Quale Cane Da Caccia Scegliere
Razze di cani da caccia e caratteristiche – Le razze dei cani da caccia sono state allevate e addestrate per affiancare l’uomo nei diversi tipi di caccia e preda, per le loro peculiari abilità e caratteristiche attitudinali. Tra le abilità più importanti dei cani da caccia sono importanti il loro istinto potenziato dall’addestramento, la capacità di localizzare la preda e di recuperarla riuscendone ad avvertire le tracce con l’olfatto per inseguirla e poi braccarla.

Terrier (cani adatti alla caccia di piccoli animali) Segugi (guidati dall’olfatto; tra questi troviamo i cani di piccola taglia) Levrieri (tra i cani più veloci, si riconoscono per la loro forma allungata) Retriever (sono tra le razze più abili nel trovare la preda abbattuta) Spaniel (cani abili nell’affiancare il padrone nella caccia alla preda) Cani da cerca, da riporto e da acqua (sono cani abili nel seguire piste olfattive, addestrati per trovare e riportare la preda, selvaggina o animali acquatici) Cani da presa (cani dalla corporatura possente adatti alla presa) Cani da ferma (capaci di scovare la preda e puntarla per indicarne la presenza al cacciatore e permettendogli di catturarla).

Da considerare, tuttavia, che esistono razze canine per la caccia che non rientrano in queste categorie, Ma vediamo quali sono le migliori razze canine da caccia.

Qual è il migliore cane da caccia?

Il Segugio Bavarese di montagna è considerato il miglior cane da caccia del mondo per il suo eccezionale fiuto e la sua notevole resistenza fisica.

Come scegliere un cucciolo di cane da caccia?

Ogni cane ha una sua precisa personalità – un carattere diverso dagli altri; in parte questo gli viene trasmesso dai genitori per via genetica, in parte viene influenzato dall’ambiente e dagli esseri viventi che interagiscono con lui. La scelta del cucciolo presenta sorprese anche spiacevoli,

Crescendo, il cucciolo può fare dei cambiamenti; può accadere che quello che si considerava più promettente riesca il peggiore dei suoi fratelli e viceversa, Il cucciolo rimane sempre un punto interrogativo. Acquistando o adottando un cucciolo, si acquista la speranza alla cui realizzazione ci si candida a concorrere.

Quindi decidere di diventare proprietari di un cane rappresenta una scelta che va fatta dopo aver attentamente ponderato tutto ciò che essa comporta. Sarà fonte di molte soddisfazioni, gioie, di emozionanti ed indimenticabili giornate di caccia, ma allo stesso tempo potrebbe essere causa di molte preoccupazioni, ansia ed impegno quotidiano nonché responsabilità.

  • Esistono diversi accorgimenti-metodi per la scelta del cucciolo.
  • Sin dal passato i cacciatori si sono prodigati nel tentare di scrutare l’avvenire dei cuccioli.
  • Nel XV secolo ad esempio J.M.
  • De Arellano, iberico, consigliava di dar priorità alla scelta di quei soggetti ” con testa grossa, con un forte osso occipitale, orecchi sottili e larghi, muso quadrato con molto labbro, manto fine, piedi anteriori solidi, unghie nere, coda sottilissima” ed invitava a sollevare il cucciolo per le orecchie dondolandolo due e tre volte.”se non emetteranno guaiti né grida, concludeva poi, è un ottimo indizio che ne assicura la bontà “.

Birago F. (1562 – 1640) consiglia di guardare la madre appena torna dalla caccia per allattare i piccoli ” vedi qual sarà loro che prima a lei s’avventerà per prendere il cibo e che cò piedi tenterà premer maggior copia di latte, e questo osserva più volte e quello, sempre tenerà questo uso per te riserverai “.

  1. Inoltre raccomanda che ” li maschi devono essere del colore materno e le femmine di quello del padre e di questa occulta è la cagione “.
  2. Precisa poi che è meglio dar la preferenza al più pesante perché ” essendo li cagnoletti più grossi diventano crescendo più leggeri, di più lena e di perfetti riusciscono “.

