Tutti i cani sono curiosi e amano correre e inseguire cose.anche gli insetti! La maggior parte delle volte, le punture di api e vespe causano un lieve dolore e un’irritazione al cane. Se è punto diverse volte, o dentro la bocca e all’interno della gola, può essere pericoloso e sarebbe opportuno farlo visitare dal tuo veterinario. A provocare il dolore non è la puntura in sè e per sè, ma la piccola quantità di veleno che viene iniettata.
- Che cos’è un pungiglione? Un pungiglione di ape è acuminato e fatto per restare infilato nella pelle.
- Dopo la puntura il corpo dell’ape si distacca dal pungiglione e muore.
- Il pungiglione della vespa non è acuminato, ma è molto più doloroso e a differenza dell’ape la vespa può pungere ripetutamente se provocata.
La maggior parte delle volte i cani sono punti sul muso perchè osservano troppo da vicino un insetto in grado di pungere. Le punture sul naso possono essere particolarmente dolorose perchè è una parte delicata. Se cercano di afferrare o prendere un insetto i cani possono essere punti sulla lingua, dentro la bocca o all’interno della gola,
Queste punture possono essere pericolose perchè, gonfiandosi, potrebbero causare la chiusura della gola del cane e bloccare la respirazione. Reazioni Una reazione grave può essere causata da un gran numero di punture o se il cane ha una risposta allergica al veleno della puntura. I segni di una reazione grave sono stanchezza generale, difficoltà nella respirazione e un gonfiore che si estende dalla zona in cui è stato punto.
Controlla che non siano presenti rigonfiamenti sul collo, sulla gola e in testa. Se il cane mostra una reazione grave, dovrai subito portarlo dal veterinario. Una semplice puntura può essere tralasciata e non dovrebbe infastidire a lungo il tuo cane. Se il pungiglione è ancora presente, cerca di rimuoverlo raschiandolo con le unghie o un pezzo di carta rigida.
Evita di usare pinzette o forbicine per rimuoverlo non solo perchè sono assolutamente inutili, ma anche perchè potrebbe schizzare ulteriore veleno dal pungiglione. E’ consigliabile applicare una mistura di acqua e bicarbonato di sodio sull’area colpita, che ridurrà il dolore. Potresti anche avvolgere del ghiaccio in un panno e applicarlo sulla ferita per ridurre il gonfiore e alleviare il dolore.
Controlla il cane dopo che è stato punto per assicurarti che non si sia sviluppata una reazione allergica. Se dopo diversi giorni il gonfiore persiste, chiama il veterinario.
Contents
- 1 Come capire se il cane è stato punto da un’ape?
- 2 Come capire se l’ape ha lasciato il pungiglione?
- 3 Quanto dura il gonfiore di una puntura d’ape?
- 4 Quando preoccuparsi per una puntura?
- 5 Come togliere il gonfiore di una puntura di ape?
- 6 Quali sono gli antistaminici naturali?
- 7 Quando dare l’antistaminico al cane?
- 8 Quando preoccuparsi per una puntura?
Cosa dare in caso di puntura di ape?
I rimedi farmacologici contro la puntura di ape (in assenza di allergia) sono: Pomate antinfiammatorie, anestetiche e antistaminiche a uso topico, che contengono: Idrocortisone. Anestetici locali: lidocaina o paramoxine.
Come capire se il cane è stato punto da un’ape?
Se il cane viene punto da un’ape: come intervenire Se il cane viene punto da un’ape: come intervenire Il cane è attratto da tutto ciò che si muove e soprattutto da tutto quello che vola. Adora rincorrere gli insetti e a volte se li mangia anche. Purtroppo alcuni insetti possono provocare dei danni nel cane e se il cane si mangia un’ape è probabile che questa sfoderi il suo pungiglione e punga il povero cane.
Come per noi umani, una puntura di ape nel cane può provocare delle reazioni allergiche o comunque un bel ponfo gonfio. Come ci si accorge che il cane è stato punto da un’ape? La maggior parte delle volte il cane punto da un’ape manifesta un leggero gonfiore e un’area particolarmente irritata. Se è stato punto sul pelo, si potrà notare un leggero rigonfiamento mentre se è stato punto in bocca o peggio ancora in gola, sicuramente il cane mostrerà particolare disagio.
Quando un’ape punge il cane, o un umano, il suo pungiglione rimane infilzato nella parte lesa e viene iniettato il veleno che provoca poi una reazione che può essere anche allergica a seconda del soggetto punto. Generalmente il cane viene punto sul muso e solo in particolari casi l’ape entra nella bocca dell’animale e punge la lingua o peggio la gola.
Sintomi di una puntura di ape al cane Abbiamo detto che il gonfiore è il primo sintomo che può farci capire che il cane è stato punto dall’ape.Altri sintomi, sopratutto se si sta verificando una reazione allergica al veleno dell’ape sono:- difficoltà a respirare- uno stato di debolezza- gonfiore Cosa fare se il cane viene punto da un’ape La prima cosa da fare è capire in quale zona è stato punto il cane in modo da poter, eventualmente, togliere il pungiglione.Se avete trovato la zona colpita ed il pungiglione è visibile, estraetelo facendo attenzione a non spezzarlo.
Poi prendete una pezza e con l’ acqua gelata lenite la zona per abbassare la temperatura locale che sarà sicuramente più alta del resto del corpo. Mettete poi un antistaminico locale, da usare solo se la puntura e sulla pelle e non in bocca. Successivamente bendate, Tenete in osservazione il cane per alcune ore e valutate eventuali cambiamenti localizzati nell’area punta ma anche cambiamenti comportamentali.
Una puntura di ape può degenerare in shock anafilattico. Nella stagione calda è importante procurarsi ed avere sempre a portata di mano un antistaminico in crema in modo da poter aiutare il cane nel caso venga punto. Se il cane è stato punto in bocca, quindi sulla lingua o nella gola, portate immediatamente il cane dal veterinario perché si potrebbero ostruire le vie respiratorie a causa della reazione e del gonfiore.
Vedi anche:,, : Se il cane viene punto da un’ape: come intervenire
Come capire se l’ape ha lasciato il pungiglione?
3 passi da intraprendere immediatamente dopo una puntura d’ape – Manuale MSD, versione per i pazienti Qual è il modo migliore di trattare una puntura di ape o di vespa? Sembra che ogni famiglia abbia il proprio rimedio segreto. Dagli inteneritori chimici per carne o il succo di tabacco all’aceto o il bicarbonato di sodio, non c’è carenza di “cure” né di persone che ne assicurano l’efficacia.
In realtà, questi rimedi casalinghi non hanno alcun reale fondamento scientifico o medico. Sebbene la maggior parte non sia necessariamente pericolosa, tali rimedi non sono nemmeno particolarmente efficaci. Ma questo non significa che non c’è nulla che le persone e i genitori possono fare dopo una puntura di ape o di vespa.
Adottare le misure adeguate può ridurre al minimo il dolore, l’arrossamento, la tumefazione e il prurito di cui la maggior parte delle persone tipicamente soffre dopo una puntura. Alle persone che manifestano una grave reazione allergica, l’intervento giusto potrebbe salvare loro la vita.
- Nella maggior parte dei casi, una puntura causerà solo dolore, tumefazione e arrossamento nell’area circostante la puntura, sintomi che definiscono la cosiddetta reazione locale.
- Tuttavia, una piccola percentuale di persone è allergica alle punture d’insetto e manifesta una reazione molto più grave e pericolosa, conosciuta come reazione generalizzata.
In tali persone, le punture possono causare l’anafilassi ed essere fatali. Di fatto, secondo le stime dei Centers for Disease Control and Prevention, negli Stati Uniti muoiono da 60 a 70 persone ogni anno a causa delle reazioni allergiche alle punture di insetti.
La prossima volta che un adulto o un bambino viene punto e la puntura si rivela dolorosa, ricercate i segni di una reazione allergica generalizzata. Segni di una reazione allergica generalizzata Di solito, i sintomi si sviluppano molto rapidamente e possono includere
Sensazione di malessere, sensazioni di formicolio e capogiri Prurito e orticaria generalizzati Tumefazione delle labbra e della lingua Sibili e respirazione difficoltosa Collasso e perdita di coscienza
Chiunque manifesti uno qualsiasi di questi sintomi deve recarsi immediatamente al pronto soccorso. Coloro che in passato hanno manifestato una risposta allergica generalizzata, molto probabilmente ne avranno nuovamente una dopo un’altra puntura. Tuttavia, talvolta persone che non hanno mai avuto una reazione allergica a punture precedenti manifestano una reazione allergica generalizzata a una puntura successiva.
- Fortunatamente, è poco probabile che tale prima reazione sia una di quelle fatali.
- Le persone che sanno di essere allergiche devono sempre avere accesso a un autoiniettore di adrenalina.
- Un autoiniettore è un dispositivo portatile che inietta un farmaco quando viene premuto contro la pelle, non è necessario sapere come “fare un’iniezione”.
L’adrenalina (o epinefrina) è un farmaco per trattare le reazioni allergiche e può essere un salvavita. Utilizzare l’autoiniettore al primo segno di una reazione allergica. I pazienti e i genitori devono ricordare che una reazione locale più grave (un dolore più intenso o un’estrema tumefazione) non è indicativa di un rischio maggiore di reazione generalizzata, né necessita di iniezioni multiple.
Se non è presenta alcun segno di una reazione allergica generalizzata, seguire questi 3 passi Ogni anno, fino a 1 milione di persone si reca al pronto soccorso per una puntura d’ape. La maggior parte di queste visite avvengono per reazioni locali, che è possibile trattare a casa seguendo questi passi.1.
Rimuovere il pungiglione usando un oggetto con il bordo smussato Le punture delle api e quelle delle vespe sono relativamente simili, con una grande eccezione. Il pungiglione dell’ape è dotato di uncini, quindi dopo la puntura resta conficcato nella ferita (e l’ape muore).
- Invece, il pungiglione delle vespe è liscio, quindi possono pungere molte volte senza che si stacchi dal corpo dell’insetto.
- Dopo una puntura d’ape, il pungiglione deve essere rimosso quanto prima.
- In molti casi, l’apparato velenifero resta attaccato al pungiglione e finché rimane intatto continua a pompare veleno.
Quindi, quanto più rapidamente si rimuovono l’apparato velenifero e il pungiglione, tanto più velocemente sarà possibile arrestare il flusso delle tossine. Raschiare delicatamente tutta l’area interessata con un oggetto con il bordo smussato, come una carta di credito o un coltello da burro, è il modo migliore per eliminare il pungiglione.
- Evitare di utilizzare pinzette o qualsiasi altra cosa che potrebbe perforare o spremere l’apparato velenifero e far peggiorare i sintomi.2.
- Applicare un impacco freddo Una volta rimosso il pungiglione, un impacco freddo può aiutare ad alleviare il dolore (non immergere nel ghiaccio l’intera area).
- Un antistaminico per via orale o applicato sotto forma di crema può contribuire ad alleviare il prurito e la tumefazione.3.
Mantenere l’area in posizione elevata A seconda della sede della puntura, anche mantenere l’area in posizione elevata può ridurre la tumefazione. Spesso, il livello della tumefazione causata da una puntura d’ape può essere sorprendente. Di fatto, in conseguenza di una puntura sulla mano, questa può gonfiarsi fino a raggiungere dimensioni pari al doppio di quelle normali.
Tale tumefazione, unitamente alla sensazione di calore e alla dolorabilità dell’area al tatto, può talvolta essere confusa con un’infezione, conosciuta anche come cellulite. Le persone e i genitori devono sapere che lo sviluppo di un’infezione a seguito di una puntura d’ape è raro, soprattutto nei primi giorni.
La tumefazione dovuta a una reazione locale può diminuire entro poche ore, tuttavia, può essere necessario qualche giorno affinché si risolva completamente. Fattori chiave per prevenire le punture Il modo migliore per evitare complicazioni dovute a una puntura è innanzitutto evitare di essere punti.
Evitare di indossare colori brillanti, profumi o spray per capelli. Ricordare che le api e le vespe sono creature sociali, pungono l’uomo solo per proteggere il loro alveare. Vale la vecchia regola del pollice: se non vengono infastidite, non daranno fastidio. Api e vespe sono volatrici piuttosto lente, la maggior parte delle persone può allontanarsi da loro semplicemente camminando rapidamente.
: 3 passi da intraprendere immediatamente dopo una puntura d’ape – Manuale MSD, versione per i pazienti
Quanto dura il gonfiore di una puntura d’ape?
di Maria Vittoria Giannotti, ufficio stampa AOU Meyer Sono davvero poche le cose capaci di turbare l’idillio di una gita in campagna. Tra queste, una delle più fastidiose, è sicuramente la puntura di api, vespe e calabroni (tutti insetti che, insieme ad altri, appartengono alla famiglia degli imenotteri) e che possono provocare, nei soggetti predisposti, pericolose reazioni allergiche.
- Il professor Elio Novembre, responsabile della Struttura dipartimentale di Allergologia del Meyer, spiega quali sono i rischi e i comportamenti da assumere per evitare spiacevoli inconvenienti.
- Cosa succede quando ci punge un insetto? Diversi insetti (in particolare ape, vespa e calabrone) pungendo la nostra pelle, iniettano sostanze nocive che provocano bruciore, rossore, dolore e prurito.
Questa reazione è assolutamente normale se localizzata nella sede della puntura e se è limitata nell’estensione, nella gravità e nella durata, come succede nella stragrande maggioranza dei casi. E quando la reazione può essere considerata patologica? Si parla di allergia al veleno degli insetti quando la reazione locale è eccessiva: troppo estesa (più di 10 centimetri), grave e duratura.
In qualche caso viene interessata gran parte di un arto. Il rigonfiamento raggiunge un picco massimo entro le 48 ore e può durare fino a 7-10 giorni. In altri casi la reazione allergica può causare orticaria generalizzata oppure a rigonfiamenti (angioedema) di labbra, palpebre, arti, Se il rigonfiamento interessa la gola si può avere una difficoltà respiratoria anche grave, il cosiddetto edema della glottide.
In alcuni casi ci possono essere reazioni a carico dell’apparato cardiocircolatorio con possibile grave calo della pressione: in questo caso si parla di shock anafilattico. I primi segni dell’insorgere di una reazione anafilattica grave sono raucedine, difficoltà a parlare, tosse insistente, soffocamento, gola serrata.
- Quali sono gli imenotteri a cui occorre fare attenzione? In Italia gli insetti che provocano più frequentemente allergie sono: api, vespe, polistini e calabroni.
- Per distinguerli, oltre alla diversa morfologia degli animali, ci si può basare anche su fattori comportamentali o sul fatto che il pungiglione dell’ape, a differenza di quello della vespa, essendo seghettato viene perso durante la puntura e rimane conficcato nella pelle.
Anche la localizzazione del nido dell’imenottero può fornire informazioni utili per la sua identificazione: in alveari le api, in ambiente sotterraneo il genere Vespula, sotto le coperture dei tetti Polistes, in alberi cavi il calabrone. Quanto tempo trascorre dalla puntura ai primi sintomi? Le reazioni allergiche al veleno degli insetti iniziano in genere dopo pochissimi minuti dalla puntura e raramente oltre i 30 minuti (ma in alcuni le reazioni possono iniziare anche dopo1 ora dalla puntura).
E’ buona norma, tuttavia, controllare il bambino per almeno 1-2 ore dopo una puntura di insetto, prima di escludere la possibile insorgenza di reazioni allergiche gravi. Cosa bisogna fare quando si viene punti da una vespa, da un’ape o da un calabrone? Rimuovere immediatamente (entro 20 secondi) il pungiglione, se è visibile, con un movimento secco e rapido, usando le unghie o pinzette e non strofinare con le dita per evitare di spremere il sacco velenifero, poi lavare con acqua fredda e applicare del ghiaccio.
È utile anche identificare, se possibile, l’insetto responsabile. Per ridurre il gonfiore si può applicare una crema cortisonica e somministrare un antistaminico se punture multiple e forte prurito. In caso di sintomi a carico dell’apparato respiratorio (difficoltà a respirare) o circolatorio (calo della pressione) praticare immediatamente i farmaci di emergenza, in particolare la adrenalina autoiniettabile, che è fornita gratuitamente dal sistema sanitario.
In questi casi, è opportuno rivolgersi comunque tempestivamente al pronto soccorso più vicino. Nel caso in cui un bambino abbia manifestato una reazione grave, come bisogna procedere? E’ fondamentale che il pediatra proceda a un pronto invio del bambino in un Centro Specialistico con esperienza specifica in tema di reazioni avverse al veleno di imenotteri, dove il piccolo paziente possa trovare un percorso diagnostico-terapeutico adeguato per questa problematica e, se clinicamente necessario, possa avere pronto accesso all’effettuazione dell’immunoterapia specifica e del suo follow-up.
Qui verrà effettuata una corretta diagnosi, anche attraverso l’effettuazione di test allergologici come i test cutanei (prick test e test intradermici) e/o la ricerca di anticorpi specifici per l’identificazione dell’imenottero responsabile dell’allergia.
Che cosa è l’immunoterapia specifica? È una terapia che riduce fortemente il rischio di reazione anafilattica da puntura di imenottero migliorando la qualità della vita del piccolo paziente e di tutta la sua famiglia. Si tratta di somministrare al paziente di dosi crescenti di estratti di veleno, in modo da abituare il suo sistema immunitario.
La terapia si fa per via sottocutanea in ambiente ospedaliero e, dopo una fase di induzione, i richiami si fanno ogni 1-2 mesi. La durata è di 5 anni. Quali sono i consigli che si possono fornire ai genitori per la prevenzione di una nuova reazione avversa? Oltre all’immunoterapia specifica, che rappresenta – come detto – la più efficace strategia per la prevenzione di una nuova reazione avversa da veleno di imenotteri, una strategia preventiva efficace è quella dell’evitamento della puntura stessa dell’imenottero, soprattutto nella stagione estiva, che rappresenta quella a più alto rischio di contatto.
Se un imenottero ronza attorno non cercare di scacciarlo ma restare immobili e calmi ed evitare movimenti bruschi. Non lasciare scoperti alimenti, stare distanti da frutteti, vigne durante la vendemmia, bancarelle di frutta o alimenti dolci. Non usare profumi, lacca o essenze odorose. Non indossare abiti a colori sgargianti. Se state all’aria aperta in luoghi e in periodi a rischio indossare magliette a maniche lunghe e pantaloni lunghi; non camminare scalzi. Indossare guanti e casco in bicicletta o in moto. Applicare le zanzariere alla finestra di casa. Evitare i lavori in giardino o campagna: al più indossare guanti da lavoro e vestirsi adeguatamente. Provvedere ad identificare e fare distruggere con cura tutti i nidi nei pressi della propria casa impiegando personale specializzato. Conservare con cura e ben chiusi i rifiuti domestici, provvedere con attenzione al loro smaltimento; evitare le aree adibite alla loro raccolta. In caso di attacco di uno sciame di api o vespe cercare riparo (al chiuso, o sotto un cespuglio, o in acqua a seconda delle circostanze). Accertarsi di avere sempre con sé i farmaci di emergenza (in particolare la adrenalina autoiniettabile se la reazione è stata grave) e controllare la loro data di scadenza.
Quando preoccuparsi per una puntura?
Quando contattare il medico – Si consiglia di rivolgersi al proprio curante nei casi in cui:
- i sintomi non inizino a migliorare in pochi giorni o, addirittura, dovessero peggiorare,
- la puntura fosse localizzata nel cavo orale o vicino agli occhi,
- una vasta area (di 10 cm o più) intorno al morso diventasse rossa e gonfia,
- comparissero sintomi di sovrainfezione batterica, come presenza di pus o dolore crescente, gonfiore o rossore,
- si presentasero sintomi d’infezione sistemica ( febbre, linfonodi ingrossati e altri sintomi simil-influenzali).
Si raccomanda di rivolgersi in Pronto Soccorso in caso di sintomi di grave reazione allergica, come ad esempio:
- respiro affannoso o difficoltà respiratoria,
- viso, bocca o gola gonfi,
- nausea o vomito,
- frequenza cardiaca accelerata,
- vertigini o sensazione di svenimento,
- difficoltà a deglutire,
- perdita di conoscenza.
Come togliere il gonfiore di una puntura di ape?
Rimuovete il pungiglione il prima possibile. Se non avete una pinzetta a disposizione, provate con le dita. Nel farlo, prestate attenzione a non schiacciare la sacca velenifera, altrimenti si corre il rischio che nella ferita penetri ancora più veleno. Non succhiate il veleno con la bocca: attraverso la mucosa orale si corre infatti il rischio che questo si diffonda ancora più rapidamente nel corpo. Applicate sul punto colpito del ghiaccio, dell’acqua fredda o un gel rinfrescante. Ciò aiuta a contrastare il dolore e il gonfiore. Delle creme o una pastiglia con antistaminico ostacolano l’infiammazione. È bene non grattare il punto colpito altrimenti i batteri potrebbero penetrare nella ferita. Se la puntura si trova sul collo, in bocca o in gola, chiamate il medico di picchetto. Anche se non si è allergici, il gonfiore causato dalla puntura in questi punti può mettere a repentaglio la vita. Un gonfiore esteso blocca infatti le vie respiratorie. Consiglio: scaldate un cucchiaio e utilizzatelo per schiacciare il punto colpito. Il calore distrugge le proteine del veleno d’api, neutralizzandolo. Ciò aiuta a contrastare il prurito e il gonfiore. Fate comunque attenzione a non scaldare troppo il cucchiaio, altrimenti rischiate di ustionarvi. ” slot=”content”> Rimuovete il pungiglione il prima possibile. Se non avete una pinzetta a disposizione, provate con le dita. Nel farlo, prestate attenzione a non schiacciare la sacca velenifera, altrimenti si corre il rischio che nella ferita penetri ancora più veleno. Non succhiate il veleno con la bocca: attraverso la mucosa orale si corre infatti il rischio che questo si diffonda ancora più rapidamente nel corpo. Applicate sul punto colpito del ghiaccio, dell’acqua fredda o un gel rinfrescante. Ciò aiuta a contrastare il dolore e il gonfiore. Delle creme o una pastiglia con antistaminico ostacolano l’infiammazione. È bene non grattare il punto colpito altrimenti i batteri potrebbero penetrare nella ferita. Se la puntura si trova sul collo, in bocca o in gola, chiamate il medico di picchetto. Anche se non si è allergici, il gonfiore causato dalla puntura in questi punti può mettere a repentaglio la vita. Un gonfiore esteso blocca infatti le vie respiratorie. Consiglio: scaldate un cucchiaio e utilizzatelo per schiacciare il punto colpito. Il calore distrugge le proteine del veleno d’api, neutralizzandolo. Ciò aiuta a contrastare il prurito e il gonfiore. Fate comunque attenzione a non scaldare troppo il cucchiaio, altrimenti rischiate di ustionarvi.
Quando andare al pronto soccorso per puntura di insetto?
Cosa fare in caso di puntura di insetto? – A seguito di una puntura di zanzara, il prurito è temporaneo, Possono fornire un leggero sollievo stick specifici a base di ammoniaca a basse concentrazioni o prodotti naturali. Quando il pomfo è particolarmente grosso e raggiunge dimensioni superiori a quelle di una moneta da un euro, è consigliabile applicare una crema a base di antistaminico o di cortisone,
- In caso di eritema, febbre, mal di testa, difficoltà respiratoria, tachicardia, è consigliabile recarsi in Pronto soccorso,
- Se si è punti da una vespa o da un’ ape e il pungiglione è inserito nella pelle, bisogna cercare di toglierlo aiutandosi con un ago, una lama smussata o una carta plastificata (una carta di credito, una tessera di un negozio).
Intervenire con la pinzetta può essere rischioso: bisogna prestare attenzione a non spremere nella puntura il veleno ancora presente nel pungiglione e soprattutto fare attenzione a non spezzarlo. È bene poi:
Disinfettare la puntura con acqua ossigenata o euclorina. Immergere la zona colpita in acqua fredda o applicare del ghiaccio : questo riduce il dolore e rallenta l’assorbimento del veleno. Tenere ferma la zona in cui si è stati punti. Solo in un secondo momento si può applicare una crema al cortisone,
I soggetti allergici alle punture di vespe, api e calabroni devono avere sempre con sé i farmaci antistaminici o un preparato monouso a base di adrenalina in caso di necessità. È consigliabile andare in Pronto soccorso solo se si è stati punti in zone sensibili come bocca, naso o occhio o se si hanno molte punture a seguito di un attacco da parte di uno sciame di insetti.
Cosa contiene il veleno delle api?
Le sostanze contenute nel veleno d’ ape infatti sono tantissime. Nel veleno d’ ape è stata riscontrata la presenza di melittina, un potente antinfiammatorio che abbassa la pressione sanguigna e rende più permeabili i tessuti. Presente anche l’apamina, che stimola il sistema nervoso, il peptide 401 e l’istamina.
Quali sono gli antistaminici naturali?
Antistaminici naturali, quali sono? – La natura offre una serie di alimenti in grado di contrastare gli effetti negativi dell’istamina. È il caso del ribes nero, antinfiammatorio (allevia dolori articolari, reumatismi, affezioni della bocca o della gola) e antistaminico naturale consigliato per tutte le forme di allergia al polline, allergia ai farmaci, riniti e congiuntiviti allergiche o asma bronchiale.
L’effetto del ribes è simile a quello del cortisone: va a stimolare la produzione del cortisolo, l’ormone che, tra le altri funzioni, ha quella di stimolare l’attività del sistema immunitario contro l’infiammazione causata dalla stamina. La catechina e la quercetina sono due antiossidanti particolarmente efficaci contro l’istamina.
La prima si trova nel tè (verde, nero, bianco), la seconda nei capperi, nell’uva rossa e nel vino rosso, nella cipolla rossa, nel tè verde, nel mirtillo, nella mela, nel propoli e nel sedano. Quindi, che includono tra gli ingredienti uno o più di questi elementi possono considerarsi degli antistaminici naturali.
- La camomilla è un altro antistaminico naturale, forse il più conosciuto.
- Si può usare sia sotto forma di tisana che come impacco per lenire dermatiti e congiuntivi.
- In questo caso usare le bustine di camomilla imbevute di acqua tiepida e lasciate raffreddare oppure della camomilla in fiori sfusa all’interno di un fazzoletto di cotone.
La vitamina C è l’antistaminico naturale per eccellenza. Si può assumere sotto forma di integratore o consumando quotidianamente tutti gli alimenti istamino-liberatori: agrumi, kiwi, peperoni, vegetali a foglia verde, rucola, broccoli, cavoletti di Bruxelles, bacche di Goji, lattuga, peperoncino, rosa canina.
Su Artimondo è disponibile un, ideali per il nostro benessere. Un esempio? Questo con olivello, arancia e lampone, rigorosamente bio: il tè verde Sencha è una varietà pregiatissima tipica del Giappone, aromatizzata con buccia di olivello spinoso, spicchi di arancia, rosmarino, pepe rosa, prezzemolo, pezzi di lampone e foglie di timo.
E’ una bevanda ottima sia calda sia fredda: basta mettere 2/3 cucchiaini di prodotto per ogni tazza, lasciare in infusione per 5-8 minuti, filtrare e bere. Si consiglia l’uso di acqua sorgiva oligominerale o acqua filtrata, da riscaldare fino ad ebollizione.
Quando dare l’antistaminico al cane?
Gli antistaminici per cani, di che si tratta? – Gli antistaminici per cani sono farmaci che si utilizzano per controllare i sintomi dell’allergia come il prurito e il rossore. Esattamente come accade per gli umani, il veterinario può consigliare di somministrare antistaminici al cane se quest’ultimo soffre di allergia a qualche cibo, oppure se ha avuto un’eruzione cutanea o una dermatite da contatto o scatenata da una intolleranza.
Anche i nostri amici animali possono soffrire di allergie che in genere sono scatenate dai cosiddetti allergeni ambientali, cioè dal contatto con qualche sostanza con la quale il cane ha avuto a che fare in casa o all’aperto e possono scatenare reazioni allergiche che, se non trattate potrebbero degenerare in malattie della pelle del cane,
Se notate che il vostro cane soffre di prurito, la prima cosa da fare è escludere che possa trattarsi di una infestazione da parassiti. Pulci e zecche infatti causano prurito nell’animale ma in questo caso l’uso dell’antistaminico sarebbe completamente inutile.
Ecco perché è importante che sia il veterinario a visitare il cane, diagnosticare la patologia di cui soffre ed eventualmente dare una cura con i farmaci più adatti. Molti dei farmaci antistaminici in commercio per gli umani si possono tranquillamente utilizzare anche per gli animali, come Zirtec o Tinset, con l’unica differenza che vanno dosati esattamente sulla base della grandezza e del peso dell’animale.
Ecco perché non bisogna mai cedere alla tentazione di acquistare antistaminici da banco e somministrarli al cane: si potrebbero commettere errori e incorrere in fastidiosi effetti collaterali. Esistono anche degli antistaminici naturali di origine vegetale che possono dare sollievo ai fastidi causati da un’allergia.
- Si tratta dell’antistaminico naturale al ribes e dell’antistaminico al partenio che agiscono contro il prurito e l’atopia e possono anche aiutare a lenire l’infiammazione e il dolore.
- La cura migliore deve sempre essere prescritta dal veterinario, anche tenendo conto che se si vogliono migliorare i sintomi si deve agire sulla causa scatenante dell’allergia e del prurito.
Se si riesce ad allontanare il cane da quello che gli causa allergia sicuramente la guarigione sarà più veloce.
Cosa dare al cane per reazione allergica?
Terapia – La terapia del cane allergico è sempre adattata alla sua situazione personale, partendo dai sintomi, il grado di prurito e di fastidio, e dalle possibilità del proprietario: per questo deve essere concordata con il veterinario. È importante evitare ciò che il cane non tollera, specialmente se si tratta di un cibo o qualcosa che può essere modificato nell’ambiente in cui vive.
- In parte si può intervenire con farmaci sotto forma di compresse o capsule di cortisone, ciclosporina o altri farmaci contro le allergie.
- Si può inoltre somministrare un vaccino mirato, cioè contenente le sostanze a cui il cane è allergico.
- Il proprietario dovrà somministrarlo come iniezione oppure spray orale.
Molti cani rispondono bene a questa terapia, che presenta pochi effetti collaterali. Lo scopo del vaccino è ridurre la necessità di assumere altri farmaci. Talvolta è sufficiente applicare o spruzzare il cortisone topicamente come parte della terapia o in abbinamento al vaccino.
- Per la maggior parte dei cani si consiglia anche una terapia topica con shampoo o spray, particolarmente importante per evitare infezioni batteriche o funghi che acutizzano il prurito.
- All’inizio del trattamento, il cane va lavato ogni giorno o a giorni alterni, poi con intervalli più lunghi quando la reazione allergica è sotto controllo.
Lo shampoo da usare agisce in diversi modi, può essere antibatterico, lenitivo per il prurito o agire contro la forfora. Assicurarsi di usare lo shampoo come indicato, lasciandolo agire per 5-10 minuti e poi risciacquare molto accuratamente. Molti cani necessitano anche di una regolare pulizia delle orecchie e una terapia a base di gocce di cortisone per prevenire l’otite.
Quale antistaminico per punture di insetti?
Reactifargan ® è un farmaco da banco (OTC) antistaminico, a base di prometazina. Crema indicata per punture di insetto ed altri fenomeni irritativi della pelle, quali rossore, bruciore, prurito ed eritema solare.
Come togliere il gonfiore di una puntura di ape?
Rimuovete il pungiglione il prima possibile. Se non avete una pinzetta a disposizione, provate con le dita. Nel farlo, prestate attenzione a non schiacciare la sacca velenifera, altrimenti si corre il rischio che nella ferita penetri ancora più veleno. Non succhiate il veleno con la bocca: attraverso la mucosa orale si corre infatti il rischio che questo si diffonda ancora più rapidamente nel corpo. Applicate sul punto colpito del ghiaccio, dell’acqua fredda o un gel rinfrescante. Ciò aiuta a contrastare il dolore e il gonfiore. Delle creme o una pastiglia con antistaminico ostacolano l’infiammazione. È bene non grattare il punto colpito altrimenti i batteri potrebbero penetrare nella ferita. Se la puntura si trova sul collo, in bocca o in gola, chiamate il medico di picchetto. Anche se non si è allergici, il gonfiore causato dalla puntura in questi punti può mettere a repentaglio la vita. Un gonfiore esteso blocca infatti le vie respiratorie. Consiglio: scaldate un cucchiaio e utilizzatelo per schiacciare il punto colpito. Il calore distrugge le proteine del veleno d’api, neutralizzandolo. Ciò aiuta a contrastare il prurito e il gonfiore. Fate comunque attenzione a non scaldare troppo il cucchiaio, altrimenti rischiate di ustionarvi. ” slot=”content”> Rimuovete il pungiglione il prima possibile. Se non avete una pinzetta a disposizione, provate con le dita. Nel farlo, prestate attenzione a non schiacciare la sacca velenifera, altrimenti si corre il rischio che nella ferita penetri ancora più veleno. Non succhiate il veleno con la bocca: attraverso la mucosa orale si corre infatti il rischio che questo si diffonda ancora più rapidamente nel corpo. Applicate sul punto colpito del ghiaccio, dell’acqua fredda o un gel rinfrescante. Ciò aiuta a contrastare il dolore e il gonfiore. Delle creme o una pastiglia con antistaminico ostacolano l’infiammazione. È bene non grattare il punto colpito altrimenti i batteri potrebbero penetrare nella ferita. Se la puntura si trova sul collo, in bocca o in gola, chiamate il medico di picchetto. Anche se non si è allergici, il gonfiore causato dalla puntura in questi punti può mettere a repentaglio la vita. Un gonfiore esteso blocca infatti le vie respiratorie. Consiglio: scaldate un cucchiaio e utilizzatelo per schiacciare il punto colpito. Il calore distrugge le proteine del veleno d’api, neutralizzandolo. Ciò aiuta a contrastare il prurito e il gonfiore. Fate comunque attenzione a non scaldare troppo il cucchiaio, altrimenti rischiate di ustionarvi.
Quando preoccuparsi per una puntura?
Quando contattare il medico – Si consiglia di rivolgersi al proprio curante nei casi in cui:
- i sintomi non inizino a migliorare in pochi giorni o, addirittura, dovessero peggiorare,
- la puntura fosse localizzata nel cavo orale o vicino agli occhi,
- una vasta area (di 10 cm o più) intorno al morso diventasse rossa e gonfia,
- comparissero sintomi di sovrainfezione batterica, come presenza di pus o dolore crescente, gonfiore o rossore,
- si presentasero sintomi d’infezione sistemica ( febbre, linfonodi ingrossati e altri sintomi simil-influenzali).
Si raccomanda di rivolgersi in Pronto Soccorso in caso di sintomi di grave reazione allergica, come ad esempio:
- respiro affannoso o difficoltà respiratoria,
- viso, bocca o gola gonfi,
- nausea o vomito,
- frequenza cardiaca accelerata,
- vertigini o sensazione di svenimento,
- difficoltà a deglutire,
- perdita di conoscenza.
Quanto dura il gonfiore di una puntura d’ape?
di Maria Vittoria Giannotti, ufficio stampa AOU Meyer Sono davvero poche le cose capaci di turbare l’idillio di una gita in campagna. Tra queste, una delle più fastidiose, è sicuramente la puntura di api, vespe e calabroni (tutti insetti che, insieme ad altri, appartengono alla famiglia degli imenotteri) e che possono provocare, nei soggetti predisposti, pericolose reazioni allergiche.
Il professor Elio Novembre, responsabile della Struttura dipartimentale di Allergologia del Meyer, spiega quali sono i rischi e i comportamenti da assumere per evitare spiacevoli inconvenienti. Cosa succede quando ci punge un insetto? Diversi insetti (in particolare ape, vespa e calabrone) pungendo la nostra pelle, iniettano sostanze nocive che provocano bruciore, rossore, dolore e prurito.
Questa reazione è assolutamente normale se localizzata nella sede della puntura e se è limitata nell’estensione, nella gravità e nella durata, come succede nella stragrande maggioranza dei casi. E quando la reazione può essere considerata patologica? Si parla di allergia al veleno degli insetti quando la reazione locale è eccessiva: troppo estesa (più di 10 centimetri), grave e duratura.
In qualche caso viene interessata gran parte di un arto. Il rigonfiamento raggiunge un picco massimo entro le 48 ore e può durare fino a 7-10 giorni. In altri casi la reazione allergica può causare orticaria generalizzata oppure a rigonfiamenti (angioedema) di labbra, palpebre, arti, Se il rigonfiamento interessa la gola si può avere una difficoltà respiratoria anche grave, il cosiddetto edema della glottide.
In alcuni casi ci possono essere reazioni a carico dell’apparato cardiocircolatorio con possibile grave calo della pressione: in questo caso si parla di shock anafilattico. I primi segni dell’insorgere di una reazione anafilattica grave sono raucedine, difficoltà a parlare, tosse insistente, soffocamento, gola serrata.
- Quali sono gli imenotteri a cui occorre fare attenzione? In Italia gli insetti che provocano più frequentemente allergie sono: api, vespe, polistini e calabroni.
- Per distinguerli, oltre alla diversa morfologia degli animali, ci si può basare anche su fattori comportamentali o sul fatto che il pungiglione dell’ape, a differenza di quello della vespa, essendo seghettato viene perso durante la puntura e rimane conficcato nella pelle.
Anche la localizzazione del nido dell’imenottero può fornire informazioni utili per la sua identificazione: in alveari le api, in ambiente sotterraneo il genere Vespula, sotto le coperture dei tetti Polistes, in alberi cavi il calabrone. Quanto tempo trascorre dalla puntura ai primi sintomi? Le reazioni allergiche al veleno degli insetti iniziano in genere dopo pochissimi minuti dalla puntura e raramente oltre i 30 minuti (ma in alcuni le reazioni possono iniziare anche dopo1 ora dalla puntura).
E’ buona norma, tuttavia, controllare il bambino per almeno 1-2 ore dopo una puntura di insetto, prima di escludere la possibile insorgenza di reazioni allergiche gravi. Cosa bisogna fare quando si viene punti da una vespa, da un’ape o da un calabrone? Rimuovere immediatamente (entro 20 secondi) il pungiglione, se è visibile, con un movimento secco e rapido, usando le unghie o pinzette e non strofinare con le dita per evitare di spremere il sacco velenifero, poi lavare con acqua fredda e applicare del ghiaccio.
È utile anche identificare, se possibile, l’insetto responsabile. Per ridurre il gonfiore si può applicare una crema cortisonica e somministrare un antistaminico se punture multiple e forte prurito. In caso di sintomi a carico dell’apparato respiratorio (difficoltà a respirare) o circolatorio (calo della pressione) praticare immediatamente i farmaci di emergenza, in particolare la adrenalina autoiniettabile, che è fornita gratuitamente dal sistema sanitario.
- In questi casi, è opportuno rivolgersi comunque tempestivamente al pronto soccorso più vicino.
- Nel caso in cui un bambino abbia manifestato una reazione grave, come bisogna procedere? E’ fondamentale che il pediatra proceda a un pronto invio del bambino in un Centro Specialistico con esperienza specifica in tema di reazioni avverse al veleno di imenotteri, dove il piccolo paziente possa trovare un percorso diagnostico-terapeutico adeguato per questa problematica e, se clinicamente necessario, possa avere pronto accesso all’effettuazione dell’immunoterapia specifica e del suo follow-up.
Qui verrà effettuata una corretta diagnosi, anche attraverso l’effettuazione di test allergologici come i test cutanei (prick test e test intradermici) e/o la ricerca di anticorpi specifici per l’identificazione dell’imenottero responsabile dell’allergia.
Che cosa è l’immunoterapia specifica? È una terapia che riduce fortemente il rischio di reazione anafilattica da puntura di imenottero migliorando la qualità della vita del piccolo paziente e di tutta la sua famiglia. Si tratta di somministrare al paziente di dosi crescenti di estratti di veleno, in modo da abituare il suo sistema immunitario.
La terapia si fa per via sottocutanea in ambiente ospedaliero e, dopo una fase di induzione, i richiami si fanno ogni 1-2 mesi. La durata è di 5 anni. Quali sono i consigli che si possono fornire ai genitori per la prevenzione di una nuova reazione avversa? Oltre all’immunoterapia specifica, che rappresenta – come detto – la più efficace strategia per la prevenzione di una nuova reazione avversa da veleno di imenotteri, una strategia preventiva efficace è quella dell’evitamento della puntura stessa dell’imenottero, soprattutto nella stagione estiva, che rappresenta quella a più alto rischio di contatto.
Se un imenottero ronza attorno non cercare di scacciarlo ma restare immobili e calmi ed evitare movimenti bruschi. Non lasciare scoperti alimenti, stare distanti da frutteti, vigne durante la vendemmia, bancarelle di frutta o alimenti dolci. Non usare profumi, lacca o essenze odorose. Non indossare abiti a colori sgargianti. Se state all’aria aperta in luoghi e in periodi a rischio indossare magliette a maniche lunghe e pantaloni lunghi; non camminare scalzi. Indossare guanti e casco in bicicletta o in moto. Applicare le zanzariere alla finestra di casa. Evitare i lavori in giardino o campagna: al più indossare guanti da lavoro e vestirsi adeguatamente. Provvedere ad identificare e fare distruggere con cura tutti i nidi nei pressi della propria casa impiegando personale specializzato. Conservare con cura e ben chiusi i rifiuti domestici, provvedere con attenzione al loro smaltimento; evitare le aree adibite alla loro raccolta. In caso di attacco di uno sciame di api o vespe cercare riparo (al chiuso, o sotto un cespuglio, o in acqua a seconda delle circostanze). Accertarsi di avere sempre con sé i farmaci di emergenza (in particolare la adrenalina autoiniettabile se la reazione è stata grave) e controllare la loro data di scadenza.