzione di reni, fegato e polmoni fino al decesso.
Un’altra malattia potenzialmente grave che affligge il cane è la Leishmaniosi, È provocata da un parassita chiamato Leishmania (nelle aree mediterranee la specie più diffusa è la L. infantum ), che viene trasmesso da una specie di flebotomi detti pappataci. Nel cane, l’infezione può rimanere asintomatica per lungo tempo per poi provocare tipiche lesioni della pelle con perdita di aree di pelo, danni agli occhi, alle articolazioni e ai reni, fino a manifestazioni neurologiche anche molto gravi e talora letali.
In rari casi, anche l’uomo può contrarre l’infezione attraverso la puntura di pappataci infetti, situazione che si verifica con maggiore facilità se ci si trova nelle vicinanze di un animale infettato (da cui il flebotomo succhierà sia il sangue sia il parassita).
I sintomi umani spaziano da un esclusivo interessamento cutaneo fino ad un grave coinvolgimento degli organi interni, più pericoloso se le risorse immunitarie dell’individuo sono già compromesse. Infine, neanche i cani sono immuni dalle punture di zecca, che possono trasmettere pericolose infezioni come la malattia di Lyme,
Nel prossimo articolo parleremo di come difendere la salute nostra e dei nostri amici cani dalle insidie comuni, per poter godere in sicurezza della compagnia reciproca. Giorgia Protti Per sostenere Medical Facts tramite Gofundme clicca qui, per sostenerci tramite PayPal clicca qui.
Come si manifesta il linfoma nei cani?
Clinica Veterinaria delle Alpi, 24 ore su 24, Torino LINFOMA Il linfoma è una patologia neoplastica sistemica che interessa il sistema ematopoietico e riveste notevole importanza in medicina veterinaria. Il linfoma rappresenta il 23% delle neoplasie nel cane ed il 30% nel gatto ed è una delle forme maggiormente chemioresponsive. Tale neoplasia è caratterizzata dalla proliferazione maligna ed incontrollata dei linfociti nei linfonodi, nei visceri (fegato, milza, intestino, stomaco) ed in altri organi (reni, cute, occhio, sistema nervoso centrale e periferico). Esistono diverse forme di linfoma: -Multicentrica: è la forma più comune nel cane (circa l’80% dei casi) mentre è la più rara nel gatto. Spesso l’animale si presenta asintomatico o con sintomi aspecifici: perdita di peso, letargia, anoressia, poliuria, polidipsia. Il segno patognomonico nel cane è la presenza di linfoadenomegalia solitaria o generalizzata. -Mediastinica: (25% dei casi) la linfoadenopatia è localizzata ai linfonodi mediastinici soprattutto craniali, al timo o ad entrambi. Se presente, si evidenziano sintomi quali tosse, dispnea, rigurgito, sindrome di Horner, sindrome precavale, presenza di versamento chiloso od emorragico. Spesso in questo caso il linfoma è di tipo T e questa forma è associata ad ipercalcemia. -Gastroenterica o alimentare: (5-7% dei casi) è la forma più diffusa nel gatto, coinvolge stomaco ed intestino, in forma di massa solitaria o infiltrativa diffusa, che spesso evolve da una pregressa patologia infiammatoria cronica (ad esempio l’enterite linfoplasmacellulare nel cane e l’IBD nel gatto). I sintomi clinici rilevabili possono essere: vomito, diarrea o tenesmo, spesso compare solo dimagrimento. La forma gastroenterica può essere associata (con più frequenza nel cane) alla forma multicentrica. -Cutanea: è la forma più rara sia nel cane che nel gatto. La sintomatologia, prevalentemente cutanea, si manifesta con aree alopeciche, depigmentazione, desquamazione, prurito ed eritema. L’evoluzione porta alla formazione di placche e croste con ulcerazioni. Si riconoscono due forme: Epiteliotropica o “Micosi fungoide” di tipo T rara nel gatto, che interessa prevalentemente l’epidermide. Non epiteliotropica di tipo B, molto più aggressiva ed a rapida evoluzione, che interessa il derma; più comune nel gatto rispetto al cane. -Extranodale: è la forma più rara (0,6% dei casi). In molti casi si assiste al primario interessamento di un organo e, in un secondo tempo, all’evoluzione sistemica. Tale forma comprende il linfoma renale, oculare, nervoso centrale, intravascolare, nasale, tracheale, surrenalico e poliostolico. Nel gatto il linfoma è il tumore più frequente in sede intestinale; può presentarsi in forma focale o diffusa, in cui l’ispessimento è transmurale ed il lume è preservato, e può derivare dai linfociti T o B. Inizialmente il comportamento di questa forma di linfoma è indolente (small-cells, low grade). Progressivamente il linfoma tende a diventare più aggressivo a livello locale e sistemico (large cells high grade). L’estensione transmurale può anche comportare perforazione e peritonite. La diagnosi differenziale deve essere posta, nelle forme iniziali, con IBD (Inflammatory bowel disease), con cui il linfoma intestinale T spesso coesiste e di cui può rappresentare un’evoluzione. Nel gatto è inoltre presente un particolare tipo di linfoma a prevalente localizzazione intestinale, il linfoma LGL (large granular lymphocyte lymphoma), che rappresenta il 10% dei linfomi intestinali del gatto. Quest’ultima forma deriva dai linfociti T citotossici o Natural killer. Si tratta di una forma transmurale a grandi cellule, che interessa inizialmente ileo, digiuno e linfonodi meseraici, metastatizza velocemente a stomaco, grosso intestino, fegato, milza, midollo osseo e reni. La difficoltà diagnostica del linfoma LGL deriva dal fatto che i granuli citoplasmatici non sono visibili nei preparati istopatologici, mentre si apprezzano in citologia. SEGNALAMENTO Cane: 5-8 anni. Gatto 4 mesi-2 anni: soprattutto forme mediastiniche e multicentriche (generalmente Felv positivi; immunofenotipo T), sono presenti anche le forme extranodale e leucemico. Gatto 6-10 anni: soprattutto forme alimentari o cutanee (generalmente Felv negativi). CLASSIFICAZIONE Molte sono state le classificazioni istologiche del linfoma. Lo scopo della classificazione più specifica in ambito veterinario è quello di correlare i parametri cito-istopatologici con quelli biologici. Per questa classificazione si prende in analisi la citomorfologia delle cellule, l’immunofenotipo che divide i linfomi in B e T ed il pattern archittetturale istologico. DIAGNOSI E STADIAZIONE Un sospetto diagnostico di linfoma necessita di un corretto ed attento esame obiettivo generale e particolare, esame emocromocitometrico e profilo biochimico, esame elettroforetico, radiografie toraciche, ecografia addominale, biopsia midollare, eventuale TC e/o RM. Spesso l’esame citopatologico, veloce e poco invasivo, permette la conferma della diagnosi di linfoma, a volte invece è necessario un esame istopatologico. Occasionalmente l’indagine istopatologica può non essere conclusiva e può necessitare dell’ausilio di tecniche di immunoistochimica (che mostrano la prevalenza di linfociti T rispetto alla popolazione mista che caratterizza le forme infiammatorie e/o reattive) o di tecniche di PCR che possono dimostrare la monoclonalità dei linfociti. Alla diagnosi devono seguire ulteriori esami che permettono di classificare e stadiare il linfoma. Grazie alle nuove metodiche di laboratorio siamo in grado di differenziare numerosi sottotipi nel linfoma del cane. Gli stadi vanno da I a V. Si parla di stadio I-III a seconda del diverso coinvolgimento linfonodale, di stadio IV se esiste un coinvolgimento epatico e/o splenico, mentre lo stadio V è quello in cui è presente una diffusione midollare, ematica e/o di altri organi. L’insieme di tutte le informazioni raccolte è indispensabile per la prognosi e per pianificare un protocollo chemioterapico mirato. TERAPIA La scelta terapeutica dipende da numerosi fattori, tra cui il sottostadio del paziente, il grado istologico del linfoma, l’estensione del tumore, la presenza di sindromi paraneoplastiche, la motivazione del proprietario e l’esperienza professionale. La prima scelta è rappresentata dalla chemioterapia, mentre la chirurgia e la radioterapia hanno, nel linfoma, spesso un ruolo marginale. Lo scopo della terapia è l’induzione della remissione. I protocolli terapeutici sono molteplici e prevedono un approccio di tipo monochemioterapico o uno polichemioterapico, diversi per numero e tipo di farmaci utilizzati. A seconda del protocollo scelto è attesa una durata media della remissione. Purtroppo il linfoma diventa resistente ai farmaci e la malattia può recidivare. Possiamo indurre ulteriori remissioni utilizzando gli stessi farmaci o protocolli “di salvataggio” a seconda dei casi. L’approccio polichemioterapico si sta rivelando il più utilizzato per i linfomi ad alto grado, perché sembra assicuri un periodo più lungo in assenza di malattia. La maggior parte degli animali ha buona qualità di vita, con remissione della sintomatologia in assenza di tossicità grave. La chirurgia e la radioterapia possono essere prese in considerazione per le forme solitarie o come trattamento palliativo. Nel gatto la sopravvivenza media è di circa 6 mesi, ma tra i soggetti con risposta completa al trattamento molti superano l’anno con ottima qualità di vita. Nel cane con un protocollo combinato, in assenza di fattori prognostici negativi, ci si aspetta una remissione di circa l’80% per un periodo di circa 1 anno, od una remissione parziale per 6-8 mesi. Il 24% dei pazienti resta in remissione per 24 mesi. Nei linfomi indolenti di grado I-III la prognosi è favorevole con lunghi tempi di sopravvivenza (>2 anni). PROGNOSI Risulta molto complesso formulare una prognosi perché questa è condizionata da molteplici fattori, tra cui: -Tipo di linfoma -Grado del linfoma -Localizzazione -Sensibilità ai chemioterapici -Stadiazione del paziente -Infiltrazione midollare, presenza di anemia -Pretrattamento con steroidi -Presenza di sindrome paraneoplastica : Clinica Veterinaria delle Alpi, 24 ore su 24, Torino
Quanto può vivere un cane con la leucemia?
La malattia ri- sponde bene al trattamento, ma è raramente guaribile. L’associazione di chemioterapia ed antineoplastici consen- te di ottenere elevati tassi di remissione iniziale e nella maggior parte dei casi si può prevedere una sopravvivenza mediana di 8-12 mesi.
Quanto vive un cane con una leucemia acuta?
Risorse sull’argomento
Il soggetto può presentare pallore o stanchezza, può essere molto sensibile alle infezioni e alla febbre e può riportare facilmente ecchimosi o emorragie. Per formulare la diagnosi, sono necessari esami del sangue e l’analisi del midollo osseo. Il trattamento prevede chemioterapia per la remissione, oltre a ulteriore chemioterapia per evitare recidive e talvolta trapianto di cellule staminali.
Nella LMA, cellule leucemiche immature si accumulano nel midollo osseo, distruggendo e sostituendo uno o più dei seguenti tipi di cellule normali: I globuli bianchi cancerosi non funzionano come i globuli bianchi normali. Quindi, anche se il numero di globuli bianchi appare maggiore, sono presenti meno globuli bianchi normali e quindi si ha difficoltà a combattere le infezioni.
La febbre e la sudorazione eccessiva possono indicare un’infezione, che può essere la conseguenza di una carenza di globuli bianchi normali.
Le cellule leucemiche possono invadere altri organi. Le cellule leucemiche nel midollo osseo possono causare dolore osseo e articolare. L’ingrossamento di fegato e milza dovuto alle cellule leucemiche può manifestarsi come senso di pienezza e talvolta dolore addominale.
Cefalee Vomito Ictus Disturbi della vista, dell’udito e dei muscoli facciali
Nel sottotipo di LMA definito leucemia promielocitica acuta si manifestano spesso emorragie o problemi di coagulazione.
Esami del sangue Esame del midollo osseo
Possono essere effettuati anche esami di diagnostica per immagini. Qualora il soggetto presenti sintomi che indichino la presenza di cellule leucemiche nel cervello, vengono eseguite la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica per immagini (RMI).
L’eventuale presenza di cellule leucemiche nella zona circostante i polmoni viene verificata mediante TC. Per stabilire se gli organi interni sono ingrossati, si possono eseguire TC, RMI o ecografia dell’addome. Prima di iniziare la chemioterapia si può eseguire un ecocardiogramma (ecografia del cuore), dato che i farmaci chemioterapici talvolta hanno effetti sul cuore.
Senza trattamento, molti soggetti affetti da LMA muoiono nel giro di poche settimane o mesi dalla diagnosi. Con una terapia appropriata, il 20-40% dei soggetti sopravvive per almeno 5 anni, senza nessuna recidiva. Con il trattamento intensivo, il 40-50% dei soggetti più giovani può sopravvivere almeno 5 anni.
- Poiché le recidive si verificano solitamente entro i primi 5 anni dall’inizio del trattamento, la maggior parte dei soggetti in cui non si riscontra leucemia dopo 5 anni si considera guarita.
- La leucemia promielocitica acuta una volta era considerata la forma più maligna di leucemia.
- Attualmente, si tratta di una delle forme di LMA con la prognosi migliore.
Oltre il 70% dei soggetti affetti da leucemia promielocitica acuta può guarire. È essenziale formulare la diagnosi rapidamente.
Chemioterapia Un trapianto di cellule staminali
Il trattamento della LMA ha lo scopo di indurre rapidamente la remissione della malattia e la distruzione della maggior parte delle cellule leucemiche. Tuttavia, spesso le terapie peggiorano le condizioni del soggetto prima di osservare un miglioramento. La riduzione dei neutrofili predispone maggiormente alle infezioni. Il trattamento distrugge anche le mucose (come quella orale), cosa che facilita l’ingresso dei batteri nell’organismo. Si deve prestare particolare attenzione alla prevenzione delle infezioni e quando si manifestano devono essere trattate tempestivamente.
Sono necessarie anche trasfusioni di globuli rossi e di piastrine. La chemioterapia di induzione rappresenta la prima fase del trattamento. I principali farmaci chemioterapici sono citarabina per 7 giorni somministrata mediante infusione continua e daunorubicina (o idarubicina o mitoxantrone) somministrata per via endovenosa per 3 giorni.
Altri farmaci che possono essere somministrati sono midostaurina o gemtuzumab oxogamicina oppure decitabina, azacitidina, venetoclax o glasdegib (specialmente agli anziani o ai soggetti con determinati sottotipi di LMA). La chemioterapia di consolidamento viene somministrata quando la LMA è in remissione.
- Il soggetto generalmente è sottoposto a pochi cicli di chemioterapia aggiuntiva, poche settimane dopo il trattamento iniziale, per assicurare la distruzione del maggior numero possibile di cellule leucemiche.
- Al contrario della leucemia linfatica acuta, il trattamento preventivo a livello cerebrale di solito non è necessario e la chemioterapia a lungo termine a basso dosaggio (terapia di mantenimento) non ha mostrato un aumento della sopravvivenza.
I soggetti affetti da leucemia promielocitica acuta possono essere trattati con un tipo di vitamina A chiamato acido tutto trans retinoico (tretinoina). La chemioterapia è spesso associata a somministrazione di acido tutto trans retinoico, in particolare se il soggetto presenta un’elevata conta leucocitaria al momento della diagnosi o se si assiste a un improvviso aumento della stessa.
- Anche il triossido di arsenico è efficace solo in questo sottotipo di LMA.
- In caso di recidiva, nei soggetti che non possono essere sottoposti a trapianto di cellule staminali, l’ulteriore somministrazione della chemioterapia risulta meno efficace e scarsamente tollerata.
- Un ciclo aggiuntivo di chemioterapia è più efficace nei soggetti più giovani e in quelli nei quali la remissione iniziale si è protratta per più di 1 anno.
I fattori da prendere in considerazione per valutare la possibilità di somministrare un’ulteriore chemioterapia intensiva ai soggetti con LMA recidiva sono molti. Di seguito si riporta una risorsa in lingua inglese che può essere utile. Si prega di notare che il MANUALE non è responsabile del contenuto di questa risorsa. Copyright © 2023 Merck & Co., Inc., Rahway, NJ, USA e sue affiliate. Tutti i diritti riservati.
Quando si ha la leucemia come sono i globuli bianchi?
Leucemia mieloide cronica La leucemia è una neoplasia ematologica (tumore del sangue) che si sviluppa nel midollo osseo, nel sangue, nel sistema linfatico e in altri tessuti. Le leucemie sono comunemente distinte in acute e croniche, a seconda della velocità di progressione della malattia.
In generale, si parla di leucemia in presenza di alterazioni biologiche nelle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) che provocano una crescita e una proliferazione incontrollata delle cellule stesse. Il nome leucemia deriva dalla parola greca leucos (= bianco) proprio perché la malattia ha inizio nei globuli bianchi, le cellule incaricate di combattere le infezioni, che normalmente si riproducono secondo le necessità dell’organismo.
Nei pazienti affetti da leucemia, il midollo osseo produce un elevato numero di globuli bianchi anomali, che presentano mutazioni genetiche nel DNA e che non funzionano correttamente. Le cause di questa malattia non sono ancora note con esattezza, ma sembra che vi siano implicati sia fattori genetici sia ambientali.
- Le leucemie croniche sono più caratteristiche dell’età adulta.
- Le forme più comuni sono la leucemia linfatica cronica (LLC) e la leucemia mieloide cronica (LMC): per entrambe, potrebbe essere più indicato utilizzare al posto di “leucemia” la parola “leucosi” data la netta diversità di comportamento, risposta alla terapia e prognosi rispetto alle leucemie acute.
La LMC è molto comune nell’età adulta o avanzata e rara in quella infantile con un’età mediana di insorgenza intorno ai 60 anni ed un’incidenza nella popolazione pari a circa 2-3 nuovi casi/anno su 100.000 abitanti, in apparente crescita dato l’aumento medio dell’attesa di vita.
Quali valori del sangue indicano una infezione?
Interpretazione – Di norma le concentrazioni della proteina C-reattiva nel sangue sono basse. Valori superiori a 8 mg/L possono essere indicativi d’infiammazione e/o infezione batterica, richiedendo quindi eventualmente di capirne l’origine. In caso di infezioni l’esame permette di orientare il medico sia in fase di diagnosi che durante la terapia; un esempio pratico è rappresentato dalla gestione delle infezioni (o potenziali tali) delle vie respiratorie, nei pazienti con sintomi dubbi e in assenza di diagnosi clinica certa di bronchite rispetto a polmonite, è consigliabile sottoporre il paziente al prelievo di sangue per dosare la PCR.
per valori inferiori a 20 mg/L non sono necessari antibiotici, per valori compresi tra 20 e 100 mg/L può essere utile la prescrizione di antibiotico in assenza di miglioramento nei giorni successivi, per valori superiori a 100 mg/L è raccomandabile iniziare subito una terapia antibiotica.
Si noti che aumenti modesti, compresi tra 10–40 mg/L, potrebbero essere conseguenza di infezioni virali, che non richiederebbero quindi alcun antibiotico. Relativamente alla probabilità di sviluppo di malattie cardiache si parla di (hsCRP):
Basso rischio per valori inferiori a 1,0 milligrammi per litro (mg/l) Rischio medio per valori tra 1,0 e 3,0 mg/l Alto rischio per valori superiori a 3,0 mg/l.
Il solo esito della PCR non è una misura definitiva del rischio, anche perché non tutti i medici concordano sulla relazione tra esame e rischio cardiovascolare.
Come capire se si ha un tumore con le analisi del sangue?
Nessun esame del sangue è in grado di scovare un tumore prima della comparsa dei sintomi. La biopsia liquida è utile per monitorare le terapie – Individuare un tumore nelle sue fasi iniziali di sviluppo grazie ad un prelievo di sangue è uno degli obiettivi principali di chi si occupa di ricerca contro il cancro, Il traguardo però è ancora lontano da raggiungere poiché ad oggi non esistono ancora test ematici capaci di fare diagnosi precoce,
Eppure qualcosa comincia a muoversi e lo testimonia uno studio da poco pubblicato su Science ad opera degli scienziati della Johns Hopkins University : a loro il merito di aver sviluppato un esame del sangue capace di individuare -in persone che già sapevano di avere il cancro- la presenza di 8 diversi tipi di tumore.
Un test utile per la scelta e il monitoraggio delle terapie che non rappresenta però in alcun modo un esame valido per la diagnosi precoce di tumore.
Cosa significa avere globuli bianchi?
Cosa sono – I leucociti o globuli bianchi sono cellule del sangue coinvolte nella risposta immunitaria, Grazie al loro intervento, l’organismo si difende da microorganismi patogeni (come virus, batteri, miceti e parassiti ), particelle estranee e cellule anomale potenzialmente nocive, presenti nel sangue e nei tessuti.
Cosa portano i globuli bianchi?
Utilità clinica dell’esame dei globuli bianchi –
I globuli bianchi sono direttamente coinvolti nell’ambito della risposta immunitaria e hanno il compito di difendere l’organismo dalle infezioni (virus, batteri, parassiti, miceti ad esempio). Valori alti o bassi di globuli bianchi nel sangue periferico sono detti rispettivamente leucocitosi e leucopenia.I leucociti o globuli bianchi si suddividono in 5 tipologie di cellule:neutrofili linfociti monociti eosinofili basofili.Gli eosinofili difendono l’organismo dall’attacco dei parassiti, come i vermi intestinali; i basofili sono invece associati alle risposte alle allergie e ad alcuni parassiti; i neutrofili inglobano e distruggono le particelle estranee; i monociti sono anch’essi legati alle allergie e ai parassiti; i linfociti sono deputati alle risposte immuni specifiche e le cellule dendritiche fungono da sentinella.
Cosa significano i globuli bianchi?
Che cosa sono i globuli bianchi? – I globuli bianchi, o leucociti, sono cellule del sistema immunitario, presenti nel sangue, che hanno il compito di difendere l’organismo dall’attacco di microrganismi patogeni o di corpi estranei che penetrano attraverso le mucose o la cute.
eosinofili, che difendono l’organismo dai parassiti basofili, che agiscono contro allergie e alcuni parassiti neutrofili, che inglobano e distruggono le particelle estranee monociti, che agiscono anch’essi contro allergie e parassiti linfociti, deputati alle specifiche risposte immuni cellule dendritiche, che agiscono come sentinelle e attivano le difese immunitarie in caso di attacco dall’esterno,