Bocca Mazza Domenico, uno degli ultimi grandi autori del Cinquecento, consiglia un sistema strano ma che in teoria ha una sua spiegazione suggestiva anche se non regge alla logica: ” el primo segno per cognoscere la bontà del cane è che tu devi fare un cerchio di fieno e metti li cagnoli dentro al cerchio, tenendo la madre lontana, ma che li possa vedere, e metti fuoco egualmente intorno al cerchio, ma ch’el cerchio, sia grande acciò li cagnoli non possono avere male, poi lassa andare la cagnia: e quello che trarrà fuor prima, quello sarà meglio di tutti “.

Dopo di questi, durante gli anni, sono molti i personaggi a ricalcare in parte le loro orme tentando di allargare a teoria esperienze particolari e limitate con avvertimenti però che hanno sempre un sottofondo di verità. Attualmente, ad integrarli, vi è stato anche l’impegno di veterinari ed esperti di psicologia canina.

Professionisti tedeschi ed inglesi applicano i cosiddetti “puppy tests”. Quest’ultimi devono essere eseguiti quando i cuccioli sono nella settima settimana di vita. Si fà uscire la madre; si entra nel recinto in compagnia dell’allevatore e si osserva attentamente il comportamento dei piccoli.

  • Vi sarà chi cercherà rifugio in un angolo, chi guarderà con espressione interrogativa l’estraneo ed infine chi non dimostrerà alcuna diffidenza.
  • Ci si diriga verso il cucciolo come se si volesse investirlo bloccandosi però a poche decine di centimetri: i timorosi si allontaneranno, i paurosi fuggiranno via guaendo, altri si potranno avventare sulla scarpa tentando di morderla come se avessero accettato l’invito ad un gioco.

Un completamento di questa prima prova lo si potrà avere dal successivo esperimento. Ogni cucciolo va posto su un tavolo e lasciato solo per non più di 2 minuti. I paurosi restano immobili con la coda fra le zampe mentre gli audaci tentano di esplorare l’ambiente dopo un primo momento di perplessità.

  1. Ci si regoli di conseguenza nella scelta.
  2. Secondo alcuni è importante anche la cosiddetta prova dell’oggetto estraneo.
  3. Si getta fra i cuccioli una scarpa vecchia oppure un pezzo di carta arrotolato e si osservi il loro comportamento : l’equilibrato anche di fronte ad un fatto inusuale tenterà, dopo attimo di incertezza, di rendersi conto di cos’è accaduto, invece i più timidi o paurosi fuggiranno o comunque si allontaneranno.

Infine c’è anche chi ritiene importante far scoppiare d’improvviso ad appena un metro dai cuccioli, un sacchetto di carta: si evidenzia così il grado di timidezza di ciascuno. I pavidi fuggiranno subito in un angolo, gli equilibrati sussulteranno al rumore ma poi tenteranno di comprendere da dove giunge e cosa lo ha provocato, gli aggressivi abbaieranno e tenteranno di afferrare i pezzi di carta tenuti nella mano.

Secondo Brunner Ferdinad, gli esemplari di questo tipo vanno evitati se non si sa esser sufficientemente energici con loro. Per la scelta del cucciolo il consiglio migliore è quello di recarsi presso un allevamento serio e qualificato, dove prima dell’acquisto ci si informerà dei nomi dei genitori e di conseguenza si controllerà la genealogia.

Nell’allevamento si controllerà le condizioni in cui i cuccioli sono allevati. Esaminata la cucciolata si faccia una prima scelta. Nel maschio si dovrà fare molta attenzione alla testa che dovrà essere sviluppata in confronto alle altre parti anatomiche.

La femmina, invece, dovrà avere il capo meglio cesellato ma di dimensioni più ridotte. Non bisognerà, comunque, fissarsi molto su tutte queste caratteristiche in quanto i cuccioli cambiano giorno per giorno. Inoltre non si dia eccessiva importanza ai consigli di amici non tanto esperti, Ognuno ha i suoi gusti.

Di conseguenza c’è chi preferisce il cane con una cerca ristretta, chi con una cerca più estesa etc. Ognuno sceglierà il cucciolo in base al tipo di caccia che dovrà effettuare ed in base all’ambiente che dovrà frequentare. Il miglior cane è quello che possiede una buona cerca, buon olfatto, ferma solida e sicura, guidata espressiva e giudiziosa, grande passione (secondo me è la dote principale insieme all’intelligenza), intelligenza, resistenza al lavoro, senso di collaborazione, senso del selvatico indipendentemente dall’olfatto.

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Quest’ultima qualità è rara. Il cucciolo deve provenire, come detto in precedenza, da genitori di provate qualità di lavoro accelse, molto esercitato in caccia. Chi alleva tali soggetti ha scopi esclusivamente cinofili e per ottenere buoni risultati deve necessariamente essere un profondo conoscitore della razza che ha prescelto; inoltre ama profondamente i suoi cani e sarà ben lieto di seguire i cuccioli che cede e di fornire ai neofiti tutti i consigli ed il sostegno di cui necessitano.

DIFFIDATE sempre di chi tratta il cucciolo come semplice merce di scambio, di chi non spiega al futuro acquirente gli impegni che comporta il possedere un cane e poi i lati positivi; diffidate di chi è disposto a venderlo senza neppure curarsi di che fine farà il suo cucciolo, di chi è disposto a spedirlo come se fosse un pacco postale.

  • L’età ideale per l’acquisto è intorno ai settanta giorni ed oltre.
  • I primi mesi sono fondamentali per la sua formazione psicofisica.
  • Quindi è importantissimo che il cucciolo non lasci la madre ed i fratelli troppo presto; non deve mancargli la possibiltà di giocare e socializzare con quest’ultimi e non solo in maniera adeguata all’età.

Altro motivo, importante, per non prenderlo prima di quell’età è l’aspetto sanitario. Difatti il cucciolo per non correre il rischio di cader vittima di gravi malattie infettive non deve lasciare l’ambiente dove è nato prima di essere stato sottoposto ad almeno due settimane alla prima vaccinazione (cimurro, epatite, parvovirosi) per la quale l’età minima è cinquanta giorni.

  1. E’ ancor mrglio se è già stato eseguito il richiamo venti giorni dopo.
  2. Quindi al momento dell’acquisto vi sarà consegnato dall’allevatore il libretto sanitario dove sarà indicata l’avvenuta profilassi vaccinale e le sverminazioni contro i parassiti intestinali.
  3. Il cucciolo dovrà essere vivace e non dovrà dimostrare timore verso gli estranei.

Non dovrà, quando si tenterà di accarezzarlo, tentare di sottrarsi all’attenzione, guaire, gettarsi a terra o fuggire per rifugiarsi, all’interno del box e non solo, in quel posto riparato e buio dove prosperano solamente le nevrosi. Non dovrà presentare nodosità, torace evidente e l’addome eccessivamente gonfio.

Gli appiombi devono essere corretti. Se ci accorge che il tartufo e le palpebre recano segni di depigmentazione significa che vi è consanguineità con risultati non positivi. Nella scelta del maschio occorre accertare, mediante palpazione, che non sia affetto da monorchismo o criptorchismo perché sono difetti gravi.

Sconsigliabile l’acquisto di un cucciolo con ernia ombellicale o con traccia di rachitismo. L’occhio indica il carattere del cucciolo. Deve essere espressivo. Il soggetto deve possedere uno sguardo franco, sicuro, vivido. Non abbassare mai gli occhi alla vista di uno estraneo o addirittura chiuderli.

Deve guardare in faccia la persona. L’occhio dovrà essere brillante senza alcuna secrezione. Verso i sessanta giorni si può già notare il cucciolo più vivace, quello che, all’ora del pasto, si getta con voracità. Proprio con la conquista del cibo dimostra già di voler avere una supremazia sui fratelli.

Lo stesso discorso vale anche per il gioco. Ognuno è libero di scegliere il cucciolo preferendo un particolare colore del manto che dovrà essere lucido. L’importante è che non si focalizzi troppo l’attenzione su questa caratteristica. Infine si alleverà il cucciolo in questione sperando che ci potrà dare delle soddisfazioni in futuro sia a caccia che come compagno di vita.

Chi frequenta il mondo della cinofilia sa bene che è indispensabile rivolgere la propria attenzione verso soggetti di ottima genealogia ma con un’età intorno ai sette mesi ed oltre. Difatti come detto in principio i cuccioli crescendo cambiano frequentemente, quindi intorno a quell’età le caratteristiche morfologiche sono abbastanza definite ed inoltre si potrebbero valutare meglio anche altre caratteristiche provandolo in campagna.

Concludendo, chi è neofita dovrà affidarsi ad un amico veramente esperto o mettersi nelle mani di un buon allevatore. LE DOTI INNATE DEI CANI – QUELLE NATURALI – AVRANNO SEMPRE LA MEGLIO SU QUELLE INDOTTE CHE, A DIFFERENZA DELLE PRIME, MOSTRERANNO VISTOSI CEDIMENTI NON APPENA L’UOMO COMMETTERA’ UN ERRORE DI SELEZIONE, DI ALLEVAMENTO O DI ADDESTRAMENTO.

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Qual è il cane più forte d’Italia?

Carattere – Il cane corso, sin dalla sua origine, è un cane da guardia. La mole e la prestanza fisica lo hanno contraddistinto come eccezionale cane da lavoro e da guardiania. Il suo morso è tra i più potenti ed è nettamente più forte di quello del pastore tedesco.

In passato il cane corso era molto diffuso in tutto il territorio nazionale, negli ultimi decenni la sua diffusione maggiore si è circoscritta al Meridione (in particolare Puglia, Lucania e Sannio ). Morfologicamente appartiene al gruppo molossoide e dal punto di vista funzionale ai cani da presa. Il cane è stato utilizzato per la difesa personale e per il controllo del bestiame anche di grossa taglia.

Una grossa mole, notevole coraggio, agilità e carattere indomito consentono al Cane Corso di ammansire bestiame bovino e suino in quelle particolari circostanze che l’uomo da solo non è in grado di affrontare, come nel caso di un animale imbizzarrito o di una madre che difende la propria prole.

  1. Il Cane Corso si attacca molto al proprio padrone ed è molto sensibile al suo umore; è di indole dolce, pacata, leale e protettiva.
  2. Ama il contatto con il proprio padrone e ne ha molto bisogno.
  3. Può essere estremamente discreto e intelligente, riuscendo a cogliere tutto quello che succede intorno a sé.

In molti casi il cane corso si è dimostrato particolarmente indicato per famiglie con bambini piccoli e/o altri animali. È un cane molto plasmabile ed assume il comportamento che il padrone gli insegna e richiede. Trattato come cane da compagnia resta affabile con tutti.

Qual è il cane della polizia?

Che cosa fanno i cani poliziotto All’inizio di luglio un cane della Guardia di finanza, un cash-dog addestrato a individuare l’odore delle banconote, ha fatto trovare dietro al muro di una cantina milanese due milioni e mezzo di euro in contanti divisi in mazzette da diversi tagli.

  1. C’erano anche orologi preziosi, lingotti d’oro, monete antiche, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.
  2. Il nome del cane è Grisbi, che nel gergo della malavita francese significa denaro.
  3. A Genova un cane della polizia, Leone, ha recentemente fiutato 15 chili di hashish in un’auto mentre ad Acilia, in provincia di Roma, Isco, anch’esso della polizia, ha trovato cocaina nascosta nella cassa del bancone di un bar.

L’11 giugno ancora a Genova Nightspirit, un cane della Questura, ha ritrovato un uomo di 86 anni che si era disperso durante un incendio in Val Bisagno. I cani sono sempre più utilizzati dalle forze dell’ordine: le unità cinofile sono presenti in Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Esercito, Polizia locale oltre che in Protezione civile, Vigili del fuoco e tra le Guide alpine.

Le unità cinofile sono composte dal cane, che in gergo tecnico viene chiamato K-9, termine americano che assomiglia nella pronuncia a Ka-nine, e dal suo conduttore, cioè l’agente addestratore che lo conduce e lo indirizza. «È un binomio indissolubile», spiega Mirco Guarnieri, tra i pochi in Italia ad addestrare cani nella ricerca di resti umani, «il cane il suo conduttore lavoreranno insieme per tutta la durata del servizio dell’animale.

Certo, ci dovrà essere anche un secondo conduttore, di riserva, quando il primo conduttore sarà in ferie, in malattia, o semplicemente di riposo». Quando poi il cane smette per ragioni di età di lavorare per le forze dell’ordine, è spesso lo stesso conduttore ad adottarlo.

  • La cosa più importante, prima ancora dell’addestramento specifico, è l’affiatamento tra cane ed essere umano e la predisposizione del primo a obbedire al secondo.
  • L’addestramento varia in base alle mansioni.
  • Ci sono le “unità cinofile da pattuglia” o patrol dog, altro termine importato dagli Stati Uniti: sono i cani addestrati a inseguire le persone e a immobilizzarle, e ad affiancare gli agenti nella gestione dell’ordine pubblico.
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Vengono addestrati ad attaccare in caso di pericolo, a eseguire l’ordine del proprio conduttore. Altro utilizzo è quello di polizia giudiziaria: si tratta dei cani ai quali viene insegnato a cercare sostanze, che possono essere stupefacenti ma anche banconote, tracce di sangue, acceleranti usati per provocare incendi e resti umani.

Infine, ci sono le unità cinofile chiamate combat, che cercano esplosivi e armi e che presidiano punti considerati sensibili. In Svizzera le forze dell’ordine sono andate oltre. Gun, un cane della gendarmeria del cantone di Vaud, si muove con due videocamere, una anteriore e una posteriore, che inviano immagini al suo conduttore.

Gli addestratori gli hanno insegnato a rispondere a una trentina di comandi come “davanti”, “dietro”, “sinistra”, “destra”, in modo da poter indirizzare la telecamere verso qualsiasi punto. I comandi vengono inviati al cane attraverso una radio applicata al collare.

  • In Italia i cani poliziotto con videocamere non ci sono ancora.
  • Le specializzazioni però sono sempre più mirate e l’addestramento sempre più specifico.
  • Alcune razze sono più adatte di altre a svolgere determinati compiti: i cani scelti per gli utilizzi preventivi, e cioè per i pattugliamenti o per esigenze di ordine pubblico, sono solitamente Pastori tedeschi, Rottweiler, Dobermann, Pastori olandesi, Pastori belgi Malinois.

I cani da salvataggio sono prevalentemente Pastori tedeschi, Schnauzer giganti, ancora Pastori belgi Malinois. I cani di polizia giudiziaria, e cioè specializzati nella ricerca di sostanze, sono invece generalmente Bloodhound, o cani di sant’Uberto, Pastori tedeschi, Pastori belgi Malinois, Labrador retriever, Border Collie, Beagle, Cani lupo cecoslovacchi, Springer spaniel inglesi. Un’unità cinofila della polizia durante un controllo antidroga nel quartiere Forcella a Napoli (Ansa) L’addestramento cambia completamente se si tratta di cercare persone vive oppure cadaveri. I cani specializzati nella ricerca di persone morte, o di resti umani, vengono spesso chiamati nelle cronache giornalistiche “cani molecolari”.

  • È un termine però generico e non corretto: tutti i cani infatti sono molecolari, cioè sono in grado di recepire le singole molecole odorose perché hanno un ottimo olfatto.
  • Appartengono infatti alla categoria degli animali macrosmatici: l’utilizzo dell’olfatto è essenziale per sopravvivere, così come lo è per esempio per i roditori, per gli orsi, per i maiali.

Gli esseri umani sono invece microsmatici: hanno dai dieci ai venti milioni di recettori olfattivi mentre quelli dei cani sono circa 200 milioni. Ci sono poi razze, come i Bloodhound, che hanno anche il doppio dei recettori della media degli altri cani.

  • Ma, come spiegano gli esperti, questo non comporta per forza performance olfattive così diverse da quelle degli altri esemplari.
  • Non si tratta infatti per un cane di essere bravo solo ad annusare, ma contano altre cose: la capacità di non farsi distrarre, di eseguire gli ordini, di sopportare carichi di lavoro impegnativi.

Per i cani chiamati da detection (investigazione), specializzati nel rilevamento di sostanze, è l’attitudine e l’addestramento che contano. Un cane da caccia ha un ottimo olfatto, ma se lo si porta in un bosco a cercare un essere umano sarà quasi sicuramente distratto dall’odore degli altri animali. Carabinieri dell’unità cinofila impegnati nella ricerca di un disperso (ANSA/US CARABINIERI) Al mondo, la prima unità cinofila della polizia fu creata in Belgio all’inizio del Novecento. Un commissario, Van Welmael, visto che non gli consentivano per mancanza di fondi di assumere nuovi agenti, decise di iniziare a assegnare alcuni cani al servizio delle guardie notturne.

In un articolo dell’epoca venne scritto: «Oggi a Gand i cani sono il terrore dei malandrini». In Italia dopo il 1910 iniziarono ad essere utilizzati cani dalla Guardia di finanza per il pattugliamento delle frontiere alpine. L’Esercito, durante la guerra di Libia, tra il 1911 e il 1912, aveva in servizio 100 cani.

Cani da pastore vennero utilizzati anche durante la Prima guerra mondiale per il trasporto di vettovaglie e medicinali sulle Dolomiti. La Polizia ebbe la prima unità cinofila nel 1925. La Rivista penale commentò la novità con entusiasmo: «In capo a tre mesi (i cani, ndr ) imparano facilmente il mestiere,

  1. Essi non devono conoscere il padrone ma soltanto l’uniforme, perché il poliziotto cambia e l’uniforme è sempre quella.
  2. Seguono pertanto gli agenti e rispondono ai segnali di tromba»,
  3. I Carabinieri adottarono l’utilizzo dei cani solo nel dopoguerra, nel 1957.
  4. Polizia, Guardia di finanza e Carabinieri hanno oggi centinaia di unità cinofile.

L’addestramento dei cani delle forze dell’ordine è, finché sono cuccioli, il cosiddetto addestramento primario, cioè un tipo di addestramento uguale per tutti. In realtà la selezione dei cani poliziotto avviene prima ancora della nascita, in base ai loro genitori.

  • La cucciolata che nasce da cani poliziotto viene indirizzata subito all’addestramento.
  • Le tecniche sono molto diverse se si tratta di cani da ordine pubblico o pattugliamento o cani da ricerca.
  • Ma anche all’interno di questa seconda categoria le differenze sono notevoli e non solo per ciò che riguarda banalmente la sostanza da fiutare.

Un cane addestrato a trovare esplosivo deve per esempio imparare a immobilizzarsi una volta indicato il punto in cui ha trovato ciò che cerca: qualsiasi movimento può innescare l’esplosione. Un cane antidroga si comporta in maniera completamente diversa. Controllo antidroga della Guardia di finanza (Foto Guardia di finanza) I cani utilizzati per la tutela dell’ordine pubblico sono scelti tra quelli considerati più forti e con il carattere dominante. Non pesano mai meno di 25-30 kg. La durata in servizio di questi cani è piuttosto breve, non supera mai comunque gli otto anni perché comporta forte stress. Cani in servizio allo stadio (Foto LaPresse Torino/Archivio storico Archivio storico) L’addestramento dei cani antidroga, come quello d’altra parte degli altri cani da investigazione, è basato sul gioco e sul premio. L’odore viene associato al divertimento.

  1. Le sostanze utilizzate per abituare il cane sono cinque: all’inizio hashish e marijuana, successivamente anche ecstasy, eroina e cocaina.
  2. La droga, usata in quantitativi minimi, viene inserita in sacchetti di tela spessa e poi in palline o altri giochi che vengono nascosti in qualsiasi posto: mobili, auto ma anche carrozzine, alimenti.

Per il cane la conquista della pallina è un gioco ma anche il modo per fare felice il proprio conduttore e ricevere il premio. La ricerca avviene ovunque e il cane, quando sente di essere vicino alla sostanza stupefacente, cerca finché non l’ha trovata.

  • A Ostróda, in Polonia, nel maggio scorso, due cani addestrati erano stati portati in una scuola per una dimostrazione agli studenti: durante l’esibizione i cani sono però saltati addosso a tre ragazzi trovati poi in possesso di pochi grammi di marijuana.
  • Il tipo di addestramento utilizzato per i cani antidroga vale per la ricerca di altri odori, come contaminazioni o fughe di gas, di acqua, di petrolio.

Conduttori e addestratori, che quasi sempre sono la stessa persona, spiegano però che i cani non vengono mai resi dipendenti da una sostanza, come spesso si sente dire. L’addestramento per la ricerca di esplosivi avviene in maniera diversa: vengono utilizzati generalmente cani di stazza media e con un carattere pacato.

  • L’addestramento si basa sul gioco della ruota: si usa una sorta di giostra che gira e i cui raggi hanno contenitori impregnati di sostanze “distrattive”, come dentifricio, cibo, shampoo.
  • In alcuni raggi, tra queste sostanze, ci sono però anche venti elementi utilizzati per preparare ordigni (con cui si possono creare 19mila combinazioni di bombe).
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Se il cane individua tra le sostanze anche quelle esplosive si siede immediatamente e si immobilizza aspettando la ricompensa dal conduttore. Il cane ritenuto più adatto a questo servizio è il Labrador. I cani da scovo sono quelli che cercano gli esseri umani, vivi o morti.

Ai cani viene insegnato a riconoscere qualsiasi odore umano, e poi a segnalarlo: l’addestramento avviene spingendoli ad annusare in aria e non a terra, per ignorare il più possibile le altre particelle odorose che ci sono nel luogo della ricerca. La tecnica è chiamata del “cono d’odore”, perché il cane arriva ad annusare l’odore umano all’interno di un ipotetico spazio a forma di cono.

Si utilizzano cani che non devono avere una grossa stazza, che siano agili e abituati a camminare su terreni anche difficili e impervi. Sono addestrati alla ricerca nei casi di catastrofi naturali, sotto la neve o le macerie, ma anche nella ricerca di latitanti o di vittime di sequestri.

Per cercare una persona particolare non servono i cani da scovo ma quelli da mantrailing : non sono addestrati a cercare essere umani ma a seguire un odore specifico. Spiega Mirco Guarnieri: « Un cane da mantrailing è abituato a ricevere un input olfattivo che è specifico della persona scomparsa, e a ricercare quindi solo quell’odore».

Il cane può cercare un odore primario, prodotto a livello molecolare, o secondario, determinato da ciò che mangiamo e dai deodoranti che utilizziamo, o anche un odore terziario, determinato dall’ambiente che ci circonda. Al cane da mantrailing viene dato un preciso input olfattivo, che può essere un indumento o un oggetto della persona o la traccia lasciata in un’auto. Un cane di pattuglia (Charles McQuillan/Getty Images) Infine, ci sono i cani per cui recentemente si usa più spesso il termine “molecolare”. Sono i cosiddetti cani Hrd, Human remains detection, che vanno alla ricerca di resti umani, cioè di cadaveri.

Questi cani riescono a individuare le centinaia di odori dovuti alla morte, che variano nel tempo a seconda dello stato di decomposizione. In Italia vengono utilizzati da una quindicina d’anni. Fu un cane della polizia, Orso, a ritrovare nel 2013 il cadavere di una donna, Samanta Fava, uccisa e murata in una cantina dal suo assassino a Sora, in provincia di Frosinone un anno prima.

I cani Hrd in Italia sono pochissimi: il problema è l’addestramento, reso assai difficile dalla legislazione. «In Italia», spiega Guarnieri, «non si può avere accesso ai corpi perché si tratta per la legge di vilipendio di cadavere; a meno di non essere un’università di medicina o un istituto di ricerca è impossibile avere il materiale che serve per addestrare i cani Hrd».

  1. Così l’addestramento avviene soprattutto all’estero, in Germania, in Svizzera o a San Marino.
  2. Guarnieri si è specializzato in Svizzera e nei Paesi Bassi, «dove rispetto all’Italia il settore è avanti 40 anni», dice.
  3. «C’è chi ha provato un altro tipo di addestramento», spiega ancora Guarnieri, «utilizzando i resti di maiale per simulare quelli umani, perché dovrebbero essere simili, ma non funziona: se alleno un cane a ricercare il maiale, sarà bravissimo a cercare i resti suini, non l’uomo».

Quanto alle razze utilizzate, ancora una volta conta soprattutto l’attitudine alla concentrazione e all’obbedienza. «In questo momento con me lavora un Lagotto», dice Guarnieri, «che invece di essere addestrato a cercare tartufi è diventato un cane Hrd».

  • L’addestramento di un cane per la ricerca di resti umani è difficile e lungo, dura almeno due anni.
  • I cani specializzati nella ricerca di cadaveri riescono a individuare anche resti umani in acqua, annusando le molecole rimaste sulla superficie.
  • Nel luglio del 2021 due pastori tedeschi della polizia, Nero e Luna, furono utilizzati per la ricerca nel lago di Santa Giustina, in Val di Non, di, la ginecologa scomparsa il 4 marzo 2021 e di cui da allora non si è più saputo nulla.

In questi casi i cani, a bordo di imbarcazioni, annusano la superficie dell’acqua cercando tracce del cadavere che si potrebbe trovare sul fondo. : Che cosa fanno i cani poliziotto

Qual è il cane che caccia i leoni?

Storia: – Il Rhodesian Ridgeback, spesso chiamato cane africano cacciatore di leoni, è nativo del Sud Africa. La storia di questa razza risale al XVI secolo, quando i primi europei esplorarono le terre del Capo di Buona Speranza, dove scoprirono che insieme alle tribù dei Khoikhoi viveva un cane addomesticato che presentava peli sulla spina dorsale che crescevano in senso contrario, quella che oggi definiamo “cresta”.

Il Rhodesian Ridgeback venne quindi allevato dai contadini Boeri che volevano selezionare un cane da caccia adatto all’Africa selvaggia. Desideravano un cane in grado di far alzare in volo le prede, atterrare le grandi prede ferite e proteggere le fattorie di notte tenendo alla larga i predatori e gli animali selvatici.

Il cane doveva anche sopportare i rigori della savana africana e la drastica escursione termica dalla forte calura del giorno al gelo della notte, avere un pelo corto per evitare le zecche nella boscaglia e che potesse resistere 24 ore senza bere. Il cane doveva essere inoltre un compagno e un protettore delle loro mogli e dei loro figli.

  1. Nel 1922 nello Zimbabwe un gruppo di allevatori stabilì uno standard per il Rhodesian Ridgeback ancora in vigore oggi e praticamente invariato.
  2. Nei primi anni ‘50 del secolo scorso molti esemplari eccellenti vennero portati negli Stati Uniti e, entro il 1955, questa fu la 112a razza ad essere ammessa all’American Kennel Club.

: Rhodesian Ridgeback – informazioni sulla razza

Qual è il miglior cane per la caccia al cinghiale?

La caccia con i cani di piccola taglia – Segugi maremmani sulle colline del nord Italia. L’utilizzo di cani di piccola taglia è a mio avviso indicato quando il gruppo dei cacciatori non è numeroso e quando il territorio non è molto difficile e di piccole dimensioni. In questo caso, per levare dei cinghiali magari troppo vicini a case, coltivazioni e strade asfaltate, risulta più opportuno effettuare la tecnica della girata anziché la classica braccata. Quante volte i vostri cani restano tutto il giorno dentro il rimorchio? Se accade spesso state sbagliando qualcosa. Se si utilizzano cani di piccola taglia il problema di quanti soggetti sciogliere non è fondamentale. Generalmente l’azione di caccia inizia con uno o due cani al guinzaglio (lunga), alla ricerca della passata. Il segugio maremmano (nella foto la muta di Mirko Cipriani) è uno dei cani più impiegati nella caccia al cinghiale in tutta Italia. È frutto dei tempi attuali ed a mio avviso la razza ideale per questo tipo di tecnica venatoria è il Dachsbracke, un cane a zampa corta ma con una struttura fisica importante, dotato di un eccellente collegamento con il conduttore e con la tendenza a non abusare della voce, come invece fanno i segugi.

Il Dachsbracke inizia l’azione tenuto al guinzaglio lungo ispezionando il terreno alla ricerca delle tracce odorose della passata notturna. Senza abbaiare, comunica al conduttore di aver trovato la traccia fresca. A questo punto viene liberato ed inizia ad avvicinarsi al cinghiale senza correre e senza dar voce.

La sua robusta struttura fisica gli permette di muoversi agevolmente anche su terreni difficili ed il suo olfatto molto sviluppato lo portano presto a trovare il luogo dove il cinghiale è rifugiato. A questo punto dà uno scagno per avvertire il conduttore di aver trovato il cinghiale ed inizia a fare una cosa in cui il Dachsbracke è maestro, “il pendolo”: ovvero inizia ad andare avanti ed indietro dal cinghiale al conduttore e viceversa, portando il cacciatore a contatto con la Bestia Nera